Un piano straordinario dell’Europa a sostegno dell’automotive, per evitare di subire la concorrenza di Usa e Cina anche sulla transizione ecologica, accumulando un deficit di carattere tecnologico, ambientale e industriale (anche occupazionale), per questo occorrerebbe un piano transitorio da 100 miliardi di euro in due anni, in un contesto che vede impegni bellici di ampiezza economica quintupla. Ha le idee chiare il deputato europeo del M5S (The Left) Pasquale Tridico, che da ex presidente dell’Inps conosce molto bene le pieghe del mondo socio-economico italiano. Per questo, occorre fare di tutti affinché Termoli e la sua Gigafactory, al momento ferma al palo, possa essere la capitale italiana dell’elettrico. Nel corso del suo intervento, preceduto da Valerio Fontana e Roberto Gravina, nella sala de “La Vida”, gremita a dispetto del giorno festivo, come quello dell’Epifania, ieri pomeriggio, ha richiamato anche l’esperienza delle grandi aziende nate con la Cassa del Mezzogiorno al Sud, divenute le più produttive del Paese, l’ultima Melfi, che rischia la stessa sorte di Termoli. Idee chiare come quelle del Movimento 5 Stelle molisano, che ha rilanciato una vertenza su cui sono impegnati da tempo, con Valerio Fontana (ex consigliere regionale) e Roberto Gravina. In sala anche Antonio Federico e decine di persone, con dipendenti e sindacalisti (Fiom-Cgil e Fim-Cisl), esponenti politici locali (Marcella Stumpo) e vari attivisti. Il tema era davvero dirimente, si parla del futuro di questo territorio. Della proposta di Tridico demmo notizia lo scorso 27 ottobre, nel frattempo l’emendamento che ha raccolto 230 adesioni non è passato, ma la proposta politica resta, con l’appello al Governo e alla classe politica italiana di condividerlo e sostenerlo. Gravina ha aperto l’incontro sottolineando come, nonostante le promesse e le rassicurazioni del gruppo Stellantis, la situazione della Gigafactory di Termoli resti drammaticamente in stallo. «Dopo l’ultimo tavolo al MIMIT di dicembre, Stellantis e ACC non hanno presentato piani concreti per il nostro territorio, e il Governo nazionale, attraverso il ministro Urso, continua a dimostrarsi inerte. La Regione Molise, governata dal centrodestra, non ha alzato la voce nemmeno di fronte alla revoca dei fondi PNRR destinati al progetto. Questa inerzia rischia di condannare Termoli e il Molise all’ennesima occasione mancata», ha dichiarato Gravina. Mentre in Spagna il progetto della Gigafactory di Saragozza avanza con decisione, grazie anche al sostegno del governo spagnolo e a condizioni economiche più favorevoli, in Italia si continua a navigare nell’incertezza. Pasquale Tridico ha messo in evidenza questa disparità e rilanciato l’importanza strategica del progetto per Termoli: «Termoli deve diventare la capitale dell’elettrico in Italia, e il nostro Paese deve avere una Gigafactory. È una necessità industriale e strategica, non solo per il Molise, ma per l’intero sistema economico nazionale». L’europarlamentare ha illustrato la proposta presentata attraverso un emendamento al Parlamento europeo, di un fondo europeo da 100 miliardi per l’automotive, pensato per sostenere i lavoratori, promuovere la transizione verso l’elettrico e finanziare la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie. «Un rilancio industriale di questo tipo è indispensabile per garantire un futuro al settore, ma richiede un forte impegno politico da parte di tutti i Paesi membri, incluso il nostro Governo, che invece taglia risorse come il Fondo Automotive per dirottarle altrove», ha spiegato Tridico. Gravina ha ricordato le iniziative del Movimento 5 Stelle per sostenere il progetto della Gigafactory, come gli emendamenti alla Legge di Bilancio per il ripristino del Fondo Automotive e la proposta di includere Cassa Depositi e Prestiti nel capitale di Acc, sul modello francese e tedesco. «Lo ripetiamo da tempo: serve una visione industriale che metta al centro Termoli e il Molise», ha aggiunto Gravina. L’incontro animato anche dai precisi interventi di lavoratori e rappresentanti sindacali, si è chiuso con un appello alla cittadinanza per continuare a sostenere questa battaglia. «La Gigafactory a Termoli può e deve essere realizzata. Non possiamo permettere che il nostro territorio venga lasciato indietro mentre altri Paesi avanzano. Questo è il momento di agire, insieme, per costruire il futuro che il Molise merita», hanno concluso Gravina e Tridico.
