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Il 2024 è l’anno in cui Domani ha compiuto il suo quarto anno di vita. Sono stati 12 mesi intensi e di grandi cambiamenti: i nuovi podcast, le produzioni video, i sondaggi con i lettori, in altre parole un impegno sul digitale sempre maggiore, per crescere assieme alla nostra comunità.

Con la passione e l’indipendenza che ci ha contraddistinto fin dall’inizio di questo viaggio, vi abbiamo raccontato il Paese e il mondo che cambia, attraverso la cronaca dei fatti e i nostri punti di vista originali, con analisi, commenti e approfondimenti.

Ma è stato anche un anno molto difficile: questo giornale ha provato sulla propria pelle le politiche aggressive e illiberali del governo delle destre che, infastidito dalle nostre inchieste, ha tentato di silenziarci attraverso querele, richieste di risarcimento danni ed esposti alla magistratura che non hanno precedenti.

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Domani continuerà a difendere il libero giornalismo e la libertà di espressione, nell’interesse pubblico e dei nostri lettori a conoscere ciò che il potere vorrebbe restasse avvolto dall’oscurità.

Il 2024 è stato anche l’anno delle battaglie contro il cambiamento climatico, in un contesto ostile: in molti paesi dell’Unione europea poteri forti e industriali continuano a negare fenomeno che sta cambiando il pianeta. La questione ambientale è uno dei temi centrali di Domani, con inchieste sui territori, approfondimenti sulle grandi lotte e analisi sul futuro del nostro pianeta.

Così come cruciali sono i diritti sociali e civili: da quello del lavoro, alla necessità di combattere per una sanità pubblica efficiente, alla lotta contro le discriminazioni e alla violenza di genere. Vi abbiamo portato dentro i casi di cronaca dei femminicidi, maturati in una cultura patriarcale fin troppo radicata. Vi abbiamo raccontato quanto è diventato difficile abortire e dei legami tra il governo e le associazioni oscurantiste.

Il nostro lavoro quotidiano è orientato a far conoscere e informare. Per questo offriamo un viaggio a ritroso lungo il 2024 dal nostro punto di vista, quello di Domani, attraverso le nostre esclusive, le nostre indagini, i nostri reportage, le analisi, i nostri inserti mensili (Cibo e Finzioni) e i dibattiti culturali che le nostre firme hanno innescato.

Buon anno nuovo cari lettori, da tutta la redazione: Emiliano Fittipaldi, Angelo Carotenuto, Nicola Imberti, Rocco Vazzana, Danilo Fastelli, Vittorio Malagutti, Mattia Ferraresi, Maria Tornielli, Giovanni Tizian, Francesca De Benedetti, Carmelo Leo, Stefano Iannaccone, Emanuela Del Frate, Nello Trocchia, Daniela Preziosi, Lisa Di Giuseppe, Marika Ikonomu, Giulia Merlo, Youssef Hassan Holgado.

Vi lasciamo con un’unica promessa: nel 2025 metteremo ancora più impegno per offrirvi un’informazione ancora più originale, utile e indipendente.   

Gennaio

Gennaio si apre con il caso Verdini, o meglio con il figlio dell’ex senatore berlusconiano indagato per una storia di corruzione attorno alla società di stato Anas. Domani si è occupato della vicenda svelando inediti intrecci e nuovi affari rispetto a quelli emersi dall’inchiesta giudiziaria: in particolare abbiamo indagato sui conflitti di interessi del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, la cui compagna è Francesca Verdini, sorella di Tommaso e figlia di Denis (entrambi, questi ultimi, sotto inchiesta). A gennaio, dunque, abbiamo cominciato con uno scoop. 

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Già alle prese con il caso Verdini, il governo si ritrova al centro delle polemiche per la commemorazione del 7 gennaio nella sede di Acca Larentia a Roma: è la giornata in cui l’estrema destra ricorda i tre militanti del Fronte della Gioventù uccisi «dall’odio comunista» nel 1978. Come ogni anno centinaia di saluti romani accompagnano il rito del “presente” in onore dei «camerati» caduti, a sfilare in quella giornata per onorare la memoria dei tre ragazzi anche figure di vertice del partito di Fratelli d’Italia.  

