«No al dissalatore, pronti a tutto»

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Tanta gente, presenza di associazioni, comitati e semplici cittadini. E un messaggio univoco: no al dissalatore sul fiume Tara. Si è svolto ieri il presidio in via D’Aquino, in pieno centro a Taranto, convocato a pochi giorni dalla conferenza di venerdì che dovrebbe – condizionale d’obbligo, visti i precedenti – dare un responso sull’infrastruttura contestata. E la protesta di ieri va inquadrata anche in questo senso, una sorta di moral suasion nei confronti delle istituzioni alcune delle quali, in realtà, hanno già espresso il proprio dissenso al progetto come si può leggere nell’approfondimento nell’altra pagina.

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Il presidio di ieri è stato organizzato dal “Comitato per la Difesa del Territorio Jonico a tutela del fiume Tara”. La manifestazione, come detto, ha visto una partecipazione di tanti cittadini, esperti e associazioni, uniti nella difesa di uno degli ecosistemi più preziosi della regione. Un progetto che, secondo gli organizzatori, avrebbe gravi conseguenze per l’ecosistema.

«Dopo l’ultima riunione istituzionale in cui sono state evidenziate diverse criticità – ha detto Antonio Lenti, consigliere comunale di Europa Verde – abbiamo fiducia che quel progetto non vada avanti. E se invece dovesse proseguire, siamo pronti a ogni altra iniziativa compreso il ricorso al Tribunale amministrativo».

Il progetto del dissalatore sul fiume Tara è stato duramente criticato per il suo potenziale impatto negativo. Durante il sit-in, è stato ricordato che il progetto «prevede l’estirpazione di circa 1.000 ulivi, causando una perdita irreparabile di biodiversità, servizi ecosistemici e valore paesaggistico, oltre a compromettere la capacità del territorio di sequestrare carbonio e mitigare i cambiamenti climatici». Uno studio dell’Arpa ha evidenziato come il prelievo previsto dal progetto possa compromettere inoltre la funzionalità biologica del corso d’acqua, con una riduzione quasi totale della portata del fiume.

Gianni De Vincentiis, presidente di Wwf Taranto, ha ricordato come quel tratto d’acqua sia già fonte di approvvigionamento per il consorzio di irrigazione e per l’ex Ilva: «Questo ulteriore prelievo andrebbe a influire sulla portata e non è un aspetto banale che la salamoia verrebbe rilasciata in mare davanti al Molo Polisettoriale andando poi a contaminare il Mar Piccolo con gravi criticità per la mitilicoltura».

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Il fiume Tara è cruciale per la regolazione idrica, la biodiversità e la fertilità del suolo. Secondo il comitato “Giustizia per Taranto” – che ha partecipato alle osservazioni presentate al progetto in fase di Via, rilevando e mettendo in evidenza le molteplici criticità – il Tara «è uno dei pochi luoghi naturali incontaminati del nostro territorio, già fortemente compromesso in passato, a causa dai lavori delle aree portuali, che ne hanno deviato il flusso e ridotto la portata, prelevando acqua che attualmente viene utilizzata per il raffreddamento degli impianti Ilva».

La costruzione di un dissalatore «porterebbe ad una ulteriore drastica riduzione della portata idrica del fiume e di conseguenza al prosciugamento dello stesso, a danni irreversibili alla biodiversità del fiume con perdita di specie animali, alcune tra le quali protette, e vegetali, e riversamento in mare della salamoia in eccesso prodotta. Il fiume, oltre ad essere uno scrigno di biodiversità, rappresenta per la città di Taranto e per i tarantini un luogo storico, culturale e religioso. Un luogo da preservare, tutelare e valorizzare attraverso interventi di rinaturalizzazione per renderlo fruibile ai bagnanti che da decenni lo frequentano e se ne prendono cura».

Alla fine della manifestazione, gli organizzatori hanno mostrato soddisfazione: «Il presidio ha dimostrato la determinazione della comunità jonica, grazie al contributo di associazioni locali impegnate nella tutela ambientale, culturale e sociale. Questo movimento collettivo ha sottolineato l’importanza di una gestione sostenibile delle risorse naturali e il valore inestimabile del patrimonio ambientale del fiume Tara».

Con un appello finale: «Chiediamo la salvaguardia del territorio e del patrimonio naturale, la tutela dei servizi ecosistemici vitali, promuovendo soluzioni alternative sostenibili. Abbiamo lanciato un messaggio chiaro: il fiume Tara è un bene collettivo da proteggere, non una risorsa da sfruttare senza criterio. Proteggere il Tara significa garantire un futuro migliore per la comunità, la biodiversità e le generazioni future. Continueremo a fare rumore per il Tara, perché la nostra voce è l’unica difesa di questo patrimonio unico. Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato e invitiamo le istituzioni a prendere atto delle istanze emerse, orientandosi verso soluzioni più sostenibili e rispettose del territorio».

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