Napoli, le chiese di periferia per il decentramento

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Anche in periferia l’arte si fa in chiesa, o almeno si potrebbe fare. I luoghi di culto lontani dal centro potrebbero diventare palcoscenici, sale concerto e gallerie: è quanto sta provando a fare l’amministrazione comunale che, in accordo con l’arcidiocesi, ha censito 31 chiese periferiche per utilizzarle come spazi culturali su territori che ne sono più che carenti.

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Nella scorsa primavera è stata firmata una convenzione, dall’anno che sta per cominciare l’accordo diventa operativo e riguarda Colli Aminei, Camaldoli, Vasto, centro direzionale, Poggioreale, Doganella, Secondigliano, San Pietro a Patierno, Scampia, Piscinola, Chiaiano, Miano, Ponticelli, Barra, e San Giovanni a Teduccio.

Alcune chiese non diranno molto agli storici dell’arte, magari perché sono nate nell’ultimo mezzo secolo e non contengono capolavori d’arte. Eppure proprio le più moderne potrebbero avere ciò che il Comune cerca: capienza, dotazioni, capacità di aggregazione. Perché l’obiettivo della schedatura è offrire poli di intrattenimento per i luoghi più distanti dai centri nevralgici e al contempo spalmare l’affluenza dal cuore della città alle zone meno battute: «Da tempo predichiamo il policentrismo. La periferia offre vantaggi che il centro non ha: meno traffico, maggiore disponibilità di parcheggi, aree verdi» spiega Sergio Locoratolo, coordinatore delle politiche culturali del Comune. «Il progetto vuole offrire ai quartieri periferici arte e cultura, allo stesso tempo provare a decongestionare il centro storico e Chiaia, in tempi di overtourism. Il fatto che la curia abbia spazi così ramificati ci ha indotto a fare una convenzione con l’arcidiocesi, verificando le capacità di alcune chiese per tentare di offrire anche ad un’altra parte della città la programmazione che il Comune fa: spettacoli, concerti, rassegne di cinema e mostre».

Così il servizio Cultura dell’amministrazione ha effettuato sopralluoghi in decine di posti e prodotto una schedatura che comprende informazioni sulle potenzialità di ogni chiesa, tenendo conto che sono tutte consacrate e che le eventuali attività devono essere compatite coi culti; nelle schede sono segnalate anche le possibilità di accesso per i disabili (non tutti gli spazi hanno eliminato le barriere architettoniche). Dando uno sguardo alla lista si trovano notizie interessanti sulle possibilità dei siti: la parrocchia di Santa Maria della rotonda a Rione alto ha 400 posti a sedere, due cortili esterni, un campetto sportivo e una sala teatro che ospita fino a 90 persone; la chiesa di Cristo Re al rione Berlingieri vanta una navata centrale da circa 200 posti e diversi spazi multifunzionali: una biblioteca, una sala ascolto, un teatro, mentre Santa Maria della natività alla Doganella ha un cinema. Il record di capienza è della chiesa Santi Pietro e Paolo, a Ponticelli, che oltre a ospitare 500 persone detiene un teatro per 400 spettatori, 20 aule, un chiostro, un campo sportivo, un parcheggio e un’area ristoro; anche Santa Maria della speranza, a Scampia, ha ben 500 posti interni e 200 esterni. Sempre a Scampia, la parrocchia di San Giuseppe Moscati ha un teatro da 200 posti e quella di Maria santissima del Buon Rimedio le migliori dotazioni: un teatro da 120 sedute, un laboratorio musicale, uno multimediale, una sala conferenze, una biblioteca e un punto di ristorazione.

Qualcuna ha tesori nascosti: un tempietto borbonico, costruito a seguito della guarigione della regina Elisabetta di Borbone, si può trovare nella chiesa dei Santi Antonio di Padova e Annibale Maria a Capodimonte; in quella di Santa Maria delle grazie al rione Incis una fonte battesimale del 1645 e una raffigurazione della Madonna del pittore Carlo Malinconico; la basilica di Santa Maria della neve di Ponticelli è del 1520, con decorazioni e quadri del ‘700.

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I luoghi ci sono, ma funzionerà? Si potrà realmente effettuare una programmazione e, soprattutto, la gente parteciperà? Non servirebbero spazi più specializzati e, soprattutto più attrezzati e più capienti? Finora gli spettacoli distribuiti dal decentramento comunale, anche in alcuni dei siti sopra citati, come le iniziative di «Altri Natali», non hanno certo invertito la tendenza dell’assalto al centro storico ed i quartieri borghesi, anzi. «Per ora non sono ancora state programmate attività, ma anche queste chiese saranno coinvolte nel prossimo bando sull’arte che il Comune sta per lanciare», annuncia Locoratolo.

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