Per tutta la giornata Giorgia Meloni non riesce a dire una parola sull’ennesimo passato che non passa a casa sua. La premier che si dichiara «non ricattabile» non riesce a dire una cosa, una cosa anche di destra normale, sulle centinaia di saluti romani che domenica si sono alzati in via di  Acca Larentia. 

Le immagini hanno fatto il giro di mezzo mondo. Il 7 gennaio 1978, per il terrorismo di destra, è considerata una data fondativa. La stessa  Meloni in passato è stata presente alle commemorazioni, fino a due anni fa ricordava pubblicamente la data e oggi non riesce a dire neanche una parola sui fatti di domenica.

Per quanto riguarda le Idee pubblicate nel mese di gennaio, Domani segnala il dibattito sull’intelligenza artificiale, con un articolo di Walteri Siti. 

«Nel suo messaggio di fine anno il presidente Mattarella ha parlato della intelligenza artificiale ed è il segno di quanto questo tema sia diventato importante, per non dire di moda. Di solito se ne parla con riferimento Ia pericoli legati al mondo del lavoro, cioè al fatto che parecchie professioni (intellettuali ma non solo, traduttori e camionisti) rischiano di apparire sostituibili: la risposta ottimista è che ogni grande rivoluzione tecnica ha generato le medesime paure e che invece nuovi stimolanti lavori sono apparsi ogni volta, più qualificati e creativi dei precedenti».

Febbraio

Il primo giorno dell’anno si era aperto con la notizia di uno sparo durante il veglione di capodanno che rischiava di inguaiare niente dimeno che il governo. Perché al veglione c’era il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro e perché la pistola era di un deputato di Fratelli d’Italia. Per un mese il giallo sembrava irrisolvibile. Poi la verità è venuta a galla. Ecco le nostre inchieste.

Tra i numerosi conflitti di interessi che vanta questo governo, ne abbiamo raccontati diversi, in particolare anche quello del capo di gabinetto di Palazzo Chigi, Gaetano Caputi, che molti mesi dopo seguendo le orme del ministro Guido Crosetto chiederà alla magistratura di cercare le fonti di Domani. Ormai una prassi che mette in pericolo il giornalismo investigativo indipendente.

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A febbraio siamo tornati su una questione che è iniziata molti anni fa, quando al governo c’era la Lega di Matteo Salvini assieme ai 5stelle. Si tratta del caso Metropol, del tentativo cioè dell’ex portavoce di Salvini, Gianluca Savoini, di ottenere soldi russi per il partito in occasione delle elezioni europee. Un scoop fatto dall’Espresso nel 2019. E che nel 2024 si arricchisce di un nuovo elemento.

Alcuni pensavano che dopo la macelleria messicana dentro il carcere di Santa Maria Capua Vetere, certe scene di violenza dentro i penitenziari non si sarebbero mai più ripetute. E invece nel 2024, dopo cinque anni e dopo tre anni che questo giornale aveva pubblicato in esclusiva le immagini di quel massacro (video che hanno fatto il giro del mondo), siamo stati costretti a occuparcene nuovamente: questa volta in un altro istituto penitenziario.

Tra i temi prioritari di cui si occupa Domani, fin dalla sua nascita, c’è la questione mafiosa. Lo abbiamo fatto raccontandovi gli intrecci finanziari e con la politica, ma anche attraverso le storie. Qui un racconto inedito della carriera di un cronista che è stato testimone di tutte le stagioni più cruciali delle organizzazioni mafiose: Attilio Bolzoni, che da Palermo ha raccontato le guerre, le stragi fino alle indicibili alleanze con pezzi dello stato. 

Febbraio è anche il mese dell’indagine sull’eredità Agnelli – Elkan.  Tutto comincia con le denunce di Margherita Agnelli. La figlia dell’Avvocato, e mamma di John, reclama la parte di eredità del padre e della madre, Marella Caracciolo, che le sarebbe stata nascosta dal resto della famiglia. La battaglia legale, che ha preso le mosse nel lontano 2007, di recente ha visto alzarsi, e di molto, il livello dello scontro, fino a trasformarsi in quella che appare come una resa dei conti all’interno della dinastia industriale più famosa d’Italia.

