Vittima un ex poliziotto piacentino che è andato a fondo:«Ho telefonato al 112 e purtroppo erano riusciti a clonare pure il numero della centrale». Telefonate mirate a carpire assensi per nuovi contratti
Il telefonino squilla. «Pronto? Signor… Siamo i carabinieri». Ma non è vero. Ha tutti i contorni di un tentativo di truffa telefonica quella che è capitata ad un poliziotto della questura di Piacenza in pensione da qualche giorno. È lo stesso ex agente a raccontate quanto gli è accaduto: «Poco prima delle 14 di giovedì 2 gennaio ho ricevuto una telefonata proveniente dal numero del centralino dei Carabinieri di Piacenza. Una voce maschile, dal tono sospetto e forse in falsetto, si è presentata come colonnello “tal-dei-tali”. Anche se gli ho chiesto di ripetere il cognome, non sono riuscito a comprenderlo».
Poi, la persona dall’altro capo del telefono, senza giri di parole, gli ha chiesto se avesse subìto tentativi di truffa. «Ho risposto di “no”. Ma a questo punto ha riformulato diverse volte la domanda, come se volesse in qualche modo farmi pronunciare un “sì”», spiega. Questo stratagemma è ormai noto: i truffatori registrano il consenso delle vittime per poi utilizzarlo come approvazione fittizia per contratti telefonici o altre operazioni fraudolente. «Pertanto, insospettito da quel comportamento, l’ho interrotto e gli ho detto che se aveva bisogno poteva farmi convocare direttamente in caserma dove avrei risposto alle domande. Ma l’interlocutore ha riagganciato bruscamente». L’ex poliziotto ha quindi immediatamente composto il 112 per segnalare quanto gli era appena successo. «Dopodiché, ho voluto richiamare quel numero di telefono che mi aveva insospettito». Ed è qui che è arrivata la sorpresa: «Era il numero del centralino dei carabinieri di Piacenza. Al militare ho riassunto quanto mi era successo e ovviamente in quel momento mi sono reso conto che colui che mi aveva telefonato era riuscito in qualche modo a clonare il numero di telefono dei carabinieri di Piacenza».
Quanto avvenuto a questo ex poliziotto ha tutte le sembianze di essere un tentativo di truffa già messa in atto anche altrove, come ad esempio a Fano nei giorni scorsi, dove la trappola tecnologica ha preso di mira amministratori condominiali e commercialisti, o nel riminese già nell’inverno scorso. Lo scorso 30 dicembre, un 74enne di Tortolì, in provincia di Nuoro in Sardegna, ha segnalato ai carabinieri di aver ricevuto una chiamata da una persona che si era qualificata come carabiniere della Compagnia di Nuoro. Il truffatore, usando la cosiddetta tecnica dello spoofing telefonico per far apparire autentico il numero della caserma, ha tentato di raggirare la vittima mettendola al corrente di una (falsa) indagine contro direttori di banca accusati di truffare correntisti prelevando indebitamente grosse somme di denaro dai conti correnti. Sostenendo di voler proteggere i suoi risparmi, ha chiesto alla vittima di effettuare un bonifico di centomila euro. Resosi conto della potenziale truffa, l’uomo ha contattato i carabinieri (quelli veri), che gli hanno fornito istruzioni di non effettuare alcuna operazione e di sporgere querela per avviare le indagini per identificare i responsabili.
In caso di dubbi, il consiglio è di contattare subito il 112, ma utilizzando un altro dispositivo. Questo perché la tecnica utilizzata dai truffatori, nota come spoofing, potrebbe mantenere aperta la linea anche dopo che la chiamata sembra conclusa. Così, componendo un nuovo numero dallo stesso dispositivo, si rischia che la telefonata venga intercettata dai malfattori. Lo spoofing è una tecnica utilizzata da cyber-criminali per appropriarsi di dati personali, coordinate bancarie, informazioni sensibili e credenziali di accesso delle vittime. Attraverso questa tecnica, i malfattori riescono a far apparire sul display del destinatario numeri di telefono affidabili, come quelli di banche o di enti pubblici e persino delle forze dell’ordine.
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