Emergenza Xylella, il ministro promette un commissario ma gli agricoltori aspettano i ristori

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Scontro tra ministero e Regione Puglia sulla ragione per cui i sussidi da anni non arrivano. L’assessorato sollecita i pagamenti, il ministero spiega che non sono state fornite le informazioni necessarie. Ma nell’attesa, i piccoli coltivatori aspettano 75 milioni dal 2020. Le testimonianze: «Qui un’intera comunità è stata fatta a pezzi» 

Il giallo dei sussidi. Il ministero dell’agricoltura accusa la Regione Puglia di non aver fornito informazioni dettagliate sull’utilizzo delle risorse già assegnate e per questo di non poter procedere con i pagamenti. Ma nel frattempo annuncia la nomina di un commissario straordinario per risollevare le sorti dell’olivicoltura.

Durante il Forum organizzato la scorsa estate da Bruno Vespa nella sua masseria di Manduria, in Puglia, il ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida, aveva dato rassicurazioni alle aziende agricole locali che si sarebbe impegnato «a rendere più forti le colture dell’ulivo che in questo territorio da 14 anni vivono il dramma della Xylella». Eppure, alla fine dell’anno appena trascorso, l’assessore al ramo della regione Puglia, Donato Pentassuglia, ha comunicato di aver inviato un nuovo sollecito al governo Meloni per ottenere le risorse da redistribuire agli agricoltori.

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Secondo i conti fatti dall’Arif, l’agenzia regionale che dovrebbe poi trasferirli ai produttori, mancherebbero all’appello le risorse governative per finanziare gli indennizzi dei danni causati dalla Xylella – il batterio che dal 2010 distrugge a milioni gli ulivi pugliesi – per un ammontare di 52 milioni e 146 mila euro per il 2020, e di 23 milioni per il 2021.

Gli uffici del ministero dell’Agricoltura spiegano a Domani che «in base alla normativa europea, gli aiuti compensativi possono essere concessi esclusivamente per l’annata agraria in cui si è verificato il danno. E per le imprese che hanno impiantato nuove coltivazioni arboree e attuato misure per il contenimento e l’eradicazione dell’infezione, è prevista la possibilità di beneficiare di aiuti fino a un massimo di tre anni».

E sulle accuse della Regione Puglia, che lamenta il blocco delle erogazioni, secondo i tecnici del Maef «per valutare qualsiasi ulteriore richiesta di intervento compensativo, che non potrebbe andare oltre il limite triennale previsto da Bruxelles, la Regione Puglia dovrebbe prima fornire informazioni dettagliate sull’utilizzo delle risorse già assegnate». Le informazioni richieste dovrebbero includere i beneficiari degli interventi, la localizzazione delle aziende, l’entità dei contributi erogati, l’anno di riferimento e lo stato di attuazione degli interventi di ricostituzione del potenziale olivicolo. Insomma, è la Regione a essere inadempiente.

«Scaricabarile»

Chi ha ragione? Alfonso Cavallo, responsabile regionale di Coldiretti, si dice stanco di quello che definisce «un continuo scaricabarile tra governo e regione», e riconosce che quest’ultima ha sempre erogato i fondi che gli sono stati assegnati dai vari governi nell’ambito della legge sulle calamità naturali. «Questo il ministero lo sa perfettamente», dice Cavallo, e poi aggiunge che le ultime risorse sono state stanziate dalla ministra Bellanova, ormai qualche governo fa. Oggi l’uomo descrive una situazione in cui centinaia di imprese agricole chiudono i battenti ogni anno.

«Abbiamo 12 milioni di alberi secchi in tutta la Puglia, mentre, oltre agli indennizzi non riconosciuti, non vengono stanziate nemmeno le risorse per permettere la rigenerazione dei terreni, per gli espianti delle piante vecchie, e per i nuovi impianti». Racconta l’imprenditore: «La nostra azienda di famiglia, dal 2020, ha praticamente azzerato la produzione, i cento ettari di ulivi di cui disponiamo sono praticamente improduttivi. Così abbiamo scelto di diversificare, facendo diversi investimenti, i cui frutti, però, si vedranno tra qualche anno. Ma serve un intervento strutturale. Una rigenerazione del sistema a 360 gradi, paesaggistica, economica, ambientale», conclude.

«Abbandonati»

Gianluca Invidia è un imprenditore di 43 anni e, dal 2010 è il proprietario del frantoio “L’Ulivo” che si trova a San Pietro Vernotico, un comune del nord Salento al confine tra le province di Brindisi e Lecce. Siamo nel cuore di quel fazzoletto di terre che oggi assumono alla vista un aspetto spettrale a causa del disseccamento degli ulivi secolari, di quel processo inarrestabile che va avanti dal 2011 e che in questi ultimi giorni sta risalendo la Puglia verso la provincia di Bari.

Gianluca ha deciso di investire qui i suoi risparmi poco prima dell’avvento della “Xylella”, e di «quella conseguente isteria di massa che ha risvegliato i demoni nella mente e nel corpo della popolazione», come spiega il bel libro “La morte dei giganti” del giornalista Stefano Martella. Ora l’imprenditore si sente abbandonato dalle istituzioni. «A più livelli».

Precisa: «Qui un’intera comunità è stata fatta a pezzi, perché la filiera olivicola è costituita da vari attori, c’è il comparto agricolo fatto da agricoltori e produttori, ma c’è anche il settore della trasformazione come il nostro, e quello della meccanica, tutti hanno risentito della crisi; c’è un intero territorio a cui la politica non è stata capace di offrire soluzioni, e che è stato abbandonato». Continua Invidia: «A Squinzano è fallita una cooperativa che aveva duecento soci, tra Brindisi e Lecce sono spariti decini di frantoi, in un piccolo paese come Torchiarolo che viveva di olive, è stato calcolato che si sono persi trenta milioni di euro di fatturato».

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È la cartografia di un disastro. «Sono circa seimila le aziende che sono in attesa di ricevere i ristori, poiché il governo non ha sbloccato i fondi, ne soffrono in particolar modo i piccoli produttori agroalimentari, che già combattono con le regole europee e con un mercato nazionale che li penalizza fortemente», conferma Antonio Macchia, segretario regionale di Alpaa Puglia, l’Associazione sindacale di rappresentanza dei lavoratori e produttori agroalimentari.

Da parte sua, anche il ministero dell’agricoltura ha confermato il proprio impegno a sostenere le aziende agricole pugliesi con interventi strutturali volti a favorire la ripresa economica e produttiva del territorio, tra cui la possibilità di nominare un commissario straordinario. Lungo il solco della migliore tradizione italiana.

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