Ecco cosa sono i titoli “BATMMAAN”, ultima moda di Wall Street

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Con la sigla BATMMAAN, che sta per Broadcom, che bussa alla porta del club di chi capitalizza 1.000 miliardi di dollari, oltre a Apple, Tesla, Microsoft, Meta, Amazon, Alphabet e Nvidia, i Magnifici 7 sono diventati 8 nel 2025. C’erano una volta i FANG, vale a dire Facebook, Amazon, Netflix e Google, inventati da Bob Lang di The Street nel 2013 e lanciati in tv su CNBC da Jim Cramer. Poi nel 2017 diventavano FAANG con l’aggiunta di Apple. Lo stesso Cramer aveva successivamente aggiornato l’acronimo in MAMAA, che sta per Meta (già Facebook), Alphabet (Google), Microsoft, Amazon ed Apple. Il nuovo acronimo, apparso un paio di settimane fa in un articolo di David Crowther su Sherwood News, è stato subito cavalcato con entusiasmo dai circoli degli investitori, in cerca di nuovi cappelli da mettere in testa ai Big Tech USA, che anche nel 2025 dovrebbero continuare a trainare gli indici di Wall Street come nell’ultimo decennio.

NVIDIA RESTA ANCORA IL LEADER

Come Nvidia, Broadcom è un produttore di chip per l’Intelligenza Artificiale, che con l’ultima trimestrale ha fornito nuova benzina alle attese di crescita del settore, cui si è aggiunta di recente la spinta del Quantum Computing. A colpire in positivo è stato soprattutto l’outlook, che ha fatto fare al titolo un balzo del 24% il giorno dopo, facendo tornare alla mente la performance di Nvidia nel 2023, quando è partita la parabola stellare che si sarebbe cifrata in una corsa di oltre il 240% della nuova star del NYSE, che la portò in testa alla pattuglia dei Magnifici 7. A correre a comprare Broadcom sono stati soprattutto gli hedge fund, che hanno anticipato l’invenzione dei BATMMAAN. Nvidia resta comunque il leader del gruppo per performance degli ultimi 12 mesi, seguita dalla stessa Broadcom, da Tesla, Meta, Amazon, Alphabet, Apple e Microsoft, che resta comunque la beniamina dei fondi speculativi.

IL 2025 SARÀ ANCORA DOMINATO DAI BIG TECH

I grandi broker continuano a prevedere un 2025 dominato dalle mega cap tecnologiche americane, in un trend giudicato inevitabile, ad esempio dagli analisti di Bank of America, anche se rappresentano sempre più un rischio per il mercato date le altissime valutazioni. Il gioco dell’invenzione di nuove sigle serve a tenere alta l’attenzione e ad alimentare l’attesa e la speranza di nuove performance stellari, sull’onda dei trend secolari della diffusione pervasiva del digitale, con l’IA e ora il Quantum, della transizione energetica, con i suoi alti e bassi, della nuova frontiera in continua espansione della space economy, che si aggiungono alle spinte che arrivano dalla demografia, dalla sanità, dall’automazione e robotizzazione sempre più diffuse in tutti i settori e in tutte le regioni. I nomi alla fine sono gli stessi, con uscite e rientri e qualche new entry di peso, ma la pattuglia sembra destinata ad allargarsi nella regione delle due cifre.

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I NIFTY FIFTY DEGLI ANNI 60-70, MOLTI VALIDI ANCORA OGGI

Storicamente, a Wall Street quello di inventare e battezzare trend e fenomeni di mercato è un gioco che appassiona da sempre, come quello di indicare con il termine blue chip, le fiches più preziose a poker, i titoli più importanti del tabellone del NYSE, fino all’invenzione dei Fifty Nifty ai tempi del rally di Wall Street negli anni 60 e primi anni 70 del secolo scorso, di cui non a caso la regina era IBM, la Big Blue per eccellenza. Si trattava di una cinquantina di titoli da “comprare e tenere”, una regola che nel lungo periodo ha premiato. I Magnifici 50 di allora furono infatti falcidiati dal mercato Orso indotto da inflazione e crisi petrolifere di metà degli anni 70, ma poi molti hanno recuperato e ancora oggi una buona metà rappresentano solidi presidi di portafoglio azionario, a differenza di quelli con valutazioni altissime, fino a 50 volte gli utili attesi, che non hanno retto l’usura del tempo.

LA SFIDA DELLE VALUTAZIONI, TROPPO ALTE O SOSTENIBILI?

A una sessantina d’anni di distanza diversi Fifty Nifty sono ancora dei “must-have” nei portafogli degli investitori, American Express e Coca-Cola, ad esempio, sono tra i 5 titoli più pesanti tra quelli detenuti dalla Berkshire di Warren Buffett, accanto a nomi relativamente nuovi come Apple. E proprio le valutazioni rappresentano nel 2025 e forse negli anni a seguire la principale sfida che dovranno affrontare le mega cap tecnologiche USA, si chiamino BATMMAAN, FANG, FAANG, MAMAA o quale sarà la nuova sigla inventata da broker e analisti. Il rapporto attuale tra utili attesi e prezzi a cui vengono scambiati i Big Tech è più vicino a quello delle dot.com di un quarto di secolo fa che alle valutazioni dei Fifty Nifty, ma non vuol dire che sia per forza insostenibile.

Bottom line. Tra i BATMMAAN ci sono sicuramente titoli che tra qualche decennio faranno la loro bella figura in un portafoglio di lungo termine ben diversificato. Magari non tutti. Per l’investitore la sfida più importante sembra quella di immaginare quali nomi si aggiungeranno, nella ragionevole aspettativa che la pattuglia dei leader si allarghi a due cifre ed oltre, più sono e più saranno quelli che nel tempo manterranno le promesse incorporate nelle valutazioni.



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