Casa dello studente a rischio privatizzazione

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FIRENZE — Il rischio privatizzazione si estende anche alle Case dello Studente, finora gestite interamente dal pubblico. La notizia, rivelata da Repubblica, ha sollevato un’ondata di polemiche. Secondo quanto emerso, l’Ardsu ha pubblicato un bando che prevede una “collaborazione pubblico-privata” per la gestione di undici strutture in Toscana (quattro a Firenze, quattro a Pisa e tre a Siena), con l’obiettivo di reperire i 40 milioni necessari per i lavori di ristrutturazione. Tuttavia, questa scelta rischia di tradursi in un aumento dei costi per gli studenti, aggravando le difficoltà economiche di chi già fatica ad accedere al diritto allo studio.

“Il diritto allo studio non è un mercato. La scelta della Regione Toscana di aprire alla gestione pubblico-privata delle Case dello Studente è un grave errore che rischia di compromettere l’accessibilità all’istruzione per migliaia di giovani. Delegare ai privati la manutenzione e la gestione degli alloggi significa cedere alle logiche di profitto e tradire la missione dell’Ardsu, aggravando una crisi abitativa già drammatica nella città di Firenze” dichiara Irene Galletti, Presidente del Gruppo Movimento 5 Stelle Toscana.

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La Presidente del Gruppo M5S annuncia di aver presentato un Question Time alla Giunta Regionale per chiedere chiarimenti immediati su questa decisione. “Vogliamo sapere perché la Regione Toscana non ha garantito i fondi pubblici necessari per la manutenzione delle strutture e quali misure intenda adottare per impedire che i costi aumentino, colpendo proprio gli studenti più in difficoltà” continua Galletti.

Ma le responsabilità non sono solo regionali. “Il governo nazionale ha la sua parte di colpa – sottolinea Galletti – in particolare il ministro Anna Maria Bernini, esponente di Forza Italia, che con i tagli sul Fondo di finanziamento ordinario ha sottratto 513 milioni all’università, mentre la manovra prevede ulteriori sforbiciate per 702 milioni nei prossimi anni. A questo si aggiunge il mancato adeguamento Istat degli stipendi e un’inflazione che ha ridotto drasticamente la capacità degli atenei di far fronte alle spese generali. Tutte le università toscane hanno faticato a chiudere i bilanci, e questa scelta di affidarsi al privato nasce anche da un’esigenza di recuperare risorse e alleggerire costi diretti e derivati. È un fallimento delle politiche pubbliche, a livello sia regionale che nazionale”.

“Chiediamo il ritiro immediato del bando per la gestione pubblico-privata e un piano straordinario di investimenti pubblici per il diritto allo studio. La Regione deve mettere al centro gli studenti, non i profitti, e il Governo deve fare la sua parte per colmare il gap rispetto agli altri paesi europei e restituire all’università le risorse tagliate” conclude Galletti.





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