Il conflitto nell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDC) ha raggiunto un nuovo apice di gravità con la presa della città chiave di Masisi da parte dei ribelli del M23, sabato 4 gennaio. Dopo tre giorni di intensi combattimenti contro l’esercito congolese (FARDC) e le milizie locali wazalendo, i ribelli hanno preso il controllo del capoluogo del territorio omonimo, situato circa 80 chilometri a ovest di Goma, nel Nord-Kivu.
#RDC La cité de #Masisi_Centre est désormais sous contrôle du #M23 depuis ce samedi comme le montrent ces images de Bernard Maheshe #Byamungu haut cadre du #M23 et bras droit de Sultani #Makenga chargé du renseignement. pic.twitter.com/fKSTExx72x
— Christophe RIGAUD (@afrikarabia) January 4, 2025
Gli scontri sono iniziati nelle prime ore del mattino di sabato nelle località di Lushebere e Kahongole, a pochi chilometri da Masisi. Secondo i racconti degli abitanti, le milizie locali e i soldati dell’esercito si sono ritirati dopo violenti attacchi, consentendo al M23 di avanzare verso il capoluogo territoriale. Entro il primo pomeriggio, la città di Masisi era caduta sotto il controllo del movimento ribelle.
La conquista è stata rivendicata dai ribelli del M23 sui loro canali ufficiali, mentre le fonti locali, sia della sicurezza che ospedaliere, hanno confermato il tragico epilogo degli scontri. Nel frattempo, le milizie wazalendo hanno cercato di rispondere con un contrattacco, annunciando la riconquista di almeno cinque villaggi nella stessa zona. Tuttavia, la situazione rimane estremamente tesa e imprevedibile.
L’Alliance Fleuve Congo (AFC/M23) informe l’opinion tant Nationale qu’Internationale de ce qui suit :
Consécutivement à son communiqué du 27 décembre 2024 ayant alerté sur les attaques répétées des forces de la coalition du régime de Kinshasa contre les populations civiles dans… pic.twitter.com/acqi6e4Agj
— Lawrence KANYUKA (@LawrenceKanyuka) January 4, 2025
La caduta di Masisi ha avuto effetti devastanti sulla popolazione locale. Migliaia di persone hanno abbandonato le proprie case, cercando rifugio nelle aree circostanti. Alcuni sono fuggiti verso Walikalé, già teatro di un’importante offensiva del M23 lo scorso ottobre, aggravando ulteriormente la pressione sulle comunità già colpite da precedenti spostamenti di popolazione.
Telesphore Mitondeke, rappresentante della società civile congolese, ha descritto la situazione come “un colpo fatale per la Repubblica”, sottolineando l’importanza strategica e amministrativa di Masisi come capoluogo di territorio. La perdita di una città così cruciale evidenzia la fragilità delle forze armate congolesi e la crescente capacità offensiva del M23, che continua a consolidare il proprio controllo nel Nord-Kivu.
#RDC 🇨🇩Les rebelles du M23 ont pris le contrôle du centre de Masisi ce matin, après des combats intenses avec les FARDC. La population a fui en masse, laissant la ville déserte, déclare la société civile locale.
Telesphore Mitondeke, rapporteur de la société civile, a confirmé… pic.twitter.com/KnlgVTsHtW— Justin KABUMBA (@kabumba_justin) January 4, 2025
La conquista di Masisi è solo l’ultimo episodio di una crisi più ampia che coinvolge l’intero est del Congo, una regione storicamente instabile e ricca di risorse naturali. Le tensioni tra il governo di Kinshasa e il movimento ribelle, che si dichiara in lotta per i diritti della comunità tutsi, si sono intensificate negli ultimi mesi, con il M23 che ha ampliato le sue aree di controllo nonostante gli sforzi delle FARDC e delle milizie locali per contenerlo.
La situazione attuale desta gravi preoccupazioni sia a livello nazionale che internazionale. L’incapacità delle FARDC di difendere un territorio strategico come Masisi evidenzia le difficoltà delle autorità congolesi nel contrastare l’avanzata del M23. Inoltre, la crisi umanitaria in corso potrebbe peggiorare, con ulteriori spostamenti di popolazione, carenze di aiuti umanitari e rischi di carestie nelle aree più colpite.
La caduta di Masisi rappresenta un punto critico nel conflitto che sconvolge il Nord-Kivu. Le autorità congolesi e le organizzazioni umanitarie devono affrontare una sfida complessa e urgente per proteggere le popolazioni colpite e stabilizzare una regione sempre più segnata da violenza e instabilità.
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