Purtroppo un turismo per solo effetto induzione non esiste. Se si vuole gente, se si vogliono presenze in quantità e di qualità, bisogna investire in idee, marketing e intraprendenza. Ma soprattutto, non bisogna inventarsi nulla perché più di settemila anni di storia sociale di questo territorio hanno già fatto il loro lavoro. Basta solo averne consapevolezza.
In questo momento, però, rispetto allo specifico tema delle politiche per il turismo, tutto funziona meglio rispetto alle strategie di Corigliano-Rossano, dove non bastano sforzi madornali e spese spesso da nababbi per creare una destinazione duratura ed efficace, in inverno quanto in estate. Le spese, le grandi cifre non bastano da sole.
Allora, serve porsi una domanda: da cittadini siamo responsabili del valore che investe la comunità per i singoli eventi come quello di Capodanno? C’è forse un’attività ricettiva che opera a Corigliano-Rossano che abbia attivato una comunicazione/promozione mirata in vista dell’evento della notte di Capodanno? C’è un piano strategico del Comune volto a “preparare” il contesto di questo grande evento? Alle due domande la risposta è No. Il comune spende tantissimo – come è stato ricordato ieri dai banchi dell’opposizione in Consiglio comunale mettendo sotto accusa le spese folli di Stasi sul capitolo del turismo – per eventi come quello della Notte di San Silvestro ma dall’altra parte nessuno fa nulla per rendere produttivo questo appuntamento.
La linea di Stasi è chiara e semplice che, spogliata dal politichese, è questa: oggi in città non si fanno grandi eventi per il turismo ma si fanno grandi eventi per rendere accessibili a tutti iniziative che diversamente sarebbero ad appannaggio solo di chi ha le tasche per permettersele: una rilettura dell’accessibilità alla cultura e allo spettacolo in chiave comunista. Se poi questi eventi concorrono a creare anche una destinazione, anche in un contesto territoriale necessariamente più ampio, ben venga, ma il principio è quello.
Al netto della Filosofia di Stasi, però, gli eventi ci sono, sono lì e possono diventare un corroborante per l’economia locale. I tanto discussi concerti di Capodanno o dell’estate sono uno strumento che il privato deve saper sfruttare per attrarre avventori, visitatori e flussi turistici e quindi un utile economico. Perché, ad esempio, aspettare i fuochi di San Marco o la festa patronale di San Francesco – due celebrazioni pubbliche organizzate e promosse dal Comune – per accendere la brace davanti ad un locale e vendere panini con salsiccia come se piovesse, quando poi per i restanti giorni dell’anno nessuno si inventa nulla per continuare a vivere? È chiaro che ogni sforzo, anche economico, viene annichilito. O si può pensare, forse, di organizzare un evento al giorno per vivere tutti meglio e con frotte di turisti? Ovviamente no.
Il bello è che in questa città e in questo territorio tutti parlano di turismo, ognuno avanza legittime posizioni, ma di fatto gli imprenditori turistici puri o chi ha competenza in materia si contano sulle dita di una mano. E – cosa strana – sono gli stessi soggetti che vengono puntualmente tenuti fuori da ogni confronto costruttivo in materia. Insomma, l’improvvisazione è imperante.
Il turista va dove c’è appeal, dove ci sono luoghi da vivere, dove esiste una proposta ricettiva adeguata e per ogni tasca, dove si può passeggiare e socializzare vivendo la strada, dove il complesso produttivo fa squadra e vende il “prodotto luogo” in sinergia. Ne abbiamo avuto un piccolo esempio, virtuoso e vincente, proprio durante queste festività natalizie. Un piccolo esempio del tutto casuale, sicuramente non costruito con un obiettivo strategico finalizzato alla realizzazione di una destinazione turistica. I commercianti di via Nazionale e via Michelangelo si sono organizzati autonomamente, si sono autotassati, mettendo su due serate di animazione con il supporto logistico e organizzativo del Comune. E la gente era in strada. Certo, questo non è turismo ma è anche vero che è questa una delle strade da percorrere per creare turismo. Si pensi cosa significherebbe traslare stabilmente questo metodo di cooperazione nella prospettiva ampia di città vivibile, europea, di centro commerciale diffuso e all’aperto, con la gente perennemente in strada e non in macchina, si pensi a viali e piazze Instagrammabili: è sicuro, il paradigma cambierebbe.
Ad oggi, però, abbiamo una certezza: Corigliano-Rossano e tutta la Sibaritide-Pollino sono un territorio turisticamente vecchio, arroccato sulla stagionalità vacanziera che non attrae più nessun turista. Non è dinamico e, fatta eccezione per quei famosi quattro o cinque operatori turistici puri che creano di fatto l’economia turistica, fa leva su una classe imprenditoriale che nel suo corebusiness ha tutt’altro che il turismo.
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