La questione delle Zebre, a 15 giorni dalla scadenza della manifestazione di interesse, tiene banco come non mai. È noto che l’intenzione della Federazione guidata da Andrea Duodo sia quella di cedere la licenza alla migliore offerta possibile. È importante precisare, tuttavia, che non si tratta di un vero e proprio bando, bensì di una manifestazione di interesse. In sostanza, chi vorrà acquisire la seconda licenza URC dovrà rispettare precisi parametri. Uno in particolare: garantire 4,8 milioni di euro all’anno per sei anni.
L’indiziato principale per acquisire la licenza nelle mani della FIR è l’ex presidente del Petrarca, Alessandro Banzato. Tuttavia, nulla è scontato. Che Banzato fosse in passato molto interessato a portare a Padova la franchigia federale è cosa nota. Dal 2020, infatti, si parla di un possibile trasferimento delle Zebre in Veneto, tanto che l’ex presidente ha basato parte della sua campagna elettorale nel 2021 proprio su questo tema, tradendo poi l’impegno e recuperandolo a un mese dalle elezioni nella speranza di riottenere, inutilmente, i consensi padovani. Ma in quattro anni le cose cambiano, e non è detto che le condizioni dell’epoca siano le stesse di oggi.
Chiariamo: non stiamo dicendo che il progetto sia naufragato, ma che potrebbe presentare, ad oggi, delle difficoltà insormontabili. Un altro aspetto da chiarire riguarda le tempistiche: la FIR ha fissato la scadenza al 15 gennaio 2025 per consentire a chi vorrà gestire la licenza nei prossimi anni di programmare al meglio la stagione 2025/2026. Questo non significa che si debba prendere una decisione in fretta, poiché, informalmente, gli attori interessati a rilevare la franchigia, sia sul fronte padovano sia su quello emiliano, sono stati informati passo dopo passo sulla costruzione della manifestazione di interesse sin dalla vittoria elettorale di Andrea Duodo. Il processo di privatizzazione delle Zebre figura ai primi posti del crino programma con cui la squadra di Duodo si e’ proposta al movimento già dai primi giorni dell’agosto scorso.
Eppure, su Repubblica – edizione di Parma – il sindaco della città, Michele Guerra, sembra cadere dalle nuvole: “Avremmo apprezzato, insieme alla Regione, essere contattati prima di scoprire da altri che era intenzione della Federazione sondare il mercato – sottolinea Guerra – ma auspico che si possa ancora lavorare con successo affinché le Zebre, che da qualche stagione hanno scelto anche il gialloblu come colore ufficiale, restino a Parma”.
Una dichiarazione che solleva alcune domande. La prima: la crisi sportiva ed economica delle Zebre è nota da tempo; se il sindaco della città che ospita la franchigia federale si accorge dell’importanza del club solo alla vigilia di un eventuale trasloco, abbiamo un problema. E questo problema nasce dal fatto che il primo cittadino dovrebbe visitare la Cittadella sportiva regolarmente, almeno una volta ogni due settimane. Se ciò non accade, significa che il lavoro di relazioni istituzionali portato avanti in questi ultimi anni è stato pressoché nullo.
Ma c’è un altro aspetto da evidenziare: cosa ha fatto precisamente il presidente Domenico Bordieri? Il 16 settembre, all’indomani della vittoria di Andrea Duodo, consapevole della possibilità di un fallimento del progetto e di un eventuale trasferimento del club in un’altra città, avrebbe dovuto informare immediatamente il sindaco, il presidente della provincia e il governatore regionale. L’obiettivo sarebbe stato creare una rete istituzionale in grado di salvare la presenza delle Zebre a Parma.
A quanto pare, però, questo lavoro manca. Se è vero, come sembra, che il sindaco Michele Guerra è stato costretto ad apprendere dai giornali la volontà della FIR di abbandonare Parma, ci troviamo di fronte a una grave mancanza di comunicazione da parte di un rappresentante della Federazione nominato dall’ex presidente a giugno 2023, e confermato dalla nuova governance all’indomani della vittoria. La genesi dell’incarico a Bordieri da parte di Marzio Innocenti e’ cosa nota. Questo portale ebbe modo di raccontarlo. Ma quell’incarico federale e’ stato confermato e accettato.
Se il suddetto non e’ riuscito ad andare oltre il cambiamento, avrebbe potuto compiere un atto semplice: dimettersi. O allinearsi alla strategia, con tutti i passaggi conseguenti. Le prime non ci sono state. A quanto risulta dalle parole del primo cittadino di Parma, non e’ accaduto nemmeno il resto. E allora: il senso di mantenere la carica di presidente qual è?
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