Il consigliere comunale con delega al Turismo:«Il turismo continua a essere un settore molto rilevane dell’economia bolognese e anche un motore sociale importante. L’anno si è chiuso bene e fa ben sperare per il prossimo»
Il 2024 è alle spalle. Come si è chiuso per il turismo e per Bologna, Mattia Santori (consigliere comunale con delega al turismo ndr)?
«I dati consolidati ancora non li abbiamo ma possiamo già dire che sarà l’ennesimo anno con segno più, confermiamo quindi un trend positivo che riguarda tutte le città d’arte. Il turismo continua a essere un settore molto rilevane dell’economia bolognese e anche un motore sociale importante. L’anno si è chiuso bene e fa ben sperare per il prossimo».
Che aspettative riponete nel 2025?
«La cosa importante è che Bologna consolidi una strategia fatta di diversificazione e decongestionamento del centro storico. Oggi l’Appennino è tornato a fare bei numeri con quasi 2 mila skypass al giorno e gli alberghi sono pieni, poi arriveranno le manifestazioni culturali, a partire da Art City, e il grande sport con la Coppa Davis e le finali di Coppa Italia di volley maschile».
Che turisti riuscite a convogliare fuori porta? Sembra difficile farlo con quelli stranieri.
«Oggi più del 50% degli arrivi sono stranieri. E sul centro storico i quattro mercati di riferimento restano Stati Uniti, Spagna, Regno Unito e Germania. È chiaro che un turista straniero nei 3-4 giorni in cui sta a Bologna fa più fatica a scoprire ciò che c’è fuori, ma qualche sortita la registriamo. Nella navetta per il Corno alle Scale l’altro giorno c’erano due giapponesi, per dire. Iniziano gli italiani a scoprire un territorio vasto, ma quando questo ha servizi e attrattività è pronto per essere fruito da un turismo anche straniero».
Oggi Bologna come seduce i turisti?
«La combinazione di cibo, cultura e calore umano è unica. I feedback di chi è stato a Bologna sono di una città molto accogliente, geograficamente strategica e con quel mix di cultura e cibo perfetto per una città d’arte».
Quando riaprirà l’Asinelli?
«Speriamo a giugno, ma dipende dalla Garisenda».
Come andrebbe declinato il turismo guardando al futuro, perché sia un valore di crescita per Bologna?
«Le direttrici le conoscevamo già, ma quest’anno c’è stato uno scatto di consapevolezza: decongestionamento del centro storico unito a una professionalizzazione della ricettività, quindi a rendere più controllato e regolato il settore degli affitti brevi. Con l’introduzione del “Cin” (codice identificativo nazionale per gli affitti brevi, ndr) che obbliga a fare le cose per bene, stiamo già registrando un calo degli host che si trovano sulle piattaforme».
Per le keybox, seguirete l’esempio di Firenze?
«Il decreto Unesco è limitato ai centri storici. Preferiamo aspettare che arrivi una “pezza” normativa più solida dal governo centrale».
L’overtourism continua a non toccare Bologna o qualcosa sta cambiando?
«La percezione di overtourism per me va scontata e rispettata, ma dai dati che abbiamo non siamo nemmeno vicini a una situazione drammatica. Siamo molto consapevoli che non bisogna andare in quella direzione, ma siamo altrettanto fiduciosi sul fatto che siamo ben distanti dai numeri delle città colpite dal fenomeno».
Bologna si è scoperta città turistica forse troppo in fretta per averlo già metabolizzato.
«Il numero di turisti che arriva a Bologna ogni anno è sostenibile e anche gli effetti che il turismo ha su commercio, musei, spazi ed eventi sono positivi. L’unico risvolto negativo è la conflittualità che si crea con chi viene qui per studiare o lavorare. Ma il problema è più complesso».
Come influirà il Giubileo sul turismo bolognese?
«Ci sarà un effetto-Giubileo ma con numeri alla bolognese, cioè non ci sarà un’invasione ma sarà un fattore che influirà positivamente nel 2025. A partire dal fatto che abbiamo potuto alzare l’imposta di soggiorno».
Che incasso vi aspettate?
«Le prospettive sono di passare da 14 milioni a 18 milioni di incasso».
Come verranno investiti?
«Per l’80% in cultura».
Come consigliereste al Bolognese di leggere il turismo?
«Bologna è una città che vive di contaminazioni culturali esterne e il turismo va in questa direzione. Incontrarsi è nel Dna di questa città. In più non vanno dimenticate le ricadute positive per il commercio e la piccola imprenditoria».
Quali sfide attendono, in chiave turismo, Bologna?
«L’aeroporto, non all’altezza della destinazione turistica, e la resilienza ai lavori del tram che attraverseranno la città nel 2025, impattanti anche per chi si muove per eventi, congressi e visite».
Mete da riscoprire nel 2025?
«L’Appennino: il ritorno della neve gli sta rendendo tutta la sua bellezza. Nel 2025 si vedranno poi gli effetti degli investimenti fatti in questi anni. Sarà il suo anno».
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