Alessandra Todde dichiarata decaduta in Sardegna, parla la presidente ed è subito ira del Pd contro M5s

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Torna a parlare Alessandra Todde, la presidente della Regione Sardegna dichiarata decaduta. In un’intervista, la governatrice si dice “tranquillissima” e mostra fiducia per gli sviluppi del procedimento ai suoi danni. Intanto fervono le polemiche all’interno dell’alleanza Pd-M5S con i primi che attaccano gli alleati, tacciandoli di inesperienza e incompetenza.


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Perché Alessandra Todde è stata dichiarata decaduta

Alessandra Todde reagisce alla decisione del Collegio di garanzia della Corte d’Appello di Cagliari, organo della Corte d’Appello che verifica il rispetto della legge da parte dei candidati, che l’ha dichiarata decaduta dal ruolo di presidente della Regione Sardegna. Lo fa con un’intervista nella quale si mostra calma e risoluta a dimostrare la propria innocenza.

La donna è accusata di aver commesso diversi errori e irregolarità sul rendiconto delle spese elettorali: non sarebbe stato nominato il mandatario obbligatorio, non sarebbe stato aperto un conto corrente dedicato e non risulterebbero i soggetti che hanno erogato i finanziamenti nelle elezioni regionali vinte da Todde nello scorso febbraio come candidata dell’alleanza Pd-M5S.

Fonte foto: IPA

Alessandra Todde ritratta insieme a Giuseppe Conte ed Elly Schlein

La difesa della presidente della Regione Sardegna

“Non sono decaduta, sono nelle piene funzioni di presidente della Regione Sardegna. Quel che è arrivato dalla Corte è un atto amministrativo, non definitivo. La decadenza può essere determinata solo dal Consiglio regionale, che voterà dopo l’istruttoria della Giunta per le elezioni. Siamo stati eletti per lavorare e continueremo a farlo”, queste le parole di Alessandra Todde al Corriere della Sera.

La governatrice è sicura di riuscire a far valere le sue ragioni, sottolinea come la decadenza avvenga quando non si sia fatta la dichiarazione nei termini o quando vengono sforate le spese e che nessuna delle due fattispecie le sia stata contestata. Invita quindi a distinguere le accuse a lei da quelle al comitato che l’ha rappresentata ma chiarisce che – da donna delle istituzioni – rispetterà qualunque decisione.

La donna non ritiene sia perseguibile per reato di falso (“Non è nella logica delle cose”) e tira dritto, ribadendo che andrà avanti “fino a quando ci sarà il provvedimento definitivo, se ci sarà”.

Gli attriti nel campo largo

Il suo è diventato ben presto un caso politico. Todde, appartenente al Movimento Cinque Stelle, sottolinea di aver ricevuto scomposti attacchi dall’opposizione: “Non mi faccio dare lezioni da chi in Parlamento difendeva la nipote di Mubarak”, contrattacca. E ribadisce di avere a cuore solo il bene dei cittadini sardi che sono ora preoccupati per i tempi che possono allungarsi e per il fatto che soldi pubblici vengono impiegati in tali vicende e non per il bene della Regione.

La presidente ammette di non aver paura e di interpretare il suo ruolo come un servizio. Qualora dovesse lasciare la poltrona, tornerebbe nel privato, dice. “Io un lavoro ce l’ho, sono una imprenditrice e a fare questo mestiere sto perdendo dei gran soldi. Il che mi mette in una posizione di forza”. Come già affermato, Alessandra Todde ha parlato con i leader di M5S e Pd, Giuseppe Conte ed Elly Schlein. “Ho ricevuto messaggi da tutti indistintamente, sono orgogliosa e fiera della coesione fortissima della nostra maggioranza. Mi ha fatto grande piacere anche la vicinanza di tanti sindaci di centrodestra”, dice.

L’alleanza tra i due partiti però è sempre meno salda a causa di quanto sta succedendo in Sardegna. Nonostante dal Partito democratico sardo venga confermato il “massimo impegno per provare a risolvere questa situazione”, come raccoglie il quotidiano, c’è insofferenza e diversi sono i commenti al vetriolo, fuori dai microfoni. Gli ex grillini vengono tacciati di “sciatteria e incompetenza”, la macchina organizzativa elettorale da loro messa in piedi ha “mostrato falle enormi causate da una tragica inesperienza”, dicono. Ancora tutto da decidere il futuro della prima governatrice della storia della Sardegna: un ritorno alle urne è un’ipotesi concreta, come l’apertura di un’inchiesta da parte dei pm di Cagliari.



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Fonte foto: IPA





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