2025: le prospettive per il nuovo anno dei principali asset manager

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Un panorama complesso e variegato, influenzato da dinamiche geopolitiche e cambiamenti strutturali nei mercati globali. È questo lo scenario che ci attende alla soglia del 2025. Sebbene le previsioni suggeriscano una moderata crescita economica negli Stati Uniti e un graduale miglioramento in Europa, il contesto globale rimane condizionato da fattori di incertezza, come l’impatto delle politiche statunitensi, la direzione della ripresa cinese e le evoluzioni nei mercati emergenti.

Sul fronte dei mercati finanziari, si prevede un ampliamento delle opportunità per i titoli azionari, in particolare per quelli orientati al valore, nonché per i settori legati agli asset tangibili come l’industria e l’energia. Le obbligazioni ad alto rendimento e i prestiti bancari continuano a mostrare potenziale, mentre gli investitori dovranno affrontare una volatilità persistente legata alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti e alle politiche globali.

La transizione verso tassi di interesse più bassi, già iniziata in alcune regioni, potrebbe sostenere una ripresa dei consumi e degli investimenti, offrendo supporto a diverse asset class. Tuttavia, i mercati rimangono sensibili ai rischi inflazionistici residui e a possibili scossoni geopolitici, che potrebbero influenzare significativamente le strategie di portafoglio.

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E se da un lato potrà rivelarsi un anno di consolidamento per la crescita globale e di maggiore chiarezza sul futuro delle dinamiche economiche e finanziarie internazionali, senza dubbio richiederà approcci di investimento diversificati e attenti alle evoluzioni di medio termine.

Con i piedi ormai nel nuovo anno ecco quindi le prospettive economiche e finanziarie per il 2025 dei principali asset manager.

Karsten Junius, CFA, Chief Economist, J. Safra Sarasin

Per il 2025 si prospetta una situazione in cui i titoli value potrebbero sovraperformare per la prima volta dal 2022 e recuperare parte del terreno perso negli ultimi due anni. Un rialzo dei tassi, come previsto nel nostro scenario di base, sosterrebbe i titoli value. 

A nostro avviso, anche i rischi per i titoli value sono sbilanciati verso l’alto, in quanto la piena attuazione del programma fiscale, commerciale e di immigrazione di Trump potrebbe rievocare i ricordi del 2022, quando un’economia soggetta a vincoli di offerta fu colpita da uno shock della domanda. Ciò ha innescato un’impennata dell’inflazione e una corrispondente reazione della Fed. 

Il successivo aumento dei tassi reali è stato uno dei motivi principali per cui i costosi settori della crescita hanno ceduto, mentre i titoli value hanno resistito ragionevolmente bene. Si tratta di uno scenario di coda, ma non irrealistico se tutte le proposte di Trump venissero attuate.

Nikolaj Schmidt, Chief Global Economist, T. Rowe Price

Nei primi mesi del 2025 è probabile che l’economia globale veda un rallentamento. La buona notizia è che le banche centrali, in particolare la Bce, sono ben posizionate per rispondere rapidamente tagliando i tassi.

Nonostante la recente iniezione di stimoli da parte della Cina, il quadro macroeconomico nel Paese rimane incerto. Un eventuale rallentamento della Cina avrà un impatto sul resto del mondo, ma non su tutte le altre regioni allo stesso modo: la maggiore dipendenza dell’Europa dalle esportazioni manifatturiere significa che il crollo della crescita cinese le assesterà un colpo più duro rispetto agli USA.

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Grazie agli elevati tassi d’interesse, la Bce può concedersi il lusso di allentare rapidamente la politica monetaria e l’impatto sulla crescita sarà probabilmente visibile in tempi brevi. Il miglioramento delle prospettive per l’Europa potrebbe essere ulteriormente rafforzato qualora si verificasse un disgelo nel conflitto tra Russia e Ucraina.

Ken Orchard, Head of lnternational Fixed Income, T. Rowe Price

Nonostante la Federal Reserve abbia avviato il suo ciclo di allentamento monetario a settembre, se non effettuerà i tagli attesi dai mercati i rendimenti potrebbero salire. Nel reddito fisso, le obbligazioni high yield e i prestiti bancari rimangono i due settori con il maggior potenziale di generare significativi rendimenti nel 2025, così come le obbligazioni dei mercati emergenti.

Prevediamo una continua volatilità, sulla scia delle elezioni presidenziali statunitensi, che determinerà un allargamento degli spread creditizi rispetto ai livelli insolitamente ristretti registrati per la maggior parte del 2024. Tuttavia, non ci aspettiamo una recessione globale nei prossimi 12 mesi, e quindi l’allargamento degli spread dovrebbe essere relativamente modesto, considerato che i tagli dei tassi e la riduzione dei prezzi dell’energia continueranno a sostenere la crescita dei consumi e dell’economia. Gli spread creditizi potrebbero tornare a restringersi nel 2025, quando l’incertezza verrà meno e gli investitori avranno maggiore fiducia nell’economia.

