La macroregione del Nord-Ovest di Marco Bucci è un’ottima iniziativa ma occorre istituire subito tavoli di confronto tra Genova, Milano e Torino  

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di Cuore Verde – Genöa è citae pinna de gente e de ogni ben fornia;  con so porto a ra marina  porta è de Lombardia. 

(De condicione civitate Ianuae  – Anonimo Genovese – XIII -XIV sec.

L’Anonimo Genovese, praticamente il fondatore della letteratura in lingua ligure, già alla fine del 1200, in una sua poesia, immaginando di tornare da Venezia, spiegava ad un oste di Brescia che Genova, piena di gente e fornita di ogni bene, con il suo porto sul mare, “la porta è de Lombardia”.   

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Il passo dell’Anonimo Genovese è una testimonianza importante per comprendere la rilevanza di Genova nel medioevo, come centro commerciale e marittimo, in quanto porto e “porta”, poiché « è la via di accesso alla Lombardia », intesa allora come Padania o addirittura come Italia settentrionale come riportato nella “Antologia della Poesia Italiana – Duecento” (a cura di Cesare Segre e Carlo Ossola – Einaudi, 1997).  

La definizione di Genova come “porta” dell’antica Lombardia riflette non solo la sua posizione geografica strategica, ma anche il suo ruolo cruciale come snodo commerciale e culturale nell’Italia settentrionale, collegando il mare alle vie fluviali e terrestri che attraversavano la Padania fino alla fine del 1700, quando i confini regionali e le denominazioni sono stati ridefiniti. Questo concetto mette in evidenza l’importanza storica e “geopolitica” di Genova nel contesto delle interazioni economiche e sociali dell’epoca. 

Esplorare un approccio geopolitico non solo può rafforzare le relazioni economiche, ma anche incoraggiare una cooperazione culturale e sociale, valorizzando le risorse e le identità uniche di ciascun territorio.  

Marco Bucci, nel corso della recente campagna elettorale per la presidenza della Regione Liguria che lo ha visto vincitore, ha  sottolineato l’importanza di creare una “macroregione” del Nord-Ovest, evidenziando le opportunità sociali ed economiche che una tale unione potrebbe portare per Liguria, Piemonte e Lombardia. La proposta è stata discussa durante un incontro con il presidente piemontese Alberto Cirio, in occasione della Festa Nazionale del Tartufo a Millesimo, evidenziando l’intento di rafforzare la cooperazione tra le regioni. Il Secolo XIX riportava la notizia intitolando “Bucci, patto del tartufo con Cirio. Torna l’idea della macro regione – Rispunta il progetto dell’alleanza tra Liguria, Piemonte e Lombardia”. 

Qualche giorno prima dell’incontro, Marco Bucci, intervistato dall’emittente Telenord, aveva  dichiarato che  “Milano, Torino e Genova sono un’unica città metropolitana connessa a un’ora di treno sui tre poli. Il che vuol dire che tutto il territorio diventa una comune macroregione, anche dal punto di vista amministrativo, per consentire di avere veramente la possibilità di fare tutto quello che si vuole: qualsiasi tipo di industria, di università, di business. Una macroregione che è la più ricca dal punto di vista del prodotto interno lordo di tutta l’Europa”

La proposta di costituire una macroregione del Nord-Ovest richiama alla mente un’idea affascinante di unità e identità storica, facendo eco al coordinamento delle Regioni del Nord – la “super-regione” della Padania – auspicato nel 1975 da Guido Fanti, primo presidente della Regione Emilia-Romagna.   

È importante sottolineare che la realtà della Padania è complessa e presenta almeno due entità macroregionali distinte, separate dal fiume Adda, circostanza che rende necessario un dialogo attento che rispetti le peculiarità locali, mentre si cercano sinergie per uno sviluppo condiviso. 

La bipartizione in epoca longobarda tra Austria, a Nord-Est, e Neustria, a Nord-Ovest, emersa nel VII secolo, rappresentava non solo una divisione territoriale, ma anche una differenza politica e culturale. La restaurazione di questa divisione da parte dell’imperatore Arnolfo di Carinzia alla fine del IX secolo, con la creazione del ducato di Lombardia, segnò un importante passo nella gestione del potere nella regione, evidenziando le complessità delle interazioni tra le diverse identità e influenze culturali nell’Europa medievale. 

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Il coordinamento delle due grandi macroregioni padane potrebbe rappresentare un’opportunità per rafforzare la cooperazione tra le regioni del Nord, promuovendo un sviluppo economico e culturale più coeso, pur rispettando le specificità locali e storiche di ciascun territorio. 

In questo senso, sarebbe auspicabile anche una analoga iniziativa da parte di Venezia e le regioni del Nord-Est. Qui si dovrebbe discutere della più appropriata collocazione delle due provincie della Lombardia ad est del fiume Adda, Brescia e Bergamo. Queste aree, storicamente legate all’Austria longobarda, e poi, in tempi più recenti, alla Repubblica di Venezia, meriterebbero una considerazione approfondita, poiché la loro integrazione in un progetto di macroregione del Nord-Est potrebbe contribuire a valorizzare le loro identità culturali e storiche, facilitando al contempo lo sviluppo di sinergie economiche e infrastrutturali tra le diverse comunità. 

La proposta di Marco Bucci di creare una macroregione che unisca Milano, Torino e Genova è sicuramente ambiziosa e potrebbe favorire una sinergia economica e culturale tra queste importanti città. Tuttavia, è essenziale riconoscere e valorizzare le singole identità storiche e culturali di ciascuna città per mantenere un forte senso di appartenenza e promuovere una collaborazione autentica proponendo una visione di integrazione che rispetti le peculiarità di ciascun territorio.  

Creare senza indugio tavoli di lavoro con i presidenti di regione potrebbe rappresentare un passo cruciale per realizzare questa visione, consentendo un approccio più flessibile e operativo, lontano dalle eccessive formalità burocratiche. Questo modello favorirebbe discussioni concrete e la definizione di strategie condivise, agevolando una cooperazione efficace tra le diverse realtà territoriali. 



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