Il salto di qualità, forse decisivo, è arrivato dieci giorni fa, con l’indagine della procura di Torino su una presunta evasione fiscale che vede tra gli indagati anche Elkann, nipote ed erede di Gianni Agnelli. Dopo un esposto di Margherita, la Guardia di finanza ha perquisito le fiduciarie che da decenni gestiscono il patrimonio della famiglia, sequestrando una gran mole di documenti. Il nostro Vittorio Malagutti, però, è andato oltre l’inchiesta giudiziaria, rivelando nuove piste del tesoro offshore della dinastia.

Come ogni anno febbraio è il mese del festival di Sanremo, che è sempre tema di dibattito e di polemiche. Riproponiamo qui l’articolo sul nuovo manifesto di Fiorella Mannoia.

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E sempre in tema di idee e cultura imperdibile il dibattito sulla solitudine iniziato dopo un articolo di Jonathan Bazzi. Consigliamo la risposta di Tiziano Scarpa.

«Bisogna dire grazie a Jonathan Bazzi per come ha esposto le sue ferite in un recente intervento su questo giornale. È inevitabile che a scrittori e scrittrici sia riservato un destino interiore di idiosincrasia. Sono dei Don Chisciotte, cani sciolti, samurai isolati, ronin. C’è chi combatte per sé stesso, chi si dedica a cause collettive. A Bazzi do un consiglio: fonda una rivista, un movimento, un’impresa collettiva mai vista. O almeno un’affabile bocciofila».

Marzo

A marzo il nostro giornale ha rivelato che il suo pool di giornalisti investigativi è finito, quasi al gran completo, sotto inchiesta. Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine sono tutti indagati dai magistrati della procura di Perugia, che di fatto imputa loro – a leggere le carte dell’accusa – una sola cosa: aver fatto bene il proprio lavoro. Che è quello di trovare buone fonti, ottenere notizie segrete sui potenti di pubblico interesse, verificarle e infine pubblicarle. «A beneficio unico dei lettori e della pubblica opinione. Senza mai tenere informazioni rilevanti nel cassetto, come troppe volte capita nella nostra professione. A Domani non accade mai: la regola aurea in redazione è pubblicare sempre, e pubblicare tutto», ha scritto il direttore Emiliano Fittipaldi in un suo editoriale.

Secondo i pm guidati da Raffaele Cantone, però, realizzare inchieste giornalistiche con l’ausilio di carte vere ottenute da fonti giudiziarie è un reato, da condannare severamente: per le fughe di notizie i giornalisti di Domani rischiano ora fino a cinque anni di carcere.

Sul fronte dell’economia, Domani ha raccontato gli affari di Eni, benedetti dal governo, in Egitto. Il Cairo sull’orlo della bancarotta ha un bisogno disperato di soldi per evitare il crack. Con l’aiuto di Roma l’azienda pubblica investe miliardi in nuovi giacimenti. Con buona pace della memoria di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso nelle carceri di quel paese.

Aprile

Il 25 aprile, la festa della Liberazione dal nazifascismo, ai tempi del governo di estrema destra di Giorgia Meloni. Domani ha dedicato la prima pagina dal titolo “Resistiamo”. Al di là delle polemiche politiche per la reticenza di Fratelli d’Italia e Lega a parlare di antifascismo, restano scolpite le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. 

Roberto Saviano invece intervistato da Domani torna sui continui attacchi alla libertà di stampa e in particolare alle minacce del potere contro Domani. 

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Aprile è anche il mese in cui abbiamo dedicato diverse inchieste agli affari della ministra Daniela Santanchè, indagata a Milano per falso in bilancio e bancarotta. 

Marco Damilano, invece, ripercorre il secolo di Eugenio Scalfari, nel giorno in cui, lo storico fondatore di Repubblica e de L’Espresso, avrebbe compiuto cento anni. 

Maggio

Il mese di maggio si apre con la notizia dell’indagine giudiziaria sul presidente della regione Liguria, Giovanni Toti: i pm della procura di Genova gli contestano la corruzione e il finanziamento illecito (Toti patteggerà nei mesi successivi e prima ancora di dimetterà dal ruolo di governatore). Domani aveva raccontato il Sistema Liguria con i finanziamenti degli imprenditori alla fondazione del governatore già a partire dal 2021. Molte delle notizie rivelate da Domani all’epoca sono poi finite nelle carte giudiziarie.