Justin Thomson, Head of lnternational Equity, T. Rowe Price

La misura in cui gli shock dell’inflazione e dei tassi d’interesse del 2022 stanno rimodellando le dinamiche dell’azionario globale (ex USA) dovrebbe diventare più chiara nel 2025. Prevediamo che ci saranno maggiori prove di un ampliamento delle opportunità, a favore dei titoli value e delle small-cap.

All’interno dei mercati internazionali, i titoli value sono stati scambiati a sconto rispetto ai titoli growth, ma è probabile che la situazione cambi. Le aziende in più rapida crescita nel periodo successivo alla crisi finanziaria globale sono state le società tecnologiche statunitensi, i cui modelli di business sono stati costruiti attorno agli asset immateriali. Prevediamo che il prossimo periodo sarà caratterizzato da una maggiore domanda di asset tangibili, a sostegno di settori come l’industria, l’energia e i materiali, che sono tipicamente orientati al valore.

Johanna Kyrklund, Group Chief Investment Officer, Schroders

Abbiamo già parlato in passato del cambiamento del regime di investimento: il passaggio a un mondo multipolare, politiche fiscali più proattive e tassi di interesse più elevati rispetto all’ultimo decennio. 

Cosa significa questo per i mercati nel 2025? Lasciando da parte i rischi politici, il contesto economico rimane favorevole. L’inflazione si è mossa nella giusta direzione e i tassi di interesse sono in calo negli Stati Uniti e in Europa. Ci aspettiamo un atterraggio morbido e la nostra previsione è che la crescita riaccelererà nel corso del 2025.

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Nel complesso, riteniamo che le condizioni siano favorevoli per ottenere buoni rendimenti nel 2025, ma ci saranno sfide da affrontare. Un approccio diversificato, che guarda a tutte le regioni e le asset class, può contribuire a rendere i portafogli più resilienti, indipendentemente da ciò che ci riserva l’anno a venire.

Alex Tedder, Co-Head of Equities, Schroders

L’indice S&P 500 è in rialzo del 25% in dollari USA da inizio anno e l’indice MSCI All-Country World è salito del 18% (rendimento totale, alla chiusura del 20 novembre 2024, fonte: FactSet). Si tratta di rendimenti spettacolari, soprattutto in un anno che è stato oscurato dai conflitti in Ucraina e in Medio Oriente e da altre turbolenze politiche.

I fattori alla base della forza dei mercati azionari quest’anno sono stati i risultati degli utili, in particolare negli Stati Uniti, e l’ottimismo degli investitori sul fatto che questa tendenza possa protrarsi nel 2025.

Per il momento, riteniamo che i titoli azionari globali, nonostante le valutazioni elevate, possano continuare a registrare un andamento piuttosto positivo grazie a un contesto economico relativamente favorevole. Guardando più avanti, tuttavia, le prospettive sono meno certe.

Tom Wilson, Head of Emerging Market Equities, Schroders

Le prospettive per l’azionario dei mercati emergenti sono condizionate dall’incertezza relativa all’impatto di un’amministrazione Trump. Le valutazioni, escludendo India e Taiwan, sono sostanzialmente convenienti, ma i mercati stanno affrontando un periodo di incertezza.

In Cina, a settembre si è registrato un passo verso un sostegno politico più coordinato e determinato. Tuttavia, la politica monetaria rimane rigida e il seguito della politica fiscale ha deluso i mercati. Si prevede che il ciclo commerciale si attenuerà fino al 2025 e la Cina dovrà ora affrontare il rischio di dazi da parte dell’amministrazione Trump. In generale, riteniamo che ora vi sia un sostegno politico più forte per l’economia e il mercato cinese. Gli annunci politici possono guidare il mercato e il posizionamento rimane relativamente favorevole: gli investitori esteri rimangono sottopesati sul mercato e i saldi di liquidità interni sono elevati. 

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In conclusione, nel breve periodo, ci sono tre aree chiave di incertezza: l’impatto dell’amministrazione Trump, lo slancio dell’IA e il sostegno della politica cinese. Le valutazioni in molti mercati sono però sostanzialmente convenienti, così come le valute dei mercati emergenti. Molto è già prezzato e un contesto di stress o incertezza potrebbe offrire opportunità per aumentare le esposizioni nei prossimi mesi.

Andy Acker e Dan Lyons, Portfolio Manager, Janus Henderson

Con un colpo di scena a sorpresa all’ultimo momento del ciclo elettorale statunitense, i titoli del settore sanitario – che per gran parte del 2024 hanno evitato i riflettori della politica – sono stati colpiti dalle crescenti preoccupazioni per i potenziali cambiamenti significativi della politica sanitaria sotto l’entrante amministrazione Trump.

La svolta è avvenuta quando il presidente eletto Donald Trump ha nominato Robert F. Kennedy Jr. a capo del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani, che sovrintende alla Food and Drug Administration (FDA), ai National Institutes of Health (NIH), ai Centers for Medicare & Medicaid Services (CMS) e ad altri dipartimenti correlati. Kennedy è noto per le sue posizioni radicali, tra cui lo scetticismo nei confronti dei vaccini e dell’industria biofarmaceutica, e la notizia della nomina ha provocato il crollo dei titoli del settore sanitario.

