Con l’apertura della Porta santa il 24 dicembre da parte del Santo Padre è iniziato l’Anno santo per oltre un miliardo di cattolici nel mondo, occasione secondo la tradizione cristiana e giudaica per ristabilire il corretto rapporto dell’uomo con Dio, attraverso la remissione dei debiti, la restituzione dei beni alienati e il riposo della terra. Nell’ambito del calendario giubilare, il 4 e il 5 maggio 2025 sono dedicati al Giubileo degli imprenditori, si tratta di “un segno di riconoscimento importante tra i figli della Chiesa, l’Anno santo interroga anche noi, le nostre esistenze e il nostro lavoro concreto” sottolinea Benedetto Delle Site, 35 anni, imprenditore e presidente nazionale del Movimento giovani dell’Ucid (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti), associazione di fedeli che in Italia dal 1947 riunisce i manager e i leader d’azienda cattolici, che aggiunge: “il Giubileo potrebbe essere l’occasione per ripensare la nozione stessa di impresa, che nella sua migliore tradizione è orientata alla fraternità, non alla speculazione”. Colloquio di fine anno con il leader dei giovani capitani d’impresa cristiani.
Presidente, il 4 e il 5 maggio è previsto il Giubileo degli imprenditori.
Un segno di riconoscimento importante tra i figli della Chiesa, fino a qualche decennio fa non scontato. Una certa narrazione ha a lungo dipinto gli imprenditori come persone insensibili al bene dell’altro. L’Anno santo interroga anche noi, le nostre esistenze e il nostro lavoro concreto, nel rapporto con Dio o se lo si preferisce, con il nostro fine ultimo. Oggi la figura dell’imprenditore è al centro delle più grandi trasformazioni mondiali, come in passato potevano essere il sacerdote o il monarca, i nuovi prodotti e servizi, soprattutto quelli ad alto contenuto tecnologico, hanno un impatto cruciale sulle vite delle persone. Una grande responsabilità che va formata anche in termini di coscienza.
Come si sposano fede e profitto?
Il magistero degli ultimi tra pontefici, san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, ha descritto quella dell’impresa come una nobile vocazione: l’imprenditore producendo e scambiando beni e servizi utili, creando nuova ricchezza e occupazione, modificando positivamente la realtà combinando i cosiddetti fattori produttivi, coopera all’opera continua del Creatore, è un co-creatore, a patto che questi non smarrisca il significato trascendente dell’esistenza e metta davvero a servizio di tutti il proprio talento, servendo il bene comune.
Gli imprenditori recepiscono davvero questa missione?
Proprio il Giubileo potrebbe essere l’occasione per ripensare la nozione stessa di impresa, che nella sua migliore tradizione è orientata alla fraternità, non alla speculazione. L’imprenditore e lo speculatore andrebbero definiti e le due figure contrapposte a partire dai manuali di economia. Il più grande vanto per un imprenditore è la continuità nel tempo dell’azienda, e il vero manager sa che le persone e i valori aziendali sono capitale dell’impresa. Le prime aziende sono state i monasteri benedettini, dove si pregava e si lavorava, e i primi concetti economici, la stessa partita doppia, si devono ai frati francescani. Non è un caso. Per poter fare impresa prima di saper competere bisogna saper cooperare con gli altri: mettersi in società, attrarre e motivare i collaboratori, molte imprese falliscono quando manca lo spirito della fraternità e proprio il Santo Padre con grande lungimiranza lo ha riproposto con un’enciclica.
Il mondo è lacerato da divisioni, guerre, diseguaglianze la fraternità sembra lontana.
La fede senza le opere è morta. Per questo l’Anno santo può e deve essere caratterizzato da impegni e gesti concreti da parte dei credenti. Il limite per ogni impresa è la finanza. Penso a un fondo comune per sostenere le imprese e le economie davvero improntate ai principi della Dottrina sociale della Chiesa, che vanno ben oltre i cosiddetti criteri Esg. Serve una metrica nuova che vada oltre e consideri determinanti la protezione della vita in tutte le sue fasi insieme alla tutela dell’ambiente, il rispetto della famiglia e dei corpi sociali intermedi che articolano una società sana e libera, che promuova la pace e la libertà religiosa. E poi serve un’agenzia di rating capace di fornire una valutazione che includa tutti questi elementi che, insieme al mero dato finanziario, fondano lo sviluppo umano integrale. Tale agenzia potrebbe avere come sede proprio Roma, capitale morale di uno sviluppo dell’uomo tutto intero, ed essere la prima grande agenzia di rating europea.
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