A maggio abbiamo pubblicato anche un altro scoop sul caso di Emanuela Orlandi, la ragazza, cittadina vaticana, scomparsa nel 1983. 

Intanto il tentativo di silenziare la stampa libera diventa un caso europeo. Dopo la due giorni nel nostro paese, la task force internazionale della Media Freedom Rapid Response chiede un riallineamento agli standard europei. E allerta Bruxelles: «Se non agite finirà come in Ungheria»

Mentre sul nostro mensile Finzioni abbiamo pubblicato l’estratto del libro postumo di Michela Murgia dal titolo “Ricordatemi come vi pare”.

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Il trionfo dell’Inter nel campionato di Serie A è da record per punti di vantaggio sulla seconda squadra classificata. Il tricolore su certe maglie pesa e su altre no. Nel giro di quattro anni se lo sono divisi Inter (due volte), Milan e Napoli, con una differenza, sulla condizione. Tanto più Milano regge l’urto della vittoria del “titulo” con la semplicità delle grandi squadre che sanno che è solo una delle grandi pagine che le spettano, tanto più Napoli sprofonda nel rimpianto, e anche i più illuministi devono ammettere che si trattò di un miracolo.

Giugno

È il mese delle elezioni europee. Si è votato il 9 giugno per eleggere gli europarlamentari che andranno a Bruxelles. I nostri abbonati sono arrivati preparati all’appuntamento, seguendo il podcast EUnicorn.

La crescita elettorale di sovranisti e neofascisti non ha spazzato via la possibilità per le famiglie politiche popolare, socialista e liberale di comporre una maggioranza all’Europarlamento. Ma l’equilibrio è fragile e il motore francotedesco è ufficialmente in panne: Scholz sorpassato da AfD; Macron convoca elezioni

Il modello Albania fa scuola in Europa. Il progetto di deportare i migranti dopo averli salvati da possibili naufragi nei centri per migranti costruiti in quel paese però si rivela subito un dispendio di risorse senza precedenti. Siamo stati lì e vi abbiamo raccontato il grande bluff che è anche un grande spreco di denaro pubblico.

Successivamente ai nostri scoop sull’Albania è intervenuto il presidente albanese Edi Rama, che durante una conferenza stampa assieme a Meloni ha attaccato Domani.

Dopo il maggio più caldo di sempre, Domani torna a occuparsi di crisi climatica. E lo fa con un reportage sul campo di Ferdinando Cotugno.

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Secondo l’analisi di World Weather Attribution le alluvioni di Kenya e Tanzania sono state rese due volte più probabili dal riscaldamento globale causato dalle emissioni di gas serra. Così la crisi climatica si abbatte sui paesi che meno hanno contribuito a causarla, presentando nello stesso momento il conto della povertà, del mancato sviluppo e di quello incontrollato del nord globale. Un tema, quello del crisi climatica, che questo giornale segue con molta attenzione e al quale ha dedicato numerosi servizi: inchieste, reportage, storie. Ma anche tutte le settimane il sabato con Areale newsletter e il martedì con Areale podcast.

A metà giugno sono iniziati gli europei di calcio in Germania. La nostra redazione ha scelto di seguirli con un po’ di anticipo rispetto agli altri e con un taglio molto originale, attraverso i racconti del vicedirettore di Domani, Angelo Carotenuto, che ha firmato il podcast Accadrà Domani: dieci finali dei campionati europei attraverso le attese, le aspettative dei protagonisti e delle nazioni. Cosa si muoveva intorno a quella partita fino alla vigilia, fino al giorno prima, fino alla notte in cui si andava a dormire coltivando una magnifica speranza. 

Luglio

La cultura patriarcale continua a mietere vittime in Italia. E mentre la destra continua a strumentalizzare i dati, a negare che esista un problema culturale, c’è chi lotta nelle piazze e prova a dare voce alle tante donne che voce non hanno, vittime di compagni e mariti violenti. Le donne, infatti, subiscono violenza soprattutto tra le mura domestiche. Una violenza che è fisica, psicologica e può essere anche economica. E non è una questione di etnia, come sostengono ministri e la presidente del consiglio.

