A Rosarno il kiwi è simbolo di ritorno al sud e rigenerazione | Calabria che cambia

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Reggio Calabria – Siamo a Rosarno, nel reggino, un territorio per molti versi difficile che grazie anche al lavoro di un gruppo di giovani e della cooperativa che hanno creato – chiamata Kiwi, dopo capirete perché – sta rinascendo ribaltando l’immaginario su queste terre. Se pensiamo a Rosarno infatti ci vengono subito in mente le immagini dei lavoratori immigrati che nel 2010 si ribellarono allo sfruttamento attuato dai caporali. Ai margini della società, con condizioni di vita e di lavoro estenuanti, dopo aver subito un’aggressione, reagirono scaricando la propria rabbia nelle strade, contro automobili e cassonetti. Alla loro ribellione seguì quella di una parte della popolazione locale tra pestaggi e “caccia al nero”. Eppure Rosarno non è solo questo. 

Adagiata su una collina che dà sul porto di Gioia Tauro, gode di una terra fertilissima adatta a colture impegnative come quella del kiwi, prodotto principale della piana insieme agli agrumi e alle olive. Ed è proprio dal kiwi, un frutto non bellissimo alla vista che nasconde una polpa colorata e molto zuccherina, che comincia il nostro viaggio per raccontarvi un’altra Rosarno, fatta di libri e cultura, di giovani che ritornano e di una città che convive ancora con qualche pregiudizio. 

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LA STORIA DI COOPERATIVA KIWI DI ROSARNO

È qui che nel 2017 è nata la cooperativa Kiwi, attiva nel campo della progettazione culturale e sociale, che promuove percorsi educativi e di formazione, processi di scrittura comunitaria, laboratori e workshop mirati ad attivare territori,  migliorando l’accessibilità alla cultura. Al centro dell’idea di impresa ci sono le comunità, i loro saperi e le loro specificità. Storie da raccontare, valorizzare e disseminare per generare consapevolezza e senso di appartenenza ai luoghi. A parlarcene – nella videointervista che trovate qui sotto – è Angelo Carchidi, uno dei fondatori della cooperativa

«Grazie al bando della Fondazione Unipolis ci siamo ritrovati intorno allo spazio della biblioteca dove era già partito un progetto di narrazione comunitaria che aveva riunito tanti cittadini calabresi, confluito poi nella la pubblicazione di un libro: una sorta di guida turistica di Rosarno con contributi di Salvatore Settis, Franco Arminio, Antonella Agnoli e altre persone che sono venute da fuori, hanno vissuto la città per poi raccontarla. Nello scorrere di questo tempo il Comune aveva deciso di chiudere la biblioteca che grazie al bando abbiamo fatto rinascere con il progetto FaRo Fabbrica dei Saperi. Una casa, una piazza, una fabbrica dove produrre cultura». 

Lo spazio, che era stato sede del municipio fino a metà degli anni ‘80 e aveva visto nascere la mediateca alla fine degli anni ‘90, necessitava di uno svecchiamento ed è toccato proprio alla cooperativa Kiwi cambiarne il volto e creare un luogo versatile e multiforme. Come una sala da pranzo dove succedono contemporaneamente varie cose. Dai giovani che studiano al caffè con persone affette da Alzheimer, un luogo dove dormire la notte in tenda con i ragazzi, dove fare concerti e letture.

Un servizio pubblico in uno spazio pubblico in virtù dell’ atto concessorio tra l’impresa e il Comune. Nonostante la pandemia e alcune difficoltà con la pubblica amministrazione, venuta meno agli impegni presi, l’idea ha funzionato sin da subito grazie ai tanti progetti avviati dalla cooperativa Kiwi, alcuni finanziati dall’AIE – Associazione Italiana Editori e da Cepell – Centro per il libro e la lettura.

Un evento organizzato dalla cooperativa Kiwi

«Un vero e proprio progetto di fabbrica che ha creato continuità con i centri del territorio, non solo Rosarno. Abbiamo dato vita, ad esempio, a “Distorie. Una storia che inizia a Rosarno e finisce dove vuoi tu!”, uno strumento ludico per promuovere la lettura e inventare racconti, che ha coinvolto scuole, associazioni e quattro quartieri della città», racconta Angelo. 

