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Quest’anno il riscatto della laurea sarà più caro, rendendo più difficile l’anticipo pensionistico per i giovani e i lavoratori a cui mancano pochi anni per la pensione. In primo luogo bisogna dire che esistono due tipi di riscatto: quello agevolato, che quest’anno costerà oltre 6100 euro l’anno, circa 50 euro in più del 2024. Poi c’è quello ordinario, il cui costo dipende da quanto sì è guadagnato nei dodici mesi prima della domanda. Ma per gli anni di laurea prima del 1996 c’è solo il riscatto ordinario e il calcolo dipende dal futuro beneficio pensionistico. Quale conviene fare? E quando?
Già da ora, per chi fa domanda sul sito dell’Inps, riscattare gli anni di università costerà con l’opzione agevolata circa 6150 euro l’anno. La stangata degli ultimi anni è frutto dell’inflazione, che non fa rivalutare solo gli importi delle pensioni o dell’Assegno unico universale per i figli, ma fa anche crescere il reddito minimo imponibile di artigiani e commercianti. Quello su cui si basa proprio il costo del riscatto light della laurea. L’aumento si basa sul livello medio dei prezzi dello scorso anno, con la crescita fissata dall’Istat allo 0,8%. In sei anni il rincaro ha superato il 17%: per il riscatto di una laurea triennale sono quasi tremila euro in più e, se si aggiunge la magistrale, si arriva a 4.500 euro di aumento.
Cos’è il riscatto della laurea
Introdotto nel 1997, il riscatto universitario permette di far figurare il periodo di studi come anni di lavoro, con gli appositi contributi, ma sono esclusi gli anni fuori corso. Non solo la laurea vera e propria. Come chiarito dall’Inps, a certe condizioni anche i diplomi degli Istituti tecnici e tecnologici superiori, le cosiddette Its Accademy, possono essere riscattati per la pensione. Il periodo riscattabile va dal 1° novembre dell’anno di immatricolazione al 31 ottobre dell’ultimo anno di durata legale del corso stesso.
Se il periodo da riscattare cade nel periodo contributivo (dopo il 1996) per il riscatto agevolato il costo per ogni anno di riscatto è fisso, mentre per quello ordinario si calcola moltiplicando il reddito medio percepito nei dodici mesi precedenti alla domanda di riscatto per l’aliquota di contribuzione dell’indennità vecchiaia e superstiti (Ivs), anche nel 2024 al 33%. Quest’anno, con l’aumento del reddito minimo imponibile di artigiani e commercianti oltre i 18mila euro (era 17.504 nel 2023), il riscatto ordinario costa meno solo se il proprio reddito è sotto questa soglia (mentre per chi non ha mai lavorato vale il costo fisso a 6mila euro).
Più difficile il calcolo dei costi se si riscattano anni di laurea prima del 1996 (o fino a fine 2011 con almeno 18 anni di contribuzione maturati prima del 1996), cioè quelli che cadono nel sistema retributivo. Il costo si stima tramite il metodo della riserva matematica, cioè sulla base del beneficio pensionistico che deriva dal riscatto stesso.
Riscatto della laurea, quando conviene e si risparmia
In generale il riscatto serve per provare ad anticipare l’età in cui si può andare in pensione, che secondo le regole attuali per i giovani potrebbe superare i 70 anni. Ma questo conviene solo in due casi: se si è cominciato a lavorare prima dei 30 anni oppure se si è già vicini alla pensione. Per gli anni post 1996 il primo consiglio è scegliere il riscatto ordinario appena si è cominciato a lavorare, quando lo stipendio non è alto, e pagare a rate (il costo lo puoi anche dedurre dal reddito tassato). Se invece si ha uno reddito annuo già superiore a 18mila euro l’anno conviene l’agevolato.
Attenzione però: più si paga più contributi si versano, quindi se l’obiettivo è anche alzare l’assegno pensionistico la procedura ordinaria lo stesso la può essere più conveniente. In ogni caso bisogna tenere a mente che con le regole attuali in futuro si potrà andare in pensione a 67 anni con 20 di contributi, senza limiti sull’assegno: se quindi si è avuto uno buono stipendio, senza buchi contributivi, il riscatto in alcuni casi potrebbe anche essere superfluo.