Ogni giorno i numeri della strage crescono. Le  piazze si sono riempite per chiedere maggiori tutele e più strumenti per potenziare l’educazione a partire dalle scuole necessaria a contrastare la violenza di genere. Domani ha indagato molti aspetti del fenomeno. Anche quello dei figli rimasti orfani e che in molti casi hanno assistito all’uccisione della madre.

La vittimizzazione delle donne vittime di violenza è questione purtroppo antica. Nel podcast di Domani, Giulia Merlo racconta una vicenda emblematica: il 26 aprile 1979, Rai2 manda in onda un documentario che si intitola “Processo per stupro”.

Sessantatrè minuti scarni ma violentissimi che mostrano, per la prima volta, cosa significa per una donna denunciare uno stupro e diventare automaticamente da vittima a imputata. La protagonista si chiama Fiorella, diciotto anni, disoccupata, attirata con la scusa di un colloquio di lavoro e stuprata da quattro uomini. La difende l’avvocata Tina Lagostena Bassi, che con la sua arringa difensiva è diventata uno dei simboli della lotta delle donne contro la discriminazione sessuale. Serviranno altri vent’anni, però, per ottenere la riforma del diritto penale, rendendo la violenza sessuale un reato contro la persona e non più contro il buon costume.  

A metà luglio la procura di Venezia rende nota l’esistenza dell’inchiesta per corruzione e altri reati contro la pubblica amministrazione in cui è coinvolto anche il sindaco Luigi Brugnaro. Una storia di affari privati, decisioni pubbliche e conflitti di interessi che Domani aveva già sollevato nel 2021: molti fatti che avevamo svelato sono finiti al centro dell’inchiesta giudiziaria.

E sempre in tema di conflitti di interessi, nel mese di luglio abbiamo indagato sul potere di Antonio Angelucci, il parlamentare della Lega più ricco d’Italia e ras della sanità privata oltreché editore di molti giornali di area governativa. Le società italiane del ricco parlamentare leghista sono controllate da tre holding lussemburghesi. E al vertice della catena due società nelle mani della commercialista Moreschi . Il caso del “bonus” da 4 milioni.

Una delle sue holding ha fatturato 91 milioni di euro, 70 arrivano dalla sanità pubblica. L’editoria è in perdita ma serve ad altro, a garantire gli affari delle cliniche private accreditate con il pubblico. 

Intanto in Liguria c’è la corsa al voto dopo l’inchiesta su Giovanni Toti. Domani ha intervistato Andrea Orlando. 

Liguria che interessa molto al potente armatore Gianluigi Aponte, che nel 2024 è cresciuto ancora. In che modo? Abbiamo indagato, scoprendo come nasce il suo potere.

Ha scelto di parlare con Domani del suo ultimo graphic novel il fumettista Zerocalcare. Nel nuovo libro ha scelto di far vedere la distanza «tra lo Zerocalcare fumetto e quello vero». «Ho sempre pensato che l’incapacità di verbalizzare le proprie emozioni fosse doppiamente dannosa».

Agosto

L’ultimo mese dell’estate è stato molto caldo per il governo Meloni. Gli ultimi giorni, poi, potremmo definirli infuocati, a causa di uno scoop di Domani che ha fatto molto discutere e ha sollevato numerose richieste di chiarimento al partito di maggioranza. Si tratta dell’inchiesta sulla sede di Acca Larentia, comprata dai neofascisti legati a Casapound grazie ai soldi della fondazione Alleanza Nazionale, cioè la cassaforte immobiliare del partito di Meloni. Le nostre rivelazioni, che segnalano ancora una volta l’incapacità per Fratelli d’Italia di sganciarsi da quella storia neofascista, hanno portato a interrogazioni parlamentari presentate dalle opposizioni e hanno avuto eco in tutta Europa. 

E se sul piano politico Meloni è impegnata a negare l’evidenza dei rapporti con il mondo più nero del neofascismo, sul piano economico il governo mostra quanto sia propenso a cacciarsi in situazioni che potrebbero delineare palesi conflitti di interessi: con le nomine in società di stato o di aziende cruciali. 

ll clima reazionario nel Paese raggiunge un livello altissimo con la campagna contro la pugile algerina avversaria dell’italiana Angela Carini: prima atleta transgender, poi intersex. Una vicenda sulla quale interviene anche l’eroe dei sovranisti al governo, Elon Musk. Ne ha scritto il vicedirettore Angelo Carotenuto.

