C’è un filo, anzi un intreccio di fili, che congiunge il Grande Giubileo del 2000, il Giubileo Ordinario del 2025 appena apertosi e le imprese tessili di Prato rappresentate da Confindustria Toscana Nord, precedentemente Unione Industriale Pratese.
E’ stata una grande emozione constatare che i cardinali, i vescovi e i sacerdoti presenti nella Basilica di San Pietro in Roma all’apertura della Porta Santa lo scorso 24 dicembre indossavano le vesti liturgiche realizzate in occasione del Grande Giubileo del 2000 con il tessuto donato dagli industriali pratesi: furono oltre 16.000 i metri di quel tessuto, che si aggiunse a quello notissimo con cui fu confezionato il piviale – il Manto Giubilare – del pontefice. Analogamente, anche all’apertura della Porta Santa in Laterano, ieri, i diaconi indossavano le vesti del 2000 realizzate col tessuto pratese.
Il Manto Giubilare, utilizzato all’epoca da Giovanni Paolo II poi divenuto santo, è ormai un pezzo storico musealizzato, ma il perdurante utilizzo delle altre vesti liturgiche durante cinque lustri costituisce una memoria viva e vitale della straordinaria donazione effettuata all’epoca. Con i tessuti donati da Prato furono realizzate dall’Atelier X Regio di Venezia – che curò anche la progettazione stilistica di tutti i tessuti e dei capi incluso il Manto papale – oltre 4000 vesti liturgiche. Per i cardinali fu ideato un tessuto in sablé di lana e lurex, per vescovi e sacerdoti uno diverso in pura lana vergine a quattro capi ritorti fiammato in lurex. Tessuti e capi che evidentemente, dopo 25 anni, sono stati ritenuti così pregiati e preziosi da dare l’avvio anche al nuovo Giubileo.
Ma c’è un altro legame, questa volta più prossimo, fra i tessuti pratesi e il Giubileo del 2025: il vescovo di Prato Giovanni Nerbini ha infatti indossato ieri, per l’indizione del Giubileo da parte della Diocesi, la copia della casula che – assieme a stola e mitra – il mondo del lavoro pratese, sempre in collaborazione con X Regio, donò a papa Francesco nel 2015 in occasione della sua visita in città. Al paramento fu attribuito il nome “Francesco, ripara” come segno di vicinanza e supporto al pontefice, rievocando le parole di Cristo che, come riporta Tommaso da Celano, parlò a san Francesco in preghiera nella chiesa diroccata di san Damiano con queste parole: “Francesco, ripara la mia chiesa che, come vedi, è tutta in rovina”. Francesco quindi riparò la chiesa di san Damiano e la Chiesa Universale, intese nelle parole del Cristo come immagine l’una dell’altra. Il paramento per papa Francesco, così come la copia donata alla Diocesi e utilizzata ieri dal vescovo, fu realizzato con un tessuto particolarissimo: la riedizione moderna, grazie alle indicazioni tecniche contenute nelle carte di Francesco Datini, di un “panno” del XIV secolo, effettuata dal Museo del tessuto di Prato con il sostegno di Pratotrade. Se ieri la copia di “Francesco, ripara” è stata indossata dal vescovo Nerbini, i prelati pratesi indossavano invece le vesti, donate nel 2000 alla Diocesi, analoghe a quelle realizzate per i vescovi in occasione del Grande Giubileo del 2000 e utilizzate anche il 24 dicembre scorso: un ulteriore legame tessile pratese fra i due Giubilei.
Nell’ultimo quarto di secolo sono state numerose le occasioni in cui Prato si è cimentata nella realizzazione di tessuti per vesti liturgiche d’eccezione: oltre a quelle per il Grande Giubileo del 2000 e a “Francesco, ripara”, vanno ricordati – sempre in collaborazione con l’Atelier X Regio – nel 2004 i paramenti per il matrimonio dell’allora Infante erede al trono di Spagna, oggi Re Felipe VI, con Letizia Ortiz e nel medesimo anno le vesti per i 10 cardinali, i 120 vescovi e i 500 sacerdoti intervenuti alla dedicazione della chiesa di san Pio da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo. A quell’anno risale anche il nuovo parato di santo Stefano, donato dagli industriali alla Diocesi di Prato in occasione del 350° anniversario dell’erezione della Diocesi stessa, che ricorreva nel 2003. In quel caso anche le operazioni di progettazione e confezione furono realizzate a Prato: un omaggio alla Chiesa locale interamente dovuto all’operosità del distretto pratese.
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