La Corte di Cassazione conferma: Vittorio Feltri e altri giornalisti assolti dalle accuse di diffamazione

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La Corte di Cassazione ha messo un punto definitivo a una delle vicende giudiziarie più controverse degli ultimi anni, che ha intrecciato il mondo dei media e quello della Chiesa cattolica.

Il cardinale Tarcisio Bertone, una delle figure più influenti del Vaticano nei primi anni 2000, ha visto respinto il suo ricorso contro l’assoluzione di quattro giornalisti: Vittorio Feltri, Aniello Trocchia, Emiliano Fittipaldi e Bruno Manfellotto. La sentenza conferma le decisioni di primo e secondo grado, stabilendo che i quattro imputati non hanno commesso diffamazione a mezzo stampa.

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Questa decisione della Cassazione segna la fine di un percorso giudiziario lungo e complesso, iniziato nel 2014 con la pubblicazione di un articolo sul settimanale L’Espresso intitolato “La macchina dei dossier”.

In quell’articolo, scritto dai giornalisti Trocchia e Fittipaldi, si riportavano dichiarazioni di Feltri secondo cui il cardinale Bertone avrebbe avuto un ruolo attivo nella diffusione di informazioni false e lesive della reputazione di Dino Boffo, allora direttore del quotidiano cattolico Avvenire.

Le accuse, pubblicate originariamente su Il Giornale nel 2009, avevano descritto Boffo come “noto omosessuale” e coinvolto in presunti scandali personali, notizie che si rivelarono successivamente prive di fondamento e che costarono al giornalista la carriera.

Nel mirino della querela presentata dal cardinale Bertone c’era anche la copertina dell’Espresso, firmata da Bruno Manfellotto, che sintetizzava graficamente le accuse contro di lui, oltre a ulteriori articoli in cui si descriveva il porporato come residente in un lussuoso appartamento di 700 metri quadri e coinvolto in un prestito milionario di dubbia trasparenza a favore della casa di produzione Lux Vide.

Bertone sosteneva che tali contenuti fossero diffamatori e lesivi della sua reputazione, ma i giudici hanno stabilito che il settimanale si era limitato a riportare fatti già noti, pubblicati anche da altre testate nazionali e internazionali.

Durante il processo, la difesa ha puntato sull’osservanza del diritto di cronaca da parte dei giornalisti.

La Corte d’Appello, confermando le assoluzioni di primo grado, aveva già sottolineato che Trocchia e Fittipaldi avevano riportato fedelmente le dichiarazioni di Feltri, a sua volta ascoltato sotto giuramento dalla Procura di Napoli.

La copertina de L’Espresso e gli articoli pubblicati, secondo i giudici, rispettavano i principi di verità, continenza e interesse pubblico, elementi fondamentali per il diritto di cronaca.

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La Corte di Cassazione, nella sua ultima pronuncia, ha ribadito che l’offensività di alcune espressioni può essere giustificata se sussistono i requisiti di rilevanza sociale dei fatti narrati, requisito pienamente soddisfatto in questo caso.

Il cardinale Bertone, con questa sentenza definitiva, è stato anche condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro a favore della Cassa delle Ammende.

Per una figura che ha ricoperto ruoli di rilievo ai vertici della Chiesa cattolica, questa vicenda giudiziaria rappresenta una sconfitta significativa. Bertone, in passato Segretario di Stato vaticano e stretto collaboratore di Papa Benedetto XVI, ha dovuto confrontarsi con una giustizia che ha fatto prevalere la libertà di stampa e il diritto dei cittadini a essere informati su fatti di pubblico interesse.

Questa vicenda fa emergere non solo il ruolo delicato del giornalismo in una società democratica, ma anche le difficoltà che i giornalisti possono incontrare quando si trovano a trattare temi scottanti, soprattutto quando coinvolgono personaggi di potere.

La sentenza della Cassazione è un monito chiaro: la libertà di stampa è un diritto fondamentale che non può essere messo in discussione, anche quando il contenuto degli articoli è scomodo per i soggetti coinvolti.

I giudici hanno ribadito che il diritto di cronaca tutela i giornalisti, purché questi rispettino i principi di verità dei fatti, interesse pubblico e moderazione nei toni.

Insomma, la conclusione di questa vicenda ribadisce che il giornalismo può e deve mantenere un ruolo cruciale nella trasparenza delle istituzioni e nel controllo del potere.

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La decisione della Cassazione non è solo una vittoria per i giornalisti assolti, ma un importante precedente per tutti coloro che operano nel mondo dell’informazione.

Il cardinale Tarcisio Bertone è originario di Romano Canavese, un comune in provincia di Torino, Piemonte, dove è nato il 2 dicembre 1934. Bertone è il quinto di otto figli e ha frequentato lo storico oratorio salesiano di Valdocco a Torino. Dopo aver completato gli studi al Liceo Salesiano Valsalice, ha intrapreso il noviziato presso la Società Salesiana di San Giovanni Bosco a Pinerolo, emettendo la sua prima professione religiosa il 3 dicembre 1950. È stato ordinato presbitero il 1º luglio 1960 dal vescovo di Ivrea, Albino Mensa. Successivamente, ha proseguito gli studi teologici a Torino e a Roma, ottenendo la licenza in teologia e il dottorato in diritto canonico.





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