Settembre

Non c’è pace per il governo. Il caso Acca Larentia è ancora aperto, è all’improvviso scoppia un altro caso, questa volta sul ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, costretto a dimettersi per il pasticcio combinato con la consulente fantasma Maria Rosaria Boccia, imprenditrice a cui era stato promesso un contratto a titolo gratuito per seguire gli eventi del G7 Cultura a Pompei.

Domani ha ricostruito con fonti incrociate lo scandalo politico che ha travolto il ministro Sangiuliano. A inizio anno l’imprenditrice ha provato ad accreditarsi nel ministero di Lollobrigida, poi ha ripiegato sul Mic. Gli appuntamenti segreti, le firme dei contratti, le liti nello staff e il giallo dell’audio della moglie. 

La deflagrazione del caso Boccia-Sangiuliano, seguito allo scoop su Acca Larentia, alimenta all’interno del governo e in particolare nella testa di Meloni, la tesi di un grande complotto dei poteri forti per far cadere l’esecutivo. Una strategia del vittimismo che serve a far parlare d’altro, per nascondere i fallimenti del governo.

L’ambiente distrutto. Le emissioni che hanno provocato il cambiamento climatico. Le storie di chi subisce tutto questo nei luoghi più poveri dal mondo. La nostra inchiesta sul gas flaring lega risvolti finanziari a quelli ambientali e delle disuguaglianze.

La combustione in torcia produce danni rilevanti per le persone e il clima: causa malattie e tumori, ma ogni anno si bruciano decine di miliardi di metri cubi di gas. La nostra inchiesta, in collaborazione con il consorzio di giornalismo investigativo ambientale Eif e la rete Eic, svela per la prima volta le responsabilità individuali delle compagnie petrolifere

I lobbisti più amati dal governo. Da PagoPa al Maxxi di Giuli, gli affidamenti diretti con le società statali meloniane hanno fatto decuplicare gli introiti, La premier attacca i Bisignani, ma la società del golden boy di Dell’Utri ha costruito un gran feeling con Chigi. La nostra indagine sui lobbisti che hanno un rapporto privilegiato con il governo, produrrà l’ennesima reazione scomposta con il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari che chiede alla procura di scoprire che c’è dietro la notizia svelata da Domani. Fazzolari aveva già chiesto al nostro giornale un risarcimento da 25mila euro per un pezzo sulle nomine.

Dall’Italia all’Europa. Il settembre di Domani è stato ricco di contenuti inediti, come l’intervista a Josep Borrell sulle guerre e il futuro dell’Unione Europea. 

E a proposito di guerre e di pace, Domani ha intervistato il regista Gianni Amelio durante la mostra del cinema di Venezia.

Ottobre

Ottobre si apre con un anniversario. Il 7 ottobre 2024 è passato un anno dal massacro architettato da Hamas in Israele. L’inizio di una guerra ancora in corso, che ha portato a un massacro ancora peggiore, quello in corso nella striscia di Gaza: 45mila vittime dei bombardamenti e degli attacchi dell’esercito di Tel Aviv.

Intanto l’Europa fa i conti con il disastro climatico. L’arrivo di “Dana” devasta l’area attorno a Valencia. L’Unione europea deve fare i conti con i fenomeni estremi figli del cambiamento climatico.

L’autunno si apre con una notizia che farà molto discutere. Domani rivela l’esistenza di un’indagine a Bari su un anonimo bancario di provincia. Avrebbe spiato migliaia di conti correnti di politici e personaggi di potere: da Meloni al suo ex Andrea Giambruno fino a Ignazio La Russa, presidente del Senato. Ma tra gli spiati ci sono anche magistrati e ministri, manager e imprenditori. Un impiegato curioso finito nei guai o esecutore di ordini di qualcuno ancora ignoto? La nostra notizia rimbalza su tutti i giornali e nelle tv. La politica chiede che si faccia luce.

