le 10 nuove tendenze food

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Forse con le feste appena trascorse non siete ancora pronti a sentir parlare di cibo, ma queste tendenze del food è meglio conoscerle subito perché andranno a ispirare tanti viaggi nel 2025 appena iniziato. Anche perché, si sa, il cibo fa parte dell’identità di ogni Paese, ne racconta la storia e il desiderio di rinnovamento: e sono proprio questi due elementi, tradizione e tecnologia, che si uniranno per offrirci esperienze sempre più immersive e sostenibili.

A raccontarci i nuovi trend è il “Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano”, documento di riferimento in Italia curato da Roberta Garibaldi, docente all’Università di Bergamo e presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico. Tra questi spicca un desiderio sempre più diffuso di autenticità e un impulso condiviso di proteggere il pianeta e avvicinarsi alla natura in modo consapevole. Ad aiutarci in questo percorso ci saranno anche i social media e l’intelligenza artificiale.

Esperienza da vivere in ogni viaggio

Chi viaggia lo sa bene: visitare una destinazione significa anche immergersi nella sua cultura gastronomica e, secondo i dati raccolti, quella del cibo è una delle esperienze più desiderate. Nel breve periodo (ottobre 2024 – marzo 2025), le esperienze legate al cibo hanno pesato rispettivamente il 15,3% rispetto al 16,6% di quelle in natura e il 14,7% di quelle culturali. Il 70% degli italiani, per esempio, ha dichiarato di aver svolto almeno una vacanza negli ultimi tre anni con motivazione primaria il cibo, il vino e l’olio.

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Per valutare questi dati sono stati analizzati anche i sociali media: il rapporto ha messo in evidenza il ruolo centrale del cibo come esperienza durante i viaggi sottolineando l’utilizzo massivo dell’hashtag #Food, che si trova in circa 250 milioni di post pubblicati su Instagram, mentre il 38% degli utenti della piattaforma guarda contenuti legati al cibo e il 27% li condivide.

Crescita delle mete minori e delle destinazioni rurali

Tra i trend di viaggio del 2025 spicca la tendenza a ricercare mete meno conosciute come risposta al fenomeno dell’overtourism. Questo si riflette anche nel campo del turismo enogastronomico: in Italia significa che molte persone saranno attratte da destinazioni rurali e piccoli borghi, un dato accertato dall’analisi dei pernottamenti dei turisti stranieri per tipologia di destinazione nel 2023. Il 20,7% del totale (pari a 48,5 milioni) si concentra soprattutto nelle aree rurali e nei borghi dell’entroterra.

Le destinazioni più amate in questo senso sono l’Umbria e la Toscana, quest’ultima ai vertici anche tra le regioni italiane più visitate con motivazione enogastronomica. Inoltre, aumenta la richiesta delle destinazioni rurali come desiderio di staccare dalla frenesia digitale e dall’isolamento che spesso ne consegue per riconnettersi e ristabilire relazioni sociali riscoprendo il piacere della semplicità e della lentezza.

Enoturismo multiprodotto e multisensoriale 

Tra le tendenze food del 2025 assistiamo a una trasformazione nel modo di fare enoturismo. Se da una parte continuano a spopolare degustazioni e visite ai vigneti, dall’altra cominciano a emergere nuove tipologie di scoperta che permettono di vivere i luoghi in modo coinvolgente, soprattutto per attirare i turisti della generazione Z. Quest’ultimi, infatti, appaiono disinteressati alle proposte tradizionali e ricercano esperienze attive (trekking o vendemmia attiva) e itinerari a tema vino.

La Generazione Z, quindi, diventa un target verso cui sperimentare proposte creative, immersive, sostenibili e multisensoriali che reinterpretano la cultura del vino.

Le nuove “tribù” gastronomiche

Non tutti i turisti ricercano la stessa esperienza enogastronomica, un fattore che diventa sempre più evidente. C’è chi vuole sperimentare, chi divertirsi, chi prendersi cura di sé o vivere esperienze culturali significative. Questi interessi specifici hanno permesso di suddividere i viaggiatori in 5 categorie: ricercatori, festaioli, intellettuali, figli dei fiori ed edonisti.

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I ricercatori sono coloro che viaggiano per provare nuove esperienze enogastronomiche, entrare in contatto con la comunità locale e immergersi nella cultura della meta visitata. Prediligono proposte culinarie (76,4%) e le visite ai luoghi di produzione, oltre che bed & breakfast (49,5%) e agriturismi (35,2%). I festaioli si avvicinano con una certa “leggerezza” all’enogastronomia, vista come una scusa per stare in compagnia e divertirsi.

Gli intellettuali, invece, desiderano arricchire il proprio bagaglio culturale privilegiando ristoranti tradizionali (59%) e locali storici (35,6%). I figli dei fiori vedono nel viaggio enogastronomico un’occasione per pensare al proprio benessere psico-fisico e volersi bene, ricercando proposte che uniscono il cibo al wellness (65,3%). Infine, gli edonisti sono turisti che decidono di compiere un viaggio enogastronomico per concedersi un lusso, optando soprattutto per ristoranti gourmet e alberghi a tema cibo, vino e olio.

Vivere gli eventi

Tra i trend emergenti si evidenzia un maggiore interesse verso gli eventi stagionali o culturali legati al territorio. Il turista non si accontenta di provare i sapori tipici, ma vuole viverli partecipando attivamente a momenti che celebrano il legame tra cibo, natura e cultura nella destinazione che sta visitando.

