“Per crescere puntiamo su una pluralità di soluzioni”

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Articolo tratto dal numero di dicembre 2024 di Forbes Italia. Abbonati!

L’operazione rientra nella più ampia strategia di Eni basata sul modello satellitare, che prevede di creare unità indipendenti che possano accedere in autonomia al mercato dei capitali, per valorizzare specifici ambiti di attività. Contribuisce al piano di crescita e aumenta la nostra solidità finanziaria”. Le parole sono di Stefano Ballista, amministratore delegato di Enilive, la società del gruppo che si occupa di trasformazione della mobilità. L’operazione è quella con cui, a ottobre, il fondo statunitense Kkr ha acquistato il 25% di Enilive, a una valutazione di 11,75 miliardi di euro. “L’ingresso di un fondo come Kkr, che ha grande esperienza nei campi dell’energia e delle infrastrutture, conferma l’efficacia del nostro modello di business”, ha aggiunto Ballista.

La scommessa di Enilive sui biocarburanti

Per crescere, prosegue l’ad, Enilive continuerà a puntare su “una pluralità di soluzioni, da valorizzare a seconda del loro livello di evoluzione e di sostenibilità”. Tra le tante tecnologie, resteranno centrali i biocarburanti, su cui Eni scommette da tempo: nel 2014 è stata la prima azienda al mondo a convertire una raffineria di petrolio – quella di Porto Marghera, a Venezia – in una bioraffineria. Nel 2019 ha fatto lo stesso con l’impianto di Gela, in Sicilia, e quest’anno ha annunciato la conversione del sito di Livorno. “La conversione delle raffinerie in bioraffinerie non contribuisce solo alla sostenibilità ambientale, ma anche a quella economica e sociale”, spiega Ballista. “Permette di salvaguardare il tessuto industriale e le competenze maturate in decenni di attività”. Enilive partecipa anche, assieme a Pbf Energy, alla joint venture St. Bernard Renewables, che gestisce una bioraffineria a Chalmette, in Louisiana. Costruirà una bioraffineria in Malesia, assieme ai partner Petronas ed Euglena, e sta per concludere le valutazioni, assieme a Lg Chem, per realizzare un’ulteriore bioraffineria nel complesso industriale Daesan, a Seul.

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“I biocarburanti hanno una duplice funzione”, continua l’ad. “Da una parte, sono una soluzione immediata per la decarbonizzazione del trasporto leggero, perché sono già utilizzabili nei motori diesel compatibili. L’auto va verso l’elettrico, ma servirà ancora tempo per completare la transizione. I biocarburanti permettono di decarbonizzare il viaggio già oggi, senza bisogno di intervenire sulle infrastrutture o sul parco auto, e dunque accompagnano l’evoluzione. Dall’altro lato, sono combustibili impiegabili anche nei trasporti aerei, marittimi e pesanti. Tutti settori difficili da decarbonizzare, che non saranno elettrificati a breve, per i quali i biocarburanti costituiscono una soluzione strutturale”.

La decarbonizzazione del trasporto aereo

Nel caso del trasporto aereo, per esempio, Enilive commercializza un Saf (sustainable aviation fuel) chiamato Jet A1+Eni Biojet. Nel 2025 comincerà a produrlo nella bioraffineria di Gela. “In funzione delle necessità di mercato, produrremo il biocarburante HVOlution per il trasporto su strada o il biojet per l’aviazione”, dice Ballista. “Oggi ci focalizziamo soprattutto sull’auto. Domani, man mano che crescerà la domanda, guarderemo sempre più anche al biojet”. Il regolamento europeo ReFuelEU Aviation, del resto, ha stabilito che nei prossimi anni il carburante usato dagli operatori aerei dovrà contenere quote crescenti di Saf: almeno il 2% dal 1 gennaio 2025, il 6% dal 2030, e poi a salire fino al 70% dal 2050. Enilive conta di raggiungere, entro il 2030, una capacità di due milioni di tonnellate annue di biojet e cinque milioni di tonnellate di hvo.

L’attività di Enilive nei biocarburanti, dice ancora Ballista, è anche un esempio di “integrazione lungo tutta la catena del valore”. Eni ha avviato in diversi paesi, soprattutto africani, progetti di agri feedstock, che prevedono di coltivare piante su terreni degradati o abbandonati o per la rotazione delle colture, non in competizione con la filiera alimentare. Dai semi si ricavano oli vegetali che riforniscono le bioraffinerie, assieme a oli esausti da cucina, grassi animali e residui dell’industria agroalimentare.

Gli hub della mobilità

Nei prossimi anni, innovazione e ricerca “resteranno centrali”, assicura Ballista. Per rendere più sostenibili i trasporti, però, non basterà sviluppare tecnologie e introdurne di nuove. Enilive, spiega l’ad, vuole anche “trasformare in hub della mobilità” le sue Enilive Station. Le stazioni – quattromila in Italia e oltre mille in Europa – offrono vettori energetici come il carburante HVOlution, biometano, bio-gpl e in alcuni casi anche idrogeno, fanno da punti di ricarica per auto elettriche e integrano diversi servizi per i quali, di norma, gli utenti dovrebbero compiere ulteriori spostamenti. Nelle Enilive Station si trovano i Telepass Point per richiedere o sostituire il Telepass, si possono pagare bollettini postali, prelevare denaro, ritirare pacchi. Ci sono gli Emporium, negozi di prossimità, gli Eni Café e i locali di Alt Stazione del Gusto, format di ristorazione pensato assieme all’Accademia Niko Romito.

“L’introduzione di tutti questi servizi aiuta il sistema della mobilità a ridurre gli spostamenti”, afferma Ballista. Un principio, dice ancora l’ad, alla base anche di Enjoy, il servizio di car sharing di Enilive che è presente in circa 60 città italiane, ha una flotta di tremila veicoli e, dal 2013, ha registrato più di 33 milioni di noleggi. “È un’offerta che aiuta a ridurre le auto private in circolazione, complementare al trasporto pubblico. Di conseguenza contribuisce a decongestionare il traffico e ottimizza il sistema”.

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