Una storia che precede di poco un’indagine giudiziaria della procura di Milano su una vera e proprio centrale di dossieraggio con a capo il presidente di Fiera Milano, manager sostenuto dalla destra al governo. La nostra redazione ha lavorato sul caso partendo dalle carte agli atti dell’inchiesta e scoprendo anche cose nuove. 

C’è un’altra grande partita che riguarda lo Stato: è la cybersicurezza, un settore che vale miliardi. E nel quale il ministro della Difesa Guido Crosetto ha molti amici. La nostra inchiesta sulla guerra nella cybersicurezza e su un’azienda cresciuta in pochissimi anni a una velocità impressionante.

Un’altra inchiesta firmata Domani è quella pubblicata sempre a ottobre sui possibili conflitti di interessi del ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, fedelissimo di Meloni. Una storia finita in procura e al centro di un esposto firmato da uno dei commissari straordinari di Condotte fatto fuori in modo irrituale per piazzare un nome vicino al ministro. Qui tutta la storia sulla Urso connection.

A ottobre, poi, abbiamo lanciato il nuovo ciclo delle inchieste sostenute dai lettori. Un progetto che contraddistingue Domani fin dalla fondazione, perché abbiamo messo al centro il giornalismo d’inchiesta e la sua funzione sociale. Su questo abbiamo deciso di sensibilizzare e coinvolgere attivamente le lettrici e i lettori che dal 2020 sostengono, versando anche pochi euro, la realizzazione di alcune delle nostre inchieste: grazie alle tante donazioni ricevute abbiamo realizzato oltre 20 inchieste su temi che riguardano da vicino la vita di ognuno di noi. Quest’anno abbiamo chiesto alla nostra comunità di sostenere quattro nuove inchieste. La prima è stata lanciata a metà ottobre: 20 settimane, è un podcast, che indaga su che fine fa un feto dopo l’aborto. Firmato da Flavia Cappellini e Gabriele Barbati, raccoglie le testimonianze di chi ha scoperto i propri nomi su quelle croci. Tra ospedali e burocrazia, vengono svelate le drammatiche conseguenze di una normativa ambigua sulla vita di tante donne ignare.
Sostieni l’inchiesta a questo link

Qui a Domani diamo molto valore alle storie. Storie che possono raccontare ai nostri lettori come funziona il Paese. O come reagisce il potere di fronte a chi chiede giustizia. Perciò abbiamo intervistato Federica Bottiglione, la grande accusatrice della ministra del Turismo Daniela Santanchè.  

Un’altra storia che abbiamo prima ancora che il suo nome finisse su altri media, è quella di una donna: Maysoon Majidi: la curda iraniana accusata di essere scafista ma che scafista non è. Vittima di quella caccia alle streghe teorizzata dalla nostra premier dopo il naufragio di Cutro.

La repressione nel Paese è crescente. Lo hanno notato anche in Europa. Tanto che in un report si occupano del razzismo dilagante che riguarda tuti i settori della nostra democrazia.

A ottobre abbiamo accompagnato un attivista di Ultima Generazione, Giacomo Baggio, in tribunale nel giorno in cui si decideva della sua sorveglianza speciale: la questura di Roma aveva chiesto per lui il divieto di partecipare a eventi pubblici, di uscire dalle 20 alle 7, con l’obbligo di presentarsi all’autorità di pubblica sicurezza. Il motivo? Aver partecipato a blocchi stradali, azioni contro i monumenti e aver fatto resistenza (che lui definisce però passiva, non violenta) a pubblico ufficiale per sensibilizzare sulla crisi climatica. 

Novembre

Con il ricordo del 7 ottobre passato da poco, il massacro in corso a Gaza che prosegue, alla Casa Bianca gli americani scelgono di rimandare Donald Trump, che stravince le elezioni in un contesto globale attraversato da guerre, tensioni e pericoli imminenti. Che America sarà, abbiamo provato a raccontarvelo. Con una chiave di lettura precisa: Era l’America.

 A novembre siamo saliti sulla nave umanitaria di Emergency. La nostra giornalista ha vissuto due settimane con l’equipaggio nella missione di ricerca e soccorso di migranti nel Mediterraneo. 

