Per non dimenticare Beppe Alfano

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“Sopra al sangue di mio padre è possibile costruire qualcosa di positivo”.

Sonia Alfano

Sonia Alfano: «Mio padre è stato prima ucciso e poi abbandonato»

8 gennaio 1993: una data che andrebbe scolpita su un pezzo di marmo. A futura memoria. Lo stesso ragionamento deve valere per tutti quei giornalisti che sono stati uccisi, dalle schifose organizzazioni criminali, per aver fatto – fino in fondo – il proprio dovere. Ovviamente non devono esistere vittime di serie A e vittime di serie B. Una vittima è una vittima. E un collega è un collega. Indipendentemente dalle storie di ciascuno.

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L’8 gennaio di 32 anni fa la mafia siciliana – quella fetente organizzazione criminale legata ai Poteri Occulti di questo strano Paese – uccideva il collega Beppe Alfano. Un giornalista siciliano coraggioso: denunciava le attività illecite e le connivenze di Cosa Nostra. Insegnante di scuola con la passione per il giornalismo. Scriveva per il quotidiano La Sicilia, affrontava temi scomodi, ignorati e volutamente trascurati.

Beppe Alfano fu assassinato vicino a casa sua, a Barcellona Pozzo di Gotto. Mentre si trovava nella sua auto, colpito da tre proiettili esplosi a distanza ravvicinata. L’omicidio avvenne in un momento cruciale della storia italiana, poco dopo gli attentati di Capaci e via D’Amelio, che avevano già scosso profondamente il Paese. Alfano era noto per le sue inchieste su attività mafiose nella sua città, che includevano il traffico di droga, gli interessi nell’edilizia e le connessioni tra mafia e politica locale.

Come tutti i bravi giornalisti, Alfano aveva molti nemici. Denunciava figure potenti, tra cui il boss locale Giuseppe Gullotti e altri esponenti della criminalità organizzata. Uno degli aspetti più inquietanti delle sue inchieste riguardava i legami tra la mafia e settori delle istituzioni, compresi membri della politica e delle forze dell’ordine.

Le indagini sul suo omicidio sono state lunghe e complesse, con ritardi e ombre. Nel 1999 arriva la condanna per  Giuseppe Gullotti, ritenuto il mandante dell’omicidio. Ma restano ancora molti dubbi sulle motivazioni della sua morte. La famiglia di Alfano, in particolare sua figlia Sonia, si sta battendo per giungere alla Verità sull’omicidio.

Sonia Alfano è diventata un simbolo della lotta contro la mafia. Ha continuatoo il lavoro di suo padre attraverso il suo impegno civile e politico. È stata presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia e ha contribuito a tenere viva la memoria di suo padre e di tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita per combattere la criminalità organizzata.

Non tutti, nell’ambiente dell’antimafia, la pensano e agiscono come lei. Le vittime, lo ripetiamo ancora una volta, sono tutte uguali.

Sonia Alfano: «Mio padre è stato prima ucciso e poi abbandonato»

Beppe Alfano non ha mai piegato la testa di fronte alla minaccia della mafia. Il suo coraggio resta un esempio per i giornalisti e per tutti coloro che credono nella giustizia e nella verità.

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Sonia Alfano: «Dobbiamo riportare il tema delle mafie in Europa»


In Italia, diversi giornalisti hanno perso la vita per il loro coraggio nel denunciare le mafie e i loro intrecci con la politica, l’economia e le istituzioni. Hanno sfidato il silenzio e l’omertà, diventando simboli di resistenza e sacrificio per la libertà di stampa. Ecco una panoramica di alcuni di loro:


Giuseppe “Beppe” Alfano

  • 8 gennaio 1993
  • Barcellona Pozzo di Gotto (Sicilia)
  • Denunciava le connessioni tra Cosa nostra e la politica locale.

Giovanni Spampinato

  • 27 ottobre 1972
  • Ragusa (Sicilia)
  • Collaboratore del giornale “L’Ora”, investigava sulle relazioni tra mafia, fascismo e affari illeciti in Sicilia. Fu ucciso da un imprenditore coinvolto in affari oscuri.

Peppino Impastato

  • 9 maggio 1978
  • Cinisi (Sicilia)
  • Attivista e giornalista, attraverso la sua radio libera “Radio Aut”, denunciava gli abusi e i crimini della mafia, in particolare quelli di Gaetano Badalamenti. La sua morte fu camuffata come un suicidio.

Mauro De Mauro

  • 16 settembre 1970 (mai ritrovato)
  • Palermo (Sicilia)
  • Giornalista del quotidiano “L’Ora”, indagava sulla morte del presidente dell’ENI Enrico Mattei e su altre vicende legate al potere mafioso. La sua scomparsa rimane un mistero.

Cosimo Cristina

  • 5 maggio 1960
  • Termini Imerese (Sicilia)
  • Fondatore del periodico “Prospettive Siciliane”, denunciava i crimini mafiosi. La sua morte fu inizialmente classificata come suicidio, ma fu chiaramente un omicidio mafioso.

Mario Francese

  • 26 gennaio 1979
  • Palermo (Sicilia)
  • Giornalista del “Giornale di Sicilia”, documentava l’ascesa dei Corleonesi e le loro violenze. Fu assassinato per aver rivelato dettagli cruciali sugli equilibri interni alla mafia.

Giancarlo Siani

  • 23 settembre 1985
  • Napoli (Campania)
  • Reporter precario per “Il Mattino”, indagava sulla Camorra e sui legami tra politica e criminalità organizzata. Fu assassinato a soli 26 anni.

 

Questi uomini e donne hanno pagato il prezzo più alto per il loro impegno. Oggi sono ricordati come esempi di coraggio e dedizione. La loro memoria ci invita a non abbassare la guardia e a sostenere una stampa libera e indipendente, che resti sempre vigile contro i soprusi e le ingiustizie.

 

ECCO IL PROGRAMMA DELLA MANIFESTAZIONE E GLI INTERVENTI:

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Ore 09:30: deposizione di una corona di alloro, presso la stele dedicata al giornalista Alfano, alla presenza delle autorità e degli studenti.

Ore10:00: piantumazione di un Albero della Memoria, presso Piazza Alfano.

Ore 10:30: inizio del convegno sul tema della legalità e della memoria,  presso l’Auditorium Parco Maggiore La Rosa, con la partecipazione delle scuole cittadine.

Saluti delle autorità.

Interventi:

  • Paolo De Chiara, giornalista e scrittore;
  • Marisa Garofalo, sorella di Lea, testimone di giustizia;
  • Gennaro Ciliberto, testimone di giustizia;
  • Giusy Benigno, nipote di Beppe Alfano;
  • Sonia Alfano, figlia di Beppe Alfano;
  • Giuseppe Verzera, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto.

 

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