Pensioni 2025, ecco l’analisi e il parere su tutte le novità

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Niente di trascendentale sulle pensioni è quello che è stato prodotto dalla legge di Bilancio 2025. Questo perché non è stata introdotta alcuna riforma delle pensioni. Ma di novità sulle pensioni 2025 ne sono arrivate molte. E sono novità che vanno meglio analizzate perché sono sottovalutate e criticate, ma in effetti molte cose buone sono state aggiunte al sistema.

Pensioni 2025, ecco l’analisi e il parere su tutte le novità

Partiamo dalla rivalutazione delle pensioni, che in effetti nel 2025 hanno avuto un meccanismo più favorevole. E il fatto che sono aumentate di poco non deve essere caricato come responsabilità sul governo visto che l’aumento deriva dall’inflazione. E se l’ISTAT calcola una inflazione bassa pari allo 0,8% come è quella dei primi 3 trimestri 2024, non è colpa dell’esecutivo.
Anzi, l’esecutivo ha prodotto una novità importante cambiando il meccanismo di indicizzazione. Perché dopo che sul meccanismo 2024 pende una probabile prossima sentenza della Consulta sulla sua presunta incostituzionalità, ecco che il governo è corso ai ripari. Se nel 2024 le pensioni sopra 4 volte il minimo avevano subito perdite ingenti sulla rivalutazione, con un meccanismo che tagliava dall’85% al 22% la rivalutazione delle pensioni a partire da quelle sopra 5 volte il minimo e fino a quelle oltre 10 volte, nel 2025 il sistema viene corretto.
Oggi solo sulla parte di pensione sopra 4 e fino a 5 volte il minimo i pensionati subiranno un piccolo taglio della rivalutazione che scende al 90% del tasso di inflazione. E sulla parte di pensione eccedente 5 volte il minimo si scende al 75%. Nulla a che vedere con il sistema del 2024, che per le pensioni intere sopra 10 volte il minimo prevedeva una rivalutazione solo al 22% del tasso di inflazione.

I nuovi coefficienti di trasformazione

C’è chi accusa il governo di aver ridotto le pensioni perché chi andrà in pensione nel 2025 o nel 2026 prenderà una pensione inferiore a chi ci è andato nel 2024 o prima.
In effetti sarà esattamente così. Ma va detto che questo non dipende dalla legge di Bilancio o dal governo meloni. Dipende dal fatto che ogni due anni i coefficienti di trasformazione del montante contributivo in pensione si adeguano alla stima di vita della popolazione. Più vive la popolazione in media, meno favorevoli sono i coefficienti e quindi ecco pensioni più basse alla data della loro liquidazione. Anche in questo caso è l’ISTAT l’ente che determina i dati sulla stima di vita. E non è colpa del governo se la vita media della popolazione cresce. Come non era merito del governo il fatto che all’epoca della pandemia, i tanti decessi ridussero la stima di vita della popolazione determinando, caso più unico che raro, l’aumento dei coefficienti e l’aumento delle pensioni alla data di liquidazione.

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Le pensioni contributive per le donne? Ecco nuovi vantaggi

Importante per alcune lavoratrici che hanno il primo accredito contributivo successivo al 31 dicembre 1995 è l’ulteriore sconto di 4 mesi in base ai figli avuti che possono godere per le pensioni contributive. Fino al 2024 lo sconto massimo arrivava a 12 mesi perché era di 4 mesi a figlio avuto ma fino a massimo 12 mesi per chi ne aveva avuti almeno 3. Adesso si passa a 16 mesi di sconto. Sempre 4 mesi a figlio, ma fino a 16 mesi per chi ne ha avuti almeno 4. Potrà sembrare poca cosa, ma ci saranno lavoratrici che anziché uscire a 64, 67 o 71 anni con le tre versioni di pensioni contributive oggi vigenti, potranno uscire a 62,8, 65,8 e 69,8 anni di età.

Pensione 2025 a 64 anni più facile

Molto discussa e forse discutibile la facoltà che viene concessa adesso ai lavoratori che hanno versamenti esclusivamente in epoca contributiva di usare la pensione integrativa per anticipare l’uscita a 64 anni di età. Non sarà una misura di vasta platea, ma è pur sempre un qualcosa.
Uscire a 64 anni di età infatti usando la previdenza integrativa per arrivare più facilmente ad una pensione pari a 3 volte l’assegno sociale è ciò che permette la novità. Infatti alla pensione INPS il contribuente potrà aggiungere la rendita maturata nel fondo pensione a cui versa, in modo tale da arrivare a quella pensione di oltre 1.600 euro al mese che è una pensione pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale. E potranno godere di questo favore anche le donne che come tutti sanno possono accedere alla pensione se è pari o superiore a 2,8 volte per quelle che hanno avuto un figlio durante la loro vita o a 2,6 volte per quelle che hanno avuto più figli.

Perché restare al lavoro diventa più conveniente nel 2025

Infine non si può non citare tra le novità del 2025 anche il potenziamento dello sgravio contributivo per chi decide di restare a lavorare oltre i già raggiunti requisiti della pensione. Il cosiddetto bonus Maroni che consente, dietro domanda all’INPS di prendere uno stipendio maggiore dopo aver raggiunto i requisiti per la pensione e aver deciso di rimandare l’uscita, diventa utile anche per le pensioni anticipate. Infatti se fino al 2024 questa facoltà era ammessa solo a soggetti con almeno 62 anni di età e con almeno 41 anni di versamenti, cioè soggetti con i requisiti di quota 103 completati, nel 2025 viene estesa anche a chi ha 42,10 o 41,10 anni di versamenti. A prescindere dall’età e rispettivamente per uomini o donne. Parliamo naturalmente dei requisiti utili alle pensioni anticipate ordinarie.



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