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Per Cudzil (TCW), il mercato del lavoro sta rallentando e il presidente USA è prima di tutto un negoziatore. Meglio restare lunghi in termini di duration e sottopesati nel credito societario
Dal giorno dell’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca tra gli investitori è scattato l’allarme inflazione. Oltre infatti alla convinzione che il tycoon favorirà una solida crescita economica negli Stati Uniti, le sue annunciate politiche commerciali e sull’immigrazione, ritenute inflazionistiche, fanno temere una ripresa dei prezzi. E di conseguenza un rallentamento della normalizzazione monetaria da parte della Federal Reserve. Per alcuni osservatori, però, non è affatto scontato che dazi e rimpatri bastino per bloccare Jerome Powell. Tra chi la pensa così c’è anche Jerry Cudzil, general portfolio manager fixed income di TCW, il quale punta invece l’attenzione sul mercato del lavoro a stelle e strisce e sul precedente mandato del presidente eletto. E consiglia agli investitori obbligazionari di restare lunghi in termini di duration e sottopesati nel credito societario.
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Il mercato del lavoro sta rallentando
“La nostra attenzione continua a essere concentrata su alcune tendenze del mercato del lavoro, che a nostro avviso continua a mostrare segni di rallentamento, con gli ultimi dati sull’occupazione in tutti i settori, escluso quello agricolo, che sono stati chiaramente influenzati dall’effetto di alcuni uragani”, spiega Cudzil. Aggiungendo che ci sono segnali di raffreddamento anche nelle offerte di lavoro e nel turnover della manodopera, e nel tasso di abbandono dei dipendenti. Per questo, secondo l’esperto, il mercato del lavoro è posizionato lungo una traiettoria di frenata, anche se con Trump alcune notizie potrebbero portare a rivedere questa view. “Dobbiamo però considerare che i mercati hanno una lunga storia di elezioni presidenziali e gli investitori sono consapevoli del potere limitato nelle mani del presidente in ambito economico”, precisa.
Duration lunga
Cudzil spiega quindi di essere attualmente lungo in termini di duration in tutti i portafogli. I tassi sono infatti in territorio restrittivo e l’esperto è convinto sia che la Fed continuerà a ridurli sia, appunto, che il mercato del lavoro stia già mostrando segni di debolezza. “Se emergeranno nuove informazioni, se il mercato del lavoro si rafforzerà o gli ‘animal spirits’ si riaccenderanno, dovremo riesaminare il nostro punto di vista, ma al momento non è questa la nostra opinione”, sottolinea. Quanto al fatto che l’istituto centrale continui a ribadire la sua dipