Previdenza
LEGGE FINANZIARIA: COSA CAMBIA PER LE PENSIONI NEL 2025
Con l’approvazione della Legge di Bilancio 2025, il sistema pensionistico italiano vede alcune modifiche importanti, ma non ancora riforma organica del sistema previdenziale.
Restano infatti vigenti le principali regole introdotte dalla legge Fornero – pensione di anzianità o di vecchiaia- Quota 103, oltre ad Ape sociale e Opzione donna. Tuttavia, ci sono novità che riguardano le pensioni minime, le rivalutazioni degli assegni e la possibilità di uscita anticipata dal lavoro a 64 anni per una specifica categoria di lavoratori. Gli interventi sono mirati, ma potrebbero avere un impatto limitato sulla platea complessiva dei pensionati.
Una delle principali innovazioni attiene la possibilità di essere ammessi a fruire della pensione anticipata a 64 anni cumulando il trattamento pensionistico maturato con la rendita dei fondi di previdenza complementare. Questa misura, rivolta a chi è nel sistema contributivo, cioè coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996, permette di raggiungere il requisito di un assegno pari a tre volte l’importo dell’assegno sociale (si tratta di circa 1.600 euro). L’obiettivo è facilitare l’accesso all’assegno anticipato, ma con criteri più stringenti: dal 2025 saranno richiesti 25 anni di contributi, che saliranno a 30 anni nel 2030.
Dal 2025, quindi, grazie a una modifica introdotta dalla Legge di Bilancio, chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 potrà andare in quiescenza a 64 anni sommando anche la rendita di fondi pensione privati. Attualmente, questa opzione richiede almeno 20 anni di contributi, ma dal 2025 ne serviranno 25, per arrivare a 30 anni nel 2030.
La possibilità interessa dunque una platea abbastanza ristretta, destinata a crescere leggermente negli anni. Secondo la Ragioneria generale dello Stato, nel primo anno coinvolgerà solo circa un centinaio di persone.
Per chi si ritira dal lavoro nel 2025, è previsto un lieve calo degli assegni pensionistici per effetto dei nuovi coefficienti di trasformazione legati all’aumento dell’aspettativa di vita. A parità di contributi versati, chi va in pensione nel 2025 riceverà un importo inferiore rispetto a chi si è ritirato nel 2024.
Infine, prosegue il meccanismo della rivalutazione delle pensioni, che adeguerà gli assegni all’inflazione, seppur con aumenti contenuti (+0,8%) a causa del rallentamento del costo della vita. Anche le pensioni minime subiranno un lieve aumento, passando da 614,77 a 616,67 euro mensili (+2,2%). Un adeguamento che risulta tuttavia inferiore rispetto alla perequazione prevista nel 2024, che era al 2,7%. Per il 2026, invece, l’aumento scenderà all’1,3%.
Nonostante le modifiche apportate, il sistema pensionistico rimane comunque ancorato alla normativa esistente, lasciando aperto il dibattito su una futura riforma strutturale.
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La tabella degli aumenti
RIVALUTAZIONE PENSIONI 2025
La legge di Bilancio 2025 conferma l’adeguamento delle pensioni al costo della vita, sebbene con percentuali più basse rispetto agli anni precedenti.
Per il 2025, l’inflazione stimata è dello 0,8%, con aumenti contenuti:
Fino a 3 volte la pensione minima (1.795,82 euro lordi al mese): rivalutazione al 100% dell’inflazione.
Tra 3 e 5 volte la pensione minima (da 1.795,83 a 2.993,04 euro): rivalutazione al 90% dell’inflazione.
Oltre 5 volte la pensione minima (oltre 2.993,05 euro): rivalutazione al 75% dell’inflazione.
Questi incrementi si applicano in modo progressivo. Ad esempio, chi riceve 2.500 euro al mese vedrà una rivalutazione al 100% per la prima fascia e al 90% per la parte eccedente.
Sulla base della stima Istat dello 0,8% di inflazione per il 2024, gli incrementi saranno modesti:
Fino a 3 volte la minima: +0,8% (8 euro per un assegno di 1.000 euro).
Tra 3 e 5 volte la minima: +0,72% (14 euro per un assegno di 2.500 euro).
Oltre 5 volte la minima: +0,6% (29 euro per un assegno di 4.000 euro).
In sintesi, le rivalutazioni per il 2025 sono state di fatto contenute, riflettendo un’inflazione più bassa in confronto agli anni precedenti.
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Manovra finanziaria
ADI E SFL: CAMBIANO IMPORTI E BENEFICIARI
La manovra ha introdotto alcune modifiche relative all’Assegno di inclusione: il testo porta infatti da 9.360 euro a 10.140 euro la soglia di reddito Isee da non superare per richiedere il contributo statale.
Sale inoltre da 6.000 a 6.500 euro il valore del reddito familiare massimo, e da 7.560 a 8.190 euro la soglia di reddito massima per i nuclei composti da anziani o disabili.
Si amplia, altresì, anche la platea di chi può richiedere il Supporto per la formazione e il lavoro: l’Isee familiare massimo passa da 6mila euro a 10.140. Il beneficio economico, quale indennità di partecipazione alle misure di attivazione lavorativa, aumenta da 350 euro mensili a 500 euro mensili.
