Joe Biden e l’ultima visita (da Presidente) a Roma

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Martedì 7 gennaio – Il futuro al Ces di Las Vegas

Nel deserto del Nevada una grande fiera dell’elettronica di consumo è diventata, oramai da tempo, il punto di riferimento per le novità tech che arriveranno e il luogo dove si dà appuntamento l’innovazione mondiale. Sarà per la data che ne fa il primo grande evento dell’anno, sarà per i contenuti, comunque bravi gli americani: hanno costruito un giocattolino che tutti vorrebbero maneggiare. Dall’Italia saranno 46 le startup in arrivo, con il supporto dell’Ice, attive nei più svariati settori, dall’economia alla salute, dal gaming ai gioielli. Come sarà il mondo tra cinque anni? Chi può dirlo! Forse solo qualcuno che ha fatto un giro a Las Vegas.      

Mercoledì 8 gennaio – Minute della Fed

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Da una parte l’uomo che vorrebbe sempre i tassi bassi, un po’ come negli anni Duemila. Quell’uomo si chiama Donald Trump e sta per tornare al potere. Dall’altra il banchiere che non teme di andare allo scontro. Jerome Powell, presidente della Fed anche stavolta potrebbe fare arrabbiare il politico, ma sembra non curarsi di ciò. Dalla lettura delle Minute della Fed, in arrivo oggi, capiremo un po’ meglio il livello di dibattito (scontro?) dentro la Banca centrale Usa che potrebbe limitare a un paio i tagli lungo il nuovo anno, in attesa di vedere gli effetti. Una cosa è sicura: Trump e Powell non si amano e non si stimano: il conflitto è destinato a durare.

Giovedì 9 gennaio – Un americano a Roma

Per la morte dell’ex presidente Jimmy Carter, oggi l’America resterà in lutto nazionale, chiusa anche Wall Street. Sarà un lutto a distanza per Joe Biden che mantiene un’agenda con una serie di incontri a Roma, da Sergio Mattarella alla premier Giorgia Meloni, fino a papa Francesco, appuntamento fondamentale nell’anno del Giubileo per il presidente Usa, un cattolico che tra pochi giorni lascerà la carica. Biden avrà modo di tastare il polso della situazione, verificando tra gli alleati italiani quanto sia robusto l’allineamento sui dossier da passare al suo successore.            

Giovedì 9 gennaio – Il Libano ci riprova

Da più di due anni, il Parlamento non riesce a eleggere un nuovo presidente. Terminato nell’ottobre 2022 il mandato di Michael Aoun che peraltro era stato eletto dopo 46 tentativi, il Libano è senza il suo più alto rappresentante. Che deve essere un cristiano maronita così come la carica di presidente del Parlamento va a un musulmano sciita, in questo caso e oramai da più di trent’anni, Nabih Berri capo del movimento Amal. Così avanti con assegnazioni di incarichi e poltrone (il premier dev’essere sunnita) da far impallidire il nostro manuale Cencelli. Sempre sull’orlo di una nuova guerra civile o dissoluzione statale, il Libano è vaso di coccio tra potenze regionali che fanno il bello e il cattivo tempo. Ma anche per Beirut il 7 ottobre (2023) è cambiato tutto. Le operazioni militari di Israele contro Hezbollah e il rovesciamento del regime di Damasco potrebbero portare a una maggiore stabilità nell’area? Trovare l’accordo per il nuovo presidente in Libano sarebbe un bel segnale.          

Giovedì 9 gennaio – Gli Usa contro Tik Tok

La giornata di oggi potrebbe marcare una svolta nella lunga vertenza. La Corte Suprema ascolta l’appello presentato da ByteDance, la società cinese che controlla Tik Tok negli Stati Uniti. Per Pechino, è illegittima la legge (voluta da Joe Biden) che impone alla casa madre la cessione del controllo sul social network più diffuso tra i giovani. Il motivo? Secondo gli Usa non sarebbe altro che uno strumento in mano al Partito comunista per controllare e (in futuro) orientare la volontà dei cittadini americani. Insomma, il giochino dei video come sistema di controllo occulto e potente. Tra i due litiganti si è già inserito Donald Trump: vorrebbe tempo (dalla Corte Suprema) per arrivare a una soluzione pacifica della disputa. In che modo? Nessun lo sa, il finale è a sorpresa.           

Sabato 11 gennaio – Cinque anni da Covid

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Aveva 61 anni, frequentava il mercato, abitava a Wuhan. Cinque anni fa, a causa di una polmonite atipica è morto e le autorità cinesi lo hanno reso noto al mondo. Tra imbarazzo, sorpresa e molte reticenze, Pechino ha cominciato ad alzare il velo su di un virus che stava già circolando rapidamente. Troppo rapidamente. Il coronavirus della Sars, ribattezzato Covid 2019 era così entrato sul palcoscenico della Storia: dalla Cina verso il resto del mondo, Italia in primis, nel giro di poche settimane. Dopo cinque anni, niente è rimasto com’era prima. Davvero oggi, il mondo è un luogo del tutto diverso.



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