Bene: calzo gli anfibi, sistemo l’elmetto, indosso la mimetica e sono pronta a sbarcare nell’Omaha Beach di piazza del Popolo a Pesaro per urlare “salvate la Biosfera” che tanto al soldato Ryan ci ha già pensato l’Academy di Hollywood. Pur di difendere la palla 5.0 più angariata del globo terracqueo sono disposta a diventare il bersaglio mobile (e social) degli “umarell” dei sanpietrini spaiati. Faccio mea culpa per il coming out magari tardivo dato che la Capitale italiana della cultura è agli scatoloni finali, con il ministro Giuli che leggerà i titoli di coda sabato 11 gennaio all’Auditorium Scavolini, ma oggi tiro per la giacchetta il sindaco Andrea Biancani che quest’estate, fresco di elezione, (e sensibile ai criticoni borbottanti come i fagioli sul fuoco) ha già sentenziato il triste destino della Biosfera: perduta la scarpetta di Pesaro 2024, fuori, sciò, pussa via, relegata come Cenerentola in qualche cortile chiuso, piazza dimenticata, slargo dismesso, senza nessun principe azzurro a riaccenderla e con le Anastasie e Genoveffe di turno ancorate alla Pesaro che fu a brindare. Diciamocelo, la Biosfera è piaciuta più ai turisti e ai visitatori (è l’attrazione più instagrammabile) che ai pesaresi che l’hanno subito bollata come costoso balocco iper tecnologico. Peccato dunque per il malmostoso ruminare di sottofondo dato che le potenzialità del “gingillo”, che “gingillo” non è, ci sono e a più livelli non fosse altro perchè potremo giocarcela come la città delle due sfere da mostrare con non celato orgoglio all’amico foresto che ci viene a trovare. Da una parte la scultura contemporanea di Pomodoro che è rapidamente diventata simbolo della città di Rossini scansando Rocca Costanza, dall’altra una scultura digitale unica nel suo genere che si afferma come una piattaforma d’avanguardia dell’arte tecnologica. E in un 2024 che si è chiuso all’insegna delle potenzialità e dei meandri da percorrere all’interno dell’Intelligenza Artificiale, noi l’iconicità dell’Ia ve la serviamo direttamente in piazza mentre vi drinkate lo spritz al bar. Ma già mi rimbomba il controcanto: e le strade? E le scuole? E le manutenzioni? E gli aumenti delle bollette dell’acqua? E allora i marò? Nel campionato di benaltrisimo la Biosfera è da sempre da podio. L’assessora alle Reti informatiche e città digitale, Francesca Frenquellucci, ci ha provato in questi mesi a contrastare l’effetto Dunning-Kruger confutando con dati e cifre le critiche che si sono ammucchiate come multe non pagate. I costi dell’installazione, circa 695mila euro, sono stati coperti soprattutto dai fondi del bando ministeriale da 11 milioni che il Comune di Pesaro ha vinto per realizzare la Cte, la Casa delle tecnologie emergenti attorno a cui gravitano giovani da formare e progetti da attuare. Le risorse stanziate per la Biosfera dovevano essere finalizzate a quell’obiettivo e non potevano essere dirottate altrove. E’ stata utilizzata per veicolare messaggi sul climate change, la sostenibilità o sulla promozione turistica. Prendete appunti: ha un diametro di 4 metri e oltre due milioni di Led, è dotata di un avanzato impianto acustico spazializzato in una struttura che integra componenti hardware e software che le consentono di processare e riprodurre contenuti video e audio in tempo reale, offrendo un’esperienza immersiva a 360 gradi. Vi siete già persi? Mettetela così: è calamitante come quelle palle di vetro di finta neve un po’ kitsch ma dal tocco ipnotico in cui ci si perde come la piccola fiammiferai la sera di Natale. Nella cifra di 695mila euro chiavi in mano sono comprese anche le spese per i pezzi sostitutivi difficili da reperire sul mercato (in questi mesi è stata anche sabotata) e i costi del primo anno gestione, inizialmente stimati attorno a 15mila euro. Da contratto la manutenzione è stata affidata per 12 mesi alla start-up Artifact, azienda creata da Federico Rossi e Andrea Santicchia legata all’hi-tech che si è aggiudicata la gara pubblica mediante procedura negoziata. Per quanto riguarda i consumi mediamente tra la primavera e l’estate si erano registrate cifre intorno a 300 euro, considerando le ore di accensione giornaliere (un algoritmo ne modula la luminosità) e di raffreddamento. Lo scorso 15 dicembre si è conclusa la prima edizione del Biosfera Prize – La Natura della Cultura e sono pervenuti oltre 80 lavori da dieci Paesi (Slovacchia, Spagna, Germania, Francia, Italia, Austria, Colombia, Iran, Repubblica Ceca e Cina) il che ha consacrato Pesaro come città laboratorio dove tecnologia e creatività si incontrano nonchè centro di riferimento per l’arte digitale contemporanea esponendo opere audiovisive immersive a 360°. Times Square? No, People’s Square, in Pesaro. Sorry.
*Capo della redazione di Pesaro del Corriere Adriatico
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