SPOPOLAMENTO, RITORNANZA E UN PROCESSO DI RIGENERAZIONE SOCIALE CHE PARTE DALLA CULTURA

Rosarno, come molte regioni del sud Italia, vive una profonda emorragia migratoria. Con poco meno di 14.000 abitanti, negli ultimi quindici anni ha visto partire circa 2000 persone. Angelo ha fatto ritorno da poco e non è il solo. Un aumento che si riflette anche nella partecipazione alle attività della libreria. Se il primo anno si contavano circa 20 persone, oggi sono circa 200 quelle registrate per il prestito dei libri, un piccolo dato rispetto alle persone che frequentano la biblioteca.

Nel 2023 la biblioteca ha contato circa 2000 presenze e un nucleo di 30 persone l’ha frequentata quotidianamente. Parecchi utenti provengono dai territori limitrofi così come le scuole che partecipano alle attività non sono solo del Comune di Rosarno. Oggi solo una persona della cooperativa è retribuita, ma l’obiettivo è generare economia con la cultura, impresa non facile per una regione che non ritiene importante avere un’assessore dedicato sia al livello regionale che locale.

Comunità, paesaggio e cultura  sono i punti chiave della nostra rigenerazione urbana

La biblioteca si sostiene grazie alle attività che la cooperativa Kiwi svolge in Calabria e in giro per l’Italia: progetti di narrazione territoriale e di avvicinamento alla lettura, percorsi di formazione per la comunità educante, festival che riuniscono editori, scrittori e comunità scolastiche. A Mesoraca ha inaugurato la casa della cultura, una biblioteca di nuova generazione e con la scuola sta realizzando il progetto “sinapsi”; il libro conclusivo verrà editato da una casa editrice pugliese. Una collaborazione voluta per creare ponti e superare barriere e diversità

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«L’impatto sulla dimensione delle possibilità è difficile da mappare, ma possiamo dire di aver sconfessato una serie di persone che non avrebbero mai scommesso sulla nostra idea. Oggi alcuni di loro ci chiedono di lavorare insieme. Alcune associazioni sono nate per continuare un lavoro di promozione culturale anche in altri luoghi del territorio. I soci della cooperativa Kiwi fanno parte di progetti culturali regionali, festival, eventi legati al turismo delle radici, del team del ministero degli esteri per la Calabria. Un confronto continuo che ha generato un impatto positivo non solo sul territorio ma anche al livello sovralocale. Comunità, paesaggio e cultura  sono i punti chiave della nostra rigenerazione urbana», continua Angelo. 

ROSARNO E LA CALABRIA TRA STEREOTIPI E MIGLIORAMENTI

Tra migrazione e mafia molte cose sono cambiate negli anni, qualcuna in meglio qualcun’altra in peggio. «Gli stereotipi hanno quasi sempre una base reale, ma spesso le comunità li subiscono perché non hanno a disposizione gli strumenti per smontarli. Vedi le politiche migratorie, ad esempio. La biblioteca è frequentata da molte famiglie dell’est Europa e del Nord Africa e si trova in un quartiere multietnico».

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Angelo Carchidi, uno dei fondatori della cooperativa Kiwi di Rosarno (RC)

«La filoxenia – il sentimento dell’ accoglienza a tutti i costi – prima era più diffusa, oggi esiste ancora ma le politiche migratorie hanno acuito forme di razzismo», sottolinea Angelo. «Negli anni ‘90 non esistevano però progetti come SOS Rosarno, la cooperativa Mani e terra, Emergency. Anche in ambito mafioso va meglio, i flussi economici si sono spostati in altri territori e molte famiglie sono emigrate all’estero o al nord Italia. Rimane la mentalità mafiosa, ma ora c’è molta più tranquillità nell’essere attivisti, fare impresa e cultura».

A pratica rumpi a grammatica è il detto che continua a ispirare la cooperativa Kiwi: “il fare vince qualsiasi tipo di arrovellamento mentale” e nella pratica si incontrano le persone, si instaurano relazioni e si superano insieme le difficoltà, la ricetta più efficace per continuare a creare cambiamento. «Mi sento nomade, ma un’energia forte mi trattiene qui. Mi sento molto fortunato, sono circondato da persone che come me hanno deciso di ritornare e mi nutro di quelle piccole epifanie raggiunte qui in Calabria. Per me una continua emozione», conclude Angelo. 

COSA ABBIAMO IMPARATO DA QUESTO ARTICOLO 

Spesso l’immagine che abbiamo di un luogo è cristallizzata da un evento ormai lontano nel tempo. Scavando, neanche troppo, è possibile scoprire una nuova fotografia e un volto diverso dai racconti stantii. Nonostante le difficoltà e lo spopolamento è possibile fare cultura e nel tempo generare anche economia.



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