Dopo le orecchiette regole anche per sgagliozze e popizze cucinate in strada. Cosa cambia

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Dopo la questione della regolamentazione della vendita e degustazione orecchiette nel borgo antico di Bari, arriva un’altra problematica gemella che riguarda un altro simbolo della tradizione culinaria barese. Sul banco degli imputati, questa volta vengono chiamate le sgagliozze e le popizze che nella città vecchia vengono prodotte, fritte e vendute in diversi angoli del centro storico. A lamentarsi alcuni turisti, residenti e operatori commerciali della ristorazione che, per non avere problemi con questi operatori abusivi del “food tourism”, preferiscono restare nell’anonimato, pur denunciando il precario sistema igienico sanitario nel quale questa attività viene svolta, senza una benché minima regolamentazione fiscale e amministrativa, con grandi rischi della salute pubblica per via delle numerose bombole di gas usate e disseminate per tutto l’antico quartiere barese e, dulcis in fundo, anche ambientale visto che non si sa bene che fine fa l’olio esausto e come viene smaltito. 

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Il food nel centro storico

Eppure gli operatori di sgagliozze e popizze, sono muniti di banchetti, pentolame, in alcuni casi, anche, di guanti e spesso di tabellonistica pubblicitaria con tanto di tariffe. A raccogliere le doglianze dei vari stakeholder del centro storico è stata, subito, la Confesercenti. «Il centro storico di Bari, unitamente alle sue caratteristiche culturali, enogastronomiche e folkloristiche, rappresenta un patrimonio della città che è importante valorizzare e che è trainante sia da un punto di vista turistico che da un punto di vista commerciale», fa sapere la presidente provinciale, Raffaella Altamura, secondo la quale «il borgo antico barese è diventato il fulcro di una serie di attività di ricettività diffusa e di ristorazione.

Il turista che frequenta il nostro centro storico e che lo visita, vuole vivere delle esperienze a trecentosessanta gradi che lo facciano immergere in quelle che sono appunto le tradizioni culturali enogastronomiche della nostra città del nostro territorio. Questo, però – aggiunge la Altamura – non vuol dire tout court consentire che queste attività di ricettività e, soprattutto, di accoglienza turistica lasciate all’improvvisazione o in balia di una totale deregulation per quello che riguarda essenzialmente le norme igienico sanitarie perché in questo modo si rischierebbe di buttare all’aria un percorso di credibilità turistica e di posizionamento che faticosamente Bari, in questi dieci anni, ha cercato di guadagnare». 

«Per questo, noi come Confesercenti non possiamo far altro che premere sul tasto della legalità, della regolarizzazione – aggiunge Altamura – e che non sia lasciato nulla all’improvvisazione, anche, per come si sta gestendo la questione delle orecchiette, la stessa cosa venga adottata per questa vicenda delle sgagliozze e che tutto venga seguito dall’amministrazione comunale, dagli uffici sanitari della Asl, con il sostegno che l’amministrazione ha da parte delle associazioni di categoria che si rendono, anche, promotrici e disponibili per fornire corsi di formazione e di regolarizzazione a questi soggetti imprenditoriali e di queste persone che vogliono offrire questo tipo servizi». 
«Perché – ammonisce la responsabile di Confesercenti – il rischio alto e che un’offerta improvvisata, non conforme alle norme igienico sanitarie e non rispettosa delle regole fiscali e amministrative possa compromettere gravemente questo percorso che faticosamente Bari ha costruito nel tempo e che sta, ancora, costruendo». «Da parte nostra – conclude la presidente – c’è grande attenzione sul tema e, al tempo stesso, grande sensibilità senza prescindere dalla necessaria grande collaborazione da parte di tutti per mettere, come dire, anche, questa storia sul binario giusto».

L’assessore Petruzzelli

Dopo Confesercenti, interviene sulla vicenda, interpellato, anche l’assessore del Comune di Bari allo Sviluppo locale, blue economy, sviluppo economico, turismo e marketing territoriale, Pietro Petruzzelli che ci tiene a far sapere che «l’amministrazione comunale è particolarmente sensibile all’argomento ed è impegnata in un percorso di accompagnamento e di legalizzazione di tutte le attività e in particolar modo di quelle nel centro storico. Stiamo lavorando caso per caso», spiega Petruzzelli, che aggiunge: «abbiamo iniziato in questi pochi mesi di attività amministrativa un percorso mirato che tenta di coniugare il valore delle tradizioni e l’autenticità della nostra città vecchia con il rispetto delle regole. E in questo caso mi riferisco alla questione orecchiette. Tra qualche giorno – aggiunge l’assessore – le prime pastaie della città vecchia inizieranno a frequentare un corso di formazione per conseguire l’attestazione Haccp, cosa che, solo qualche tempo fa era del tutto impensabile per loro. Il percorso della regolarizzazione delle pastaie del borgo antico, per la verità, è, ancora, in salita ma sono fiducioso che possa evolversi per il meglio nel rispetto delle regole, perché percepisco, e sono certo non si tratti solo di una semplice percezione, la forte motivazione delle pastaie. Alla luce di questo percorso, rispetto alla questione legata alla produzione e vendita delle sgagliozze e delle popizze la prima cosa che mi viene da dire è una cosa alla volta e cercheremo di estendere le stesse modalità del percorso orecchiette ai tanti aspetti del mondo della tradizione e dell’autenticità della città vecchia. Al momento, dati alla mano, posso dire con certezza – conclude il delegato del sindaco Vito Leccese – che sono una quindicina le pastaie che tra una settimana parteciperanno ai corsi verso la regolarizzazione. Per quanto attiene questa nuova problematica non conosco l’entità del fenomeno, ma posso garantire che il modello del sistema di regolarizzazione delle orecchiette verrà allargato, anche alle altre tradizioni mettendo al centro del percorso sempre il rispetto delle regole. È intenzione dell’amministrazione comunale replicare le stesse modalità nel pieno rispetto di regole e leggi cercando di non far perdere a quel particolare e unico, per molti versi, quartiere della città le sue caratteristiche che, altrimenti, potrebbero favorire la gentrificazione della zona che porterebbe a una sua innaturale snaturalizzazione sia sotto il profilo culturale che economico e sociale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA – SEPA

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