In ogni caso sul sito dell’Inps si può verificare quanto costa e quali effetti benefici ci potrebbero essere sulla propria pensione riscattando ora la propria laurea. Per farlo si può accedere al Simulatore del riscatto della laurea dell’Istituto di previdenza.
Quando può essere superfluo
Definita la platea si possono vedere i casi concreti, basati sul presupposto che le attuali norme previdenziali continuino ad applicarsi indefinitamente senza modifiche e con gli aggiornamenti dei requisiti in base alla variazione della speranza di vita. Partiamo da un dipendente privato nato nel maggio 1980, che ha iniziato a lavorare nel settembre del 2005 versando da allora ininterrottamente contributi per un totale di 17 anni e 5 mesi.
Potrebbe riscattare quattro anni di università frequentata tra il 1999 e il 2003 e accorciare in questo modo i tempi della pensione. Incrementando la contribuzione arriverebbe alla pensione anticipata il primo ottobre 2046, con 44 anni e 10 mesi di versamenti, quindi prima della vecchiaia che scatta per lui nell’ottobre 2049 (con 69 anni e 4 mesi di età). Ma avrebbe in realtà una possibilità di uscita ancora precedente, senza bisogno di riscatto: la pensione anticipata “alternativa” che spetta solo a chi ha iniziato a lavorare dal ‘96 in poi. Bastano 20 anni di contribuzione effettiva e un requisito di età che per il nostro lavoratore scatterebbe a 66 anni, quindi nel giugno 2046.
I costi in crescita e le Its Accademy
Complice l’inflazione che fa crescere i costi dell’operazione ed erode i risparmi, sono sempre di meno le persone che riscattano un titolo universitario. Se con l’introduzione del riscatto light a prezzo fisso nel 2019 si è toccato un picco di oltre 78mila domande, tra gestione pubblica e privata, scontato l’effetto novità, negli anni successivi c’è stato un calo praticamente progressivo di richieste. Con un solo rialzo da 54mila a oltre 64mila domande tra il 2020, l’anno dell’esplosione del Covid, e il 2021. Quest’anno, così, come emerge dai calcoli provvisori dell’Inps, le domande sono state poco più di 25mila, il 67% in meno rispetto a cinque anni fa. Si è tornati sui livelli del 2017, quando le richieste furono 24.757.
Per quanto riguarda gli Its, i diplomi che possono essere riscattati sono quelli di specializzazione per le tecnologie applicate, della durata di quattro semestri con almeno 1.800 ore di formazione, e quelli di specializzazione superiore (sempre per le tecnologie applicate), della durata di sei semestri con almeno tremila ore di formazione. Il procedimento per il riconoscimento ai fini pensionistici dei titoli delle Its Academy richiede però delle valutazioni tecniche sui corsi: dai requisiti per accedervi, alla natura e gli ambiti tecnici dei titoli, passando per la sussistenza dell’accreditamento. Valutazioni «non rientranti nella competenza dell’Inps», spiega l’Istituto.
Gli Its, quindi, devono rilasciare una dichiarazione che «attesti che il diploma chiesto a riscatto sia uno dei diplomi previsti, conseguiti e rilasciati ai sensi della legge con riguardo a precise figure professionali e aree tecnologiche» o, comunque, «che sia un diploma equivalente ed equipollente», indicando sempre il tipo di attestato, l’area tecnologica e la figura professionale formata. La dichiarazione deve essere allegata alla domanda da inviare all’Inps. Esattamente come per le lauree, poi, sono esclusi dal riscatto i periodi fuori corso. Inoltre, valgono le stesse regole di deducibilità e detraibilità: i contributi possono essere dedotti interamente dall’imponibile fiscale o detratti al 19% dalle tasse da pagare se sostenuti da un genitore a favore del figlio fiscalmente a carico.
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