Uno dei problemi, certamente non secondario, è quello del “dopo” ovvero di ciò che un detenuto deve aspettarsi una volta scontata la pena e uscito dal carcere.
Problema che le detenute della casa circondariale di Taranto hanno prospettato al sen. Mario Turco nel corso della visita che questi ha compiuto nella mattinata del 4 gennaio all’interno dell’istituto di pena nello specifico nella sezione femminile della casa circondariale.
Accompagnato dal coordinatore provinciale del M5S, Francesco Nevoli, e dal rappresentante del gruppo territoriale di Taranto, Gregorio Stano, oltre che dalla responsabile dell’ufficio comunicazione Annagrazia Angolano, il parlamentare e vicepresidente pentastellato è stato accolto dal direttore, Luciano Mellone, e dalla vicedirettrice, Nicoletta Siliberti, della casa circondariale oltre che dal Primo dirigente della Polizia penitenziaria Belisario Semeraro.
Maggiore assistenza all’interno dell’istituto di pena per quello che concerne il reinserimento lavorativo: questa è stata, dunque, la prima istanza che le detenute hanno sottoposto all’attenzione del sen. Turco. Poi il problema, ormai cronico, della vita all’interno della struttura carceraria che deve fare i conti con il sovraffollamento e la ristrettezza degli spazi vitali all’interno delle celle aspetto, quest’ultimo, che si acuisce nel caso di donne detenute insieme ai rispettivi figli in tenera età.
«Come forza politica è da tempo che chiediamo la soluzione al sovraffollamento delle carceri, qui a Taranto a fronte di una capienza di circa 500 persone ne sono detenute 950, quasi il doppio. Così come spingiamo per combattere la carenza del personale, sia amministrativo che sanitario, degli organici della stessa Polizia penitenziaria», ha dichiarato il sen. Turco a margine della visita che è stata anche l’occasione per distribuire dei giocattoli ai figli delle detenute.
«È vero – ha poi aggiunto il parlamentare tarantino – che deve esserci certezza della pena ma è anche vero che la pena deve essere scontata in maniera dignitosa» senza però tralasciare gli strumenti da mettere in campo a proposito del reinserimento nella società dei detenuti. E qui il ruolo dello Stato, ha fatto presente Turco, deve essere centrale soprattutto nel far sì che i figli dei detenuti non intraprendano la stesse strade sbagliate imboccate dai genitori.
«Nella legge di bilancio – ha reso noto Turco – come Movimento 5 Stelle siamo riusciti a far approvare un emendamenti che stanzia le risorse da destinare alle attività di reinserimento nel mondo del lavoro. Dobbiamo lavorare non solo per sostenere le attività ricreative e professionali all’interno delle strutture carcerarie. Personalmente sto portando avanti una proposta che tende a favorire il reinserimento lavorativo all’interno delle aziende private, all’interno delle quali vanno rafforzati il sostegno al reddito e al lavoro nonché le agevolazione fiscali, ma consentire, anche, agli enti locali di ricevere delle risorse dedicate per favorire, attraverso lo strumento delle cooperative di lavoro, gli affidamenti pubblici per queste realtà che al loro interno abbiano detenute o detenuti».
Non solo, perché, nella veste di docente universitario il sen. Turco si farà portavoce «di un consolidamento dei rapporti tra il mondo universitario e quello delle carceri perché – ha poi concluso – è lo strumento della cultura la strada maestra da battere per recuperare queste persone e, soprattutto, i loro figli».
E che è fondamentale che ci sia uno stretto collegamento fra il carcere e il territorio lo ha ribadito anche il direttore delle struttura tarantina, Luciano Mellone «perchè – ha poi spiegato – si lavora tanto sul detenuto però quando questo esce dal carcere lo perdiamo di vista e non abbiamo contezza del lavoro da noi svolto. Per noi questo a volte è frustrante soprattutto quando vediamo rientrare in detenzione persone sulle quali avevamo puntato positivamente ma alle prese con situazioni difficili nel trovare un lavoro all’esterno».
Ma quello dei figli dei detenuti non può restare un argomento secondario. «Ci sono detenuti che hanno, in media, tre-quattro figli», ha successivamente chiosato il sen. Turco. «Cosa ne è, poi, di loro? Avranno una vita segnata e noi dobbiamo cercare di recuperarli. Questa è la scommessa, la battaglia che la politica deve vincere».
Video F. Manfuso
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