«Regole sulla privacy da ripensare per la lotta all’evasione con l’IA»

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«Il giudizio sul concordato preventivo biennale non può che essere positivo. Ci sono circa 200 mila tra Partite Iva e autonomi che avevano un voto nelle pagelle fiscali inferiore a otto e ora hanno raggiunto il punteggio di dieci. Vuol dire che sono totalmente in linea con i loro doveri fiscali». Chi parla è Cristiano Cannarsa, amministratore delegato della Sogei, il braccio informatico del Fisco italiano, la società che con i suoi algoritmi riesce oggi ad incrociare oltre 200 banche dati per fornire strumenti all’Agenzia delle Entrate e alla Guardia di Finanza per combattere l’evasione fiscale.

Ingegner Cannarsa, al concordato hanno aderito circa 600 mila soggetti su 4,5 milioni. Sicuro che sia un successo?

«Ripeto, non ho dubbi che si tratti di un risultato positivo. Nessuna attività di controllo sarebbe stata capace in tempi ristretti di portare ad essere perfettamente aderenti agli obblighi fiscali un così alto numero di soggetti. Tutto questo senza “coercizione”, in linea con l’idea di un fisco amico che non interviene per reprimere, ma preventivamente per evitare che la possibile evasione si manifesti alla fonte. Detto questo si può discutere se nelle prossime edizioni ci sia la necessità di affinamenti dello strumento».

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Ci saranno repliche già il prossimo anno?

«Noi siamo pronti a dare il nostro supporto. Stiamo analizzando con attenzione i dati che sono emersi e siamo certi di poter migliorare ulteriormente lo strumento, lavorando per esempio sugli Isa, le pagelle fiscali».

Magari per evitare incomprensioni come nel caso delle lettere inviate per sollecitare l’adesione. Chi l’ha ricevuta si è sentito accusato di essere un evasore. Chi non ha aderito ora sarà automaticamente accertato?

«Va detto per prima cosa che l’intento delle lettere inviate dall’Agenzia delle Entrate non era quello di spaventare, ma solo di fornire un’informazione su una possibilità offerta dalle norme. Oggi gli strumenti e le banche dati permettono di comprendere chi, tra quelli che hanno ricevuto la lettera, ha una situazione patologica e distinguerlo da chi invece lavora magari in un business che ha subito una riduzione strutturale dei ricavi o un rincaro delle materie prime. Situazioni che dai parametri generali magari non puoi percepire».

Dall’incrocio delle banche dati e dall’utilizzo degli strumenti di Intelligenza artificiale, ci si aspetta molto sul fronte della lotta all’evasione. A che punto siamo?

«Tecnicamente le nostre banche dati sono tutte incrociabili. E le potenzialità sono enormi. Il vero tema, a mio avviso, è come già si è iniziato a fare, proseguire sull’evoluzione della base giuridica della Privacy in un contesto tecnologico così in evoluzione».

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Si spieghi meglio.

«Vanno supportate le analisi del rischio di tipo massivo su basi dati accurate. La possibilità cioè, di individuare criteri di selezione del rischio da tradurre in algoritmi per analisi massiva e su platee di contribuenti opportunamente selezionate. Le banche dati e gli strumenti di intelligenza artificiale ci permettono di essere molto più incisivi, sempre senza disturbare chi invece il proprio dovere fiscale già lo compie fino in fondo. Ma per fare questo il concetto di privacy deve continuare a evolvere, ferme restando tutte le tutele fondamentali per evitare violazioni nell’accesso alle banche dati sui quali Sogei continua a garantire un livello molto elevato di protezione».

Quella della privacy è una tutela fondamentale?

«Sì, ma è già stato riconosciuto che questo diritto può essere bilanciato per la tutela di un altro diritto costituzionale di pari rango quando ci sono delle esigenze superiori, come già successo negli altri Paesi, ad esempio, in materia di controlli di sicurezza limitando al minimo essenziale la compressione dei diritti della privacy. È necessario, altresì, riconoscere che il gettito fiscale per lo Stato e il contributo di tutti i cittadini al bilancio pubblico siano dei valori a cui la stessa Costituzione assegna un’importanza primaria».

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