Come andare in pensione prima nel 2025

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 


Con il 2025 arrivano novità sul fronte pensione come la possibilità di utilizzare i fondi integrativi per anticipare l’uscita dal mondo del lavoro. Ma questa opzione non potrà essere per tutti. Un’altra novità riguarda l’introduzione di un semestre di silenzio/assenso, pensato per i lavoratori dipendenti che non hanno ancora aderito con il TFR alla previdenza complementare. Qui cerchiamo di fare ordine, spiegando in cosa consistono le nuove disposizioni e quali sono le possibilità per andare in pensione prima, nel 2025, soprattutto per le donne.

Come andare in pensione prima nel 2025: tutte le opzioni

Le possibilità di anticipare la pensione sono al momento otto e per ciascuna occorrono requisiti specifici. Nel 2025, infatti, restano in vigore Quota 103 e la pensione anticipata cosiddetta “ordinaria”, che consente di smettere di lavorare prima dei 67 anni. Continuano ad essere disponibili anche Opzione donna e l’agevolazione per i lavoratori precoci o per chi svolge mansioni usuranti. Ma cosa ne sarà dell’Ape? Arrivano poi novità sul fronte dei fondi pensione. Eccole di seguito.

A che età si va in pensione ordinaria

Dal 1° gennaio 2025 l’età minima di accesso alle pensioni di vecchiaia resta fissata a 67 anni di età, sia per gli uomini che per le donne. L’Istat, infatti, ha calcolato che la speranza di vita è diminuita di un mese, dunque non è stato innalzato il requisito di età. Si riduce di quattro mesi per ogni figlio, fino a 16 mesi. Occorrono comunque sempre almeno 20 anni di contributi versati, sia con sistema misto che con il contributivo, cioè per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Pensione anticipata contributiva e mista

Invariata anche l’età per la pensione anticipata contributiva, fissata a 64 anni con 20 di contributi e con un primo assegno di importo non inferiore a 3 volte l’assegno sociale (con eccezioni in alcuni casi particolari). Per la pensione anticipata con sistema misto (contributivo e retributivo) sono richiesti, invece, almeno 42 anni e 10 mesi di contributi – un anno in meno per le donne – ma senza limiti di età anagrafica. Finora, però, la decorrenza scattava dopo 3 mesi, durante i quali occorreva continuare a lavorare. Nel 2025 la finestra mobile salirà a 4 mesi per i lavoratori del comparto pubblico come enti locali, sanitari, ufficiali giudiziari, insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate.

Quota 103

Per poter usufruire di Quota 103 occorrono invece 62 anni di età e 41 di contributi, entro il 31 dicembre 2025. È prevista comunque un periodo finestra nel quale il lavoratore deve proseguire nell’attività in attesa di ricevere il primo assegno: questo varia da 7 a 9 mesi, per i lavoratori privati o pubblici. L’importo dell’emolumento è calcolato sulla base dei contributi versati. Nel 2025 si prevede che questa opzione potrebbe essere scelta da 6mila persone desiderose di lasciare anticipatamente il lavoro.

Lavori usuranti e “precoci”

I criteri di uscita dal mondo del lavoro per chi rientra nella categoria dei lavoratori che hanno svolto mansioni usuranti restano invariati: è indispensabile averle compiute per almeno 7 anni negli ultimi dieci o aver lavorato di notte. L’età anagrafica minima è di 61 anni e 7 mesi con almeno 35 di contributi. I cosiddetti “precoci”, cioè coloro che hanno iniziato a lavorare molto presto, devono aver versato almeno un anno di contributi al compimento dei 19 anni e, nel complesso, 41 anni di contributi.

Opzione donna

Questa misura è disponibile per le lavoratrici con 35 anni di contributi e 61 di età, che scendono a 60 in caso di un figlio e a 59 con almeno due. L’assegno è calcolato su base contributiva e occorrono alcuni requisiti: essere disoccupate o dipendenti di aziende per le quali è aperto un tavolo ministeriale di crisi (in questo caso sono sufficienti 59 anni di età); essere caregiver oppure avere una ridotta capacità lavorativa per invalidità civile pari ad almeno il 74%. La finestra mobile si allunga, però, a 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e a 18 per le autonome.

Cosa succede all’APE

L’APE sociale rimane anche nel 2025 e occorrono 63 anni e 5 mesi con specifici requisiti. È riservata solo ad alcune categorie di lavoratori come quelli che svolgono attività gravose con almeno 36 anni di anzianità contributiva. Inoltre non si può essere titolari di alcuna pensione diretta e si può cumulare con altra attività lavorativa. Il ministero del Lavoro sottolinea come sia stata incrementata l’autorizzazione di spesa per finanziare la misura, a 114 milioni di euro per l’anno 2025, con ulteriori investimenti fino al 2030.

