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Uno degli atti e dei conseguenti provvedimenti più importanti del Governo Meloni è relativo alla sostituzione del Reddito di cittadinanza con l’Assegno di inclusione (Adi) e, collegato a esso, il Supporto per la formazione e il lavoro, i cui ultimi dati pubblicati risalgono al luglio 2024, e oggi tornati alla ribalta in occasione della Legge di bilancio 2025 che ha aperto una finestra su questi strumenti. Infatti, con approccio scientifico si aspettano le motivazioni che hanno portato il Governo ad allargare la platea dei beneficiari, fermo restando che sicuramente lo strumento del monitoraggio e dell’impatto dei provvedimenti assunti risponde ad almeno due obiettivi: misurarne l’effetto (obiettivo raccomandato dall’Ue al fine di rispettare la trasparenza e delle linee guida dei fondi del Pnrr), programmare un eventuale sistema strutturale e non legato ai bilanci annuali poiché sia il sostegno alle famiglie che la ricerca del lavoro che gli strumenti di accompagnamento all’occupazione sono obiettivi fondamentali per un Paese che punta a superare la situazione economica stagnante.
Con un emendamento alla Legge di bilancio l’Assegno di inclusione continuerà, anche nel 2025, a supportare le famiglie con almeno una persona che si trova in una condizione di vulnerabilità: minori, over 60 anni o, ancora, soggetti con invalidità superiore al 67%. Anche chi ha carichi di cura – come nel caso di chi deve assistere un familiare invalido o un bambino piccolo – può avere diritto al sussidio e anche le persone che sono seguite dai servizi sociali o sanitari per motivi di salute. Il Governo ha allargato il numero di persone che potranno ricevere questo aiuto, e più famiglie possano accedere al sostegno economico aggiungendo risorse a quelle precedentemente stanziate. È legittimo domandarsi se sono state spostate risorse da altre voci di bilancio o sono risorse rimaste dal precedente bilancio preventivo poiché una delle principali modifiche riguarda i requisiti per accedere all’Assegno, che dipendono da due fattori: l’Isee e il reddito familiare.
Oggi, per ottenere l’Assegno di inclusione, l’Isee del nucleo familiare non deve superare i 9.360 euro. Con la nuova versione del 2025 questa soglia sale a 10.140 euro. E così il reddito familiare massimo, che oggi è di 6.000 euro, aumenterà a 6.500 euro. Per le famiglie composte esclusivamente da persone over 67 o da persone con invalidità, la soglia di reddito familiare sarà più alta, passando da 7.560 a 8.190 euro. Ora l’importo massimo che si può ottenere è di 780 euro al mese, una cifra che include sia la parte di integrazione al reddito, sia quella per il rimborso dell’affitto per chi vive in locazione. Con il nuovo Assegno di inclusione, il massimo mensile di integrazione al reddito salirà a 541,67 euro per una persona che non ha altri redditi. Per le famiglie che oggi beneficiano della Pensione di cittadinanza (ovvero quelle composte solo da persone over 67), l’importo passerà da 630 euro a 682,50 euro al mese.
Anche il rimborso per chi vive in affitto subirà un cambiamento. Attualmente, le famiglie che non sono composte da soli over 67 ricevono 250 euro al mese per l’affitto, mentre quelle con solo over 67 ottengono 150 euro. Queste cifre aumenteranno: 303,33 euro al mese per chi ha membri vulnerabili in famiglia, e 162,50 euro per i nuclei con solo over 67.
Per il Sfl siamo sempre fermi al settembre 2024 su dati Inps: sono state 96 mila le persone che hanno fatto domanda peraltro accolta. Ricordiamo che i due strumenti sono strettamente collegati e revisionabili se vengono a decadere le condizioni di accesso. Nella lettura dei dati dell’Osservatorio si rileva positivamente un numero maggiore di donne che hanno beneficiato a maggio 2024 del Sfl e probabilmente questo è un elemento che ha permesso ai dati generali dell’occupazione di Istat di annoverare un lieve aumento anche delle lavoratrici anche se, appunto come già notato, sono le donne delle coorti a maggioranza dai 45 anni ai 59 che entrano nel mercato del lavoro e rimangono e pochissime le giovani e tra loro le madri che peraltro sempre più lasciano il lavoro come ci dice il rapporto dell’ispettorato nazionale sulle dimissioni sul lavoro a causa di inconciliabilità tra lavoro e famiglia.
Dunque, aspettando i dati del secondo semestre 2024 per capire il trend dei due strumenti oggi qui analizzati, il nostro obiettivo oltre alla trasparenza tanto invocata è la possibilità che entrambi incidano qualitativamente sul mercato del lavoro per poter superarne lo stanziamento legato al bilancio annuale e dunque precario e porlo strutturalmente a presidio delle politiche attive.
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