Per coloro che abbiano presentato domanda di Assegno di Inclusione con Patto di attivazione digitale – sottoscritto entro novembre 2024 – i primi pagamenti, in caso di esito positivo dell’istruttoria, sono stati disposti il 13 dicembre 2024. Nella stessa data sono state messe in pagamento pure le eventuali mensilità arretrate spettanti.
Lo ha precisato l’Inps stesso in un messaggio, spiegando che il 21 dicembre erano previsti i pagamenti successivi al primo (cosiddetti rinnovi) per le domande di Adi già accolte e in corso di pagamento, per le quali risultino confermati i requisiti di percezione del beneficio.
L’Istituto di previdenza, nell’occasione, ha pubblicato anche le date di pagamento dell’Adi nel 2025 chiarendo che a metà mese è fissato il primo pagamento (il 14 nei mesi di giugno e di agosto dato che il 15 è domenica o un festivo) e il 27 sono fissati i pagamenti successivi al primo (ad aprile il 26, a luglio il 28 e a dicembre il 20).
Adi
Il sostegno economico non può essere inferiore a 480 euro annui. Il beneficio è corrisposto ogni mese per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi e può essere rinnovato per altri 12 mesi, previa sospensione di un mese. Allo scadere dei periodi di rinnovo è sempre prevista la sospensione di un mese.
Sfl
Il Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl) è una misura di attivazione al lavoro tramite la partecipazione ad alcuni progetti come: formazione e accompagnamento al lavoro; qualificazione e riqualificazione professionale; politiche attive del lavoro, progetti utili alla collettività ; servizio civile universale.
Lo strumento è rivolto ai singoli componenti di nuclei familiari di età compresa tra i 18 e i 59 anni e in possesso di determinati requisiti di cittadinanza, soggiorno, residenza ed economici.
Come accennato all’inizio, pure per questa misura si amplia la platea di beneficiari con il valore dell’Isee che lievita da 6mila euro annui a 10.140 euro.
Dura 12 mesi, ma la sua durata è prorogabile di altri 12 previo aggiornamento del patto di servizio, se alla scadenza del primo anno di fruizione il beneficiario sta ancora seguendo un corso di formazione.
Come spiega l’Inps sul proprio sito, la misura è stata istituita dal 1° settembre 2023. Per utilizzarla, è necessario:
presentare domanda all’Inps in via telematica;
iscriversi al Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (Siisl)
sottoscrivere il Patto di attivazione digitale (Pad) all’esito positivo dell’istruttoria della domanda
sottoscrivere il Patto di servizio personalizzato
frequentare un corso o altra iniziativa di attivazione lavorativa.
Domanda
Nella domanda il richiedente deve:
rilasciare la dichiarazione di immediata disponibilità  allo svolgimento di un’attività lavorativa e alla partecipazione alle misure di politica attiva (Did);
dimostrare l’iscrizione ai percorsi di istruzione degli adulti di primo livello o comunque funzionali all’adempimento dell’obbligo di istruzione (nel caso di soggetti di età compresa tra i 18 e i 29 anni che non abbiano adempiuto all’obbligo scolastico);
autorizzare la trasmissione dei dati relativi alla richiesta ai centri per l’impiego, alle agenzie per il lavoro e agli enti autorizzati all’attività di intermediazione, nonché ai soggetti accreditati ai servizi per il lavoro.
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Inps
I NUMERI DEL WELFARE PER LE FAMIGLIE
L’Inps ha di recente reso disponibile l’Osservatorio sulle prestazioni a sostegno della famiglia, fornendo dati aggiornati per il periodo 2019-2023 su una serie di misure di welfare, tra cui Assegni al nucleo familiare, congedi di maternità e paternità , congedi parentali e bonus asilo nido.
Assegni al nucleo familiare (Anf)
Dal primo marzo 2022, gli Anf sono stati sostituiti dall’Assegno unico e universale. Pertanto, nel 2023, i beneficiari di Anf sono solo quelli appartenenti a nuclei con coniuge a carico.
Congedo di maternità e congedo parentale
Nel 2023, sono state 176.454 le lavoratrici dipendenti che hanno ricevuto l’indennità di maternità , con un incremento leggero (+0,6%) rispetto al 2022. I beneficiari di congedo parentale tra i dipendenti del settore privato hanno raggiunto circa 361.000 unità , segnando un aumento del +2,5% in confronto all’anno precedente.
Congedo di paternitÃ
In aumento anche i padri che hanno usufruito del congedo obbligatorio, che nel 2023 sono stati oltre 183.000 (+5,2%). Questo numero rappresenta il 64,5% dei potenziali beneficiari.
Prestazioni sociali
Nel 2023, l’assegno di maternità dello Stato ha visto un aumento del +35,9% dei beneficiari, mentre l’assegno di maternità dei comuni ha riscontrato un incremento più contenuto (+0,8%).
Permessi e congedi per disabilitÃ
I beneficiari di permessi per legge 104/1992 e di congedo straordinario sono aumentati, con una crescita del +18% per i permessi personali e del +14% per quelli di assistenza ai familiari.
Bonus asilo nido
Il numero di minori beneficiari del bonus asilo nido ha raggiunto 486.306 nel 2023, con un progresso del +13,6% e un importo medio di 203 euro per sette mensilità mediamente percepite.
Questi dati evidenziano l’importanza delle politiche di welfare a sostegno delle famiglie e il continuo impegno dell’Inps nel garantire supporto a chi ne ha bisogno.
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Carlo Pareto
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