Ma è anche il mese in cui il conflitto tra governo e sindacati si fa più duro, così come quello con i giudici. Le toghe prese di mira per i provvedimenti che smontano il piano dei centri per migranti in Albania e anche per la loro opposizione alla riforma della giustizia. 

Il numero dei femminicidi aumenta. Ma c’è ancora chi anche dentro il governo nega che la violenza sulla donne sia frutto di una cultura del possesso e patriarcale. La donne organizzate intanto scendono in piazza e fanno sentire la propria voce per la seconda volta in un anno con un grande manifestazione.

Nel nostro mensile Cibo, curato da Lisa Di Giuseppe e Maria Tornielli, abbiamo invece affrontato una tema che ha interessato moltissimo i nostri lettori. In Europa si sprecano quasi 59 tonnellate di cibo all’anno: 131 kg per ogni abitante. Una cifra enorme che interroga il settore dell’ospitalità. Diversi chef hanno accolto questa sfida, dalla cucina circolare di Leemann a quella no-waste di Massaia. Per una sostenibilità anche economica.

La nostra comunità di lettori e abbonati cresce mese dopo mese. Attraverso la newsletter  è costantemente informata delle novità e ci aiuta a migliorare e anche a interpretare alcuni fenomeni. Per questo da qualche mese chiediamo anche di rispondere ai nostri sondaggi

Dicembre

L’intreccio tra l’associazione ultracattolica Pro Vita e i neofascisti di Forza Nuova, un’inchiesta che abbiamo pubblicato a dicembre e che ha suscitato molte reazioni con una parte della politica che ha presentato diverse interrogazioni parlamentari. Una questione politica prima di tutto: Pro Vita è l’associazione che si batte contro il diritto all’aborto e contro i diritti civili, a difesa della famiglia tradizionale, e che ha legami profondi con il governo in carica. Abbiamo concluso con una domanda: è opportuno che l’esecutivo si faccia dettare l’agenda da una onlus così legata ai neofascisti? 

Legami con ambienti della destra cattolica e con i partiti neofascisti, che svelano la vera identità di Fratelli d’Italia, il partito che insieme agli alleati ha partorito il disegno di legge sicurezza che porterà il Paese verso una deriva autoritaria, in stile Ungeria di Viktor Orban.

Tutto questo mentre le carceri italiane scoppiano e dove nel 2024 il numero di suicidi ha toccato il record.

Nella Roma del Giubileo 2025, scorrono fiumi di denaro nero, pronti per essere riciclati. La Roma criminale è ancora viva, si vede poco ma c’è. A dieci anni dall’inchiesta che ha sconvolto gli equilibri della città. 

In tema di conflitti di interessi e tentativi di monopolizzare l’ambito culturale, anche dopo l’uscita di scena dell’ex ministro Sangiuliano, Domani torna sulla questione con una inchiesta esclusiva su Federico Mollicone, che di Fratelli d’Italia è il riferimento nel settore Cultura. 

L’anno si è chiuso con una notizia che ci ricorda quanto la libertà di informazione sia una principio che distingue le democrazia dai regimi autoritari. L’arresto di Cecilia Sala in Iran è una di queste, cui va la vicinanza della redazione di Domani. Qui abbiamo provato a capire cosa è accaduto, scoprendo che il suo arresto potrebbe essere il frutto di una ritorsione contro l’Italia. 

Alcune settimane prima, in Romania la Corte ha annullato le elezioni. Con un provvedimento senza precedenti. Il motivo? Interferenze russe. 

Di nuovo in Italia. Dopo il siluramento del manager Tavares da Stellantis, cosa è successo dentro la più grande azienda che fu italiana? Ecco cosa ha scoperto il nostro Vittorio Malagutti

Nel mese di grandi polemiche per i testi misogini  dei nuovi trapper commerciali, quelli che il mercato lancia e coccola, la nostra intervista a Murubutu, che ci dice come si possa fare rap in modo diverso. E di musica, ma non solo, parla a Domani Vinicio Capossela, in un’intervista dal titolo Amo chi mescola l’euforia e la morte.

Per tutto l’anno vi abbiamo raccontato il mondo della scuola attraverso la nostra rubrica “Tempo pieno”, sul sito e ogni lunedì sul giornale in edicola. Qui il bilancio di fine anno di Christian Raimo. 

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