«Non sono venuto qui a fare propaganda – ha voluto chiarire Tridico – sono venuto qui a parlare di un problema e vorrei Innanzitutto introdurlo all’interno di un contesto questo problema, un problema di cui ci occupiamo molto in Europa con proposte concrete, fare industria, soprattutto al Sud vuol dire far crescere occupazione e Pil, vuol dire far crescere occupazione di qualità, soprattutto vuol dire non abbandonarsi all’idea che il Sud possa essere considerato come la caffetteria d’Europa, il bar d’Europa, dove si possono andare a fare vacanze con salari bassi, camerieri e avere salari bassi per sempre, perché questo vuol dire abbandonare l’industria, vuol dire continuare ad avere precarietà, vuol dire continuare a non avere insediamenti familiari, residenziali, occupazionali in territori desertificati dall’industria. Il nostro paese è cresciuto con l’industria. Noi abbiamo affrontato la crisi Covid nel migliore dei modi possibili con un combinato tra intervento pubblico, tutela delle libertà individuali e sforzo collettivo straordinario. L’unica volta che come Italia ci siamo ripresi dopo una grave crisi è stata quella del Covid, grazie a politiche espansive. Grazie allo sforzo macroeconomico che il nostro paese ha messo in atto e grazie allo sforzo europeo attraverso, con la sospensione del patto di stabilità e poi l’avvio di un Next generation Eu, cioè un piano comune collettivo che sostenesse la ripresa gli investimenti di cui stiamo godendo anche oggi, 700 miliardi di euro, abbiamo mobilitato durante quella crisi che anche oggi stanno perseguendo obiettivi comunali regionali in Italia e ricordate 209 miliardi di euro portati dal governo Conte. Anche oggi abbiamo chiesto la stessa cosa, un fondo Sure per l’automotive, per fare essenzialmente tre cose: sostenere la domanda delle automobili, perché come noto non si riesce a sopportare In questa fase di transizione la concorrenza cinese, molto aiutata dallo stato, ma anche quella americana che ha prezzi e costi più accessibili a parità di qualità; quindi un fondo che sostenesse la domanda attraverso la riduzione dell’Iva, l’abolizione dell’Iva per i veicoli elettrici; sostenere l’offerta dell’ automobile attraverso incentivi della forma simile a quelle di industria 5.0 per la ricerca e l’innovazione delle industrie che decidono qui a Termoli ad esempio di continuare a investire nelle batterie elettriche e sostenere il trasporto pubblico sostenibile, sostenere la domanda pubblica di mezzi di mezzi e veicoli elettrici, perché anche quelle gonfiano la domanda». «Vorremmo che il governo italiano sostenesse questo emendamento, sostenesse questo fondo, avremmo il ministro Urso il 17 di gennaio di nuovo a Bruxelles per discutere ancora di questo perché vogliamo che da questa crisi si possa uscire attraverso maggiore investimento. Vedete, qui a Termoli l’impatto di 1.800 lavoratori direttamente coinvolti nell’industria con la produzione che ci metterebbe alla frontiera dell’industria del trasporto elettrico farebbe di Termoli, del Molise, la capitale elettrica della produzione di veicoli, sarebbe una svolta dal punto di vista industriale per il Sud e l’indotto, che ci potrebbe essere e sarebbe ovviamente la salvezza di questo territorio non capire questo, non capire che aver rinunciato come sembra nello scorso anno a un investimento di 200 milioni di euro e scegliere al contempo di mettere 200 milioni di euro in mancette bonus elettorali, significa non guardare al futuro».
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