In Italia ne abbiamo tantissimi che intrecciano tradizioni agricole e cultura locale, dalla vendemmia, che diventa occasione di esperienza turistica con percorsi che includono la raccolta delle uve, degustazioni in vigna e cene tra i filari, alle fiere del tartufo, come quelle di Alba o San Miniato. I turisti italiani, in particolare, sono interessati anche a prodotti diversi da vino, birra e cibo in senso generico come formaggio, produzioni biologiche e olio EVO.

Inoltre, tra gli eventi più attesi del 2025, c’è “The World’s 50 Best Restaurants” che si terrà per la prima volta a giugno in Italia, nella città di Torino.

Viaggi enogastronomici ispirati da social e serie tv

I social network stanno modificando il modo in cui scegliamo cosa acquistare e dove andare in vacanza. La Generazione Z utilizza soprattutto Instagram (70,2%), TikTok (48,9%) e YouTube (38,3%), mentre i Millenials preferiscono Facebook. Per le generazioni precedenti i social pesano meno e continuano a prediligere riviste e guide specializzate.

Oltre ai social media, altre fonti di ispirazione online sono i siti web che parlano di turismo ed enogastronomia (29,2%) e il portale Tripadvisor (28,4%). Fra le altre in crescita ci sono anche i programmi e/o serie televisive dedicate all’enogastronomia (25%).

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Inoltre, serie televisive e produzioni cinematografiche si confermano fonti d’ispirazione per l’organizzazione di viaggi nei luoghi in cui sono state girate. Tra gli esempi recenti più famosi ci sono Emily in Paris e The White Lotus.

AI per costruire il viaggio

L’intelligenza artificiale sta entrando sempre più nelle nostre vite quotidiane, aiutandoci anche nella pianificazione dei viaggi. Analizzando una grande quantità di dati e utilizzando algoritmi per valutare le preferenze individuali dei viaggiatori, l’AI permette alle piattaforme di suggerire itinerari enogastronomici su misura, adattando le proposte ai gusti personali, alle restrizioni dietetiche e ai budget.

In questo modo, l’AI diventa uno strumento utile non solo ai turisti, ma anche ai ristoratori stessi i quali saranno in grado di prevedere le preferenze dei clienti, offrendo esperienze gastronomiche sempre più in linea con le loro aspettative. Inoltre, l’intelligenza artificiale potrebbe aiutare a ridurre i tempi di attesa e migliorare la qualità complessiva del servizio.

Enogastronomia, valore aggiunto per la ricettività

L’enogastronomia assume un ruolo sempre più importante anche negli hotel: se nei primi anni 2000 questo servizio era visto come mero costo operativo, oggi il 40% degli alberghi italiani dispone di un ristorante interno. Nell’ambito del fine dining, per esempio, 158 ristoranti stellati Michelin (il 40% del totale) sono ospitati all’interno di strutture alberghiere.

Si tratta di un trend in crescita perché ricco di opportunità soprattutto per gli alberghi che possono migliorare il proprio brand e diversificare le entrate attraverso eventi e catering. Di conseguenza, questi ristoranti diventano veri e propri ambasciatori del territorio, con una crescente attenzione verso l’utilizzo di ingredienti locali e approcci sostenibili, esattamente quello che i viaggiatori contemporanei ricercano.

Il paesaggio ritrovato

Nel 2025 il paesaggio occuperà un ruolo chiave nella scelta di una destinazione. Il 59,3% dei turisti coinvolti nell’indagine ha indicato il “godimento del paesaggi rurali” come uno dei motivi principali per cui hanno viaggiato negli ultimi 3 anni. In generale, il 55,3% ha indicato il paesaggio come un forte elemento di interesse nella realizzazione di viaggi futuri.

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Si tratta di una tendenza importante soprattutto in Italia, dove le zone rurali e le attività agricole sono fortemente minacciate compromettendo equilibri costruiti nel tempo grazie al lavoro e alla presenza di agricoltori, allevatori e pastori. Com’è stato dichiarato anche nel Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano: “I paesaggi rurali non sono solo spazi estetici, ma rifugi bioculturali in cui le comunità locali, attraverso pratiche agricole e conoscenze tradizionali, hanno storicamente plasmato il territorio, mantenendo il paesaggio e la biodiversità locale”.

Gastrodiplomacy, il cibo per unire

Infine, l’ultima tendenza parte dal presupposto che il cibo sia una “lingua universale”, in grado di superare le barriere linguistiche, culturali e politiche. In un periodo storico dove conflitti e tensioni geopolitiche sono molto presenti, le esperienze culinarie si presentano come uno spazio neutrale dove comunicare e costruire ponti tra nazionalità.

Nel rapporto viene dichiarato che “gli scambi enogastronomici, espressi sia attraverso viaggi che mediante eventi culturali e manifestazioni dedicate, possono contribuire a ridefinire le relazioni internazionali, sostenendo la costruzione di un dialogo inclusivo e democratico”.

È così che il turismo enogastronomico diventa un canale importante attraverso cui sostenere processi di riconciliazione. “Nei momenti di crisi, il cibo può essere utilizzato per ricordare che, nonostante le divisioni, esistono elementi comuni che uniscono i popoli“.





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