La nomina di Kennedy non è garantita e potrebbe richiedere la conferma fino al primo trimestre del 2025, con potenziali cambiamenti di politica solo in seguito. Nel frattempo, gli operatori di mercato dovranno soppesare la gamma di possibili esiti della nomina, che probabilmente creerà un periodo di elevata incertezza per il settore.

Marc Pinto, Head of Americas Equities, Janus Henderson

Nel 2024, i rendimenti azionari hanno finalmente iniziato ad andare oltre i Magnifici 7 includendo altre aree del mercato. Riteniamo che questo allargamento possa continuare nel 2025, grazie alla crescente fiducia nella possibilità di evitare un atterraggio duro dell’economia, in particolare negli Stati Uniti, e al cambiamento delle dinamiche geopolitiche. A nostro avviso, si tratta di una buona notizia per gli investitori attivi. La predominanza dei Mag 7 nell’indice S&P 500® significa che molte altre aree del mercato azionario sono ora scambiate a sconto. Le valutazioni interessanti, insieme al potenziale di allentamento dei tassi e alla forte crescita degli utili, potrebbero offrire nuove opportunità di rendimento agli investitori nel 2025.

Gli utili dovrebbero essere un altro punto di riferimento per gli investitori. A livello globale, gli utili sono destinati a crescere nel 2025 in un contesto economico generalmente positivo. Ma riteniamo che gli aumenti di produttività guidati dalle nuove applicazioni dell’intelligenza artificiale e l’innovazione possano essere la chiave per determinare quali aziende soddisfino o superino queste aspettative e quali no.

Clément Inbona, Fund Manager, La Financière de l’Échiquier

L’Avvento si distingue per il tradizionale esercizio di proiezioni nel settore finanziario, un rituale cui si sottopongono banche, gestori patrimoniali e società di ricerca economica. Le prospettive per il 2025 sembrano raccogliere il consenso dei più. Crescita dinamica negli Stati Uniti, attività economica sottotono in Europa, inflazione globalmente sotto controllo e quindi politiche monetarie accomodanti sembrano essere i comuni denominatori degli scenari finora elaborati.  Osserviamo, di conseguenza, una preferenza per i titoli azionari statunitensi, in particolare per quelli legati al Trump bump, o un interesse per le obbligazioni societarie sensibili sia a un calo dei tassi sia a una crescita globale dinamica.

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Eppure, a essere spesso ribaltato è proprio il consenso unanime, con notevoli conseguenze sui mercati finanziari. Consideriamo alcune ipotesi alternative che potrebbero far deragliare questo scenario ben oliato. Sul fronte geopolitico, immaginiamo che il presidente Trump, appena insediatosi, porti la Russia e l’Ucraina al tavolo dei negoziati e che subentri una pace duratura a un primo confronto teso. Questo sviluppo consentirebbe alle azioni europee di recuperare velocemente lo sconto registrato rispetto ai titoli statunitensi. Il 2025 diventerebbe quindi l’anno (tanto atteso) dell’Europa.

Marc Stacey, BlueBay Senior Portfolio Manager, RBC BlueBay

Dal punto di vista dei fondamentali, le prospettive sono state solide e continuano a sembrare molto favorevoli nel 2025. Cosa significa questo per le performance? La nostra strategia di punta che si concentra prevalentemente sui finanziari ha reso il 13%. Si tratta di una netta sovraperformance rispetto ad altre asset class a reddito fisso. Se lo confrontiamo con l’high yield, ad esempio, la sovraperformance è di circa il 3%, con i mercati emergenti di circa il 5,5% e con l’investment grade globale di circa il 9%. Il settore finanziario è quindi un netto vincitore rispetto alle altre asset class a reddito fisso. I fondamentali lo hanno giustificato e lo abbiamo sicuramente visto nelle performance nel corso del 2024.

Guardando al 2025, pensiamo che persisteranno molti dei temi che ci sono piaciuti nel corso del 2024. Ci aspettiamo che la crescita degli Stati Uniti si aggiri intorno al 2,5%, una percentuale in qualche modo simile a quella che mostra attualmente la previsione Nowcast della Fed di Atlanta, e una crescita europea compresa tra lo 0,5% e l’1%.

Certamente è una crescita un po’ più bassa, ma è comunque molto positiva, in un contesto favorevole al credito. Se pensiamo ai tassi e alla traiettoria della politica monetaria, riteniamo improbabile che la Fed sia in grado di tagliare i tassi andando più lontano da dove è oggi, forse attorno al 4%, mentre la Bce probabilmente sarà più vicina al 2,5% nel corso del 2025.

Vincent Mortier, Group CIO, Amundi 

Nel 2025 sarà fondamentale cogliere le opportunità offerte dagli asset rischiosi, bilanciando al contempo i rischi di inflazione. Gli investitori dovrebbero ampliare l’esposizione azionaria oltre le mega-cap statunitensi, cercare reddito tra gli asset liquidi e illiquidi e implementare le coperture in un mondo più frammentato.



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