L’isopensione: cos’è e come funziona

È una prestazione di accompagnamento alla pensione di vecchiaia o anticipata ordinaria, estesa fino al 2026. È a carico del datore di lavoro, nel caso di esubero di personale, per incentivare l’esodo. È riservata a lavoratori dipendenti a tempo indeterminato in caso di ristrutturazioni, crisi, riorganizzazione aziendale, riduzione o trasformazione di attività di lavoro. Prevede accordi con le organizzazioni sindacali in base ai quali si può anticipare l’uscita pensionistica fino a 4 anni. L’azienda eroga ai lavoratori un assegno mensile pari all’ammontare della pensione teorica fino al raggiungimento dei requisiti per quest’ultima. Per accedervi occorrono 67 anni di età o 42 anni e 10 mesi di contribuzione (41 e 10 mesi per le donne).

I fondi pensione: le novità

Con la Legge di Bilancio si prevedeva l’estensione a tutti i lavoratori del cosiddetto silenzio-assenso sulla destinazione del TFR, il trattamento di fine rapporto. Anche se la clausola – oggi in vigore per tutti i neoassunti – non è passata, rimane la possibilità di utilizzare i fondi pensione per anticipare l’uscita dal lavoro da 67 a 64 anni, integrando l’assegno di vecchiaia con il rendimento della previdenza integrativa. «La riforma Fornero consente di anticipare l’uscita dal lavoro, ma solo se l’assegno di vecchiaia è almeno 3 volte quello sociale, cioè circa 1.600 lordi. Per raggiungere questa cifra si può usare il fondo pensione» osserva Anna Vinci, co-founder di Ciao Elsa, startup specializzata in previdenza complementare.

Fondi e TFR: come funzionano

L’interesse per i fondi pensione è aumentato anche in vista della possibile modifica contenuta nella manovra finanziaria, nonostante non si sia tradotta in una riforma concreta: «Già dal 2007, infatti, a tutti i lavoratori alla prima assunzione sono dati 6 mesi di tempo per indicare dove destinare il proprio TFR, che altrimenti il datore tiene da parte in azienda – spiega Vinci – In caso di silenzio viene automaticamente destinato a un fondo pensione, che generalmente è quello di categoria. Attenzione, perché la scelta non è successivamente reversibile. Se, invece, il TFR è in azienda si può sempre spostare in un fondo pensione».

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Se scegli un fondo “aumenta” lo stipendio

I fondi pensione, dunque, rimangono uno strumento utile sia per poter contare su una pensione più corposa, sia per anticiparla. «Soprattutto chi è entrato nel mondo del lavoro dopo il 1996 deve tener presente che la pensione potrebbe essere la metà dello stipendio, quindi un fondo pensione potrebbe essere utile per integrarlo. Non solo: spesso non si sa che, in base al contratto collettivo nazionale, quasi tutti i lavoratori che destinano il TFR a un fondo pensione possono ottenere un “ritocco” retributivo dal datore di lavoro: per chi ha un reddito lordo di 30mila euro, per esempio, potrebbe tradursi in circa 500 euro in più all’anno, che nel tempo possono diventare un tesoretto integrativo».

Come scegliere il fondo pensione adatto

La scelta del fondo pensione, quindi, può diventare importante. Ma come scegliere? «Non esistono fondi migliori o peggiori in assoluto, dipende dalle proprie esigenze e da alcuni indicatori, in particolare i costi, i rendimenti e come viene gestito: di fatto è come avere un contenitore in cui mettere i propri soldi – osserva Vinci – Il problema principale è che c’è poca fiducia in questi strumenti. Per questo il comparatore consente di capire qual è quello più adatto in base a età e situazione retributiva», spiega Vinci, riferendosi a Ciao Elsa, «che è nato utilizzando e accorpando in modo organizzato i dati della Commissione di vigilanza, accessibili sul sito Covip».

Attenzione a durata e parametri

«In genere chi si informa sui fondi pensione ha 39 anni di età media e un reddito lordo di €42.000. Il 72% lavora nel settore privato, il 16% nel pubblico e il 12% è un libero professionista. Una delle informazioni che sono maggiormente richieste è la durata dei fondi: è chiaro che sono nati per essere portati avanti fino alla pensione, ma la durata può variare. Inoltre, è bene ricordare che in situazioni di emergenza si possono sempre liquidare, per esempio se si cambia lavoro (anche con dimissioni volontarie) per contare su una certa liquidità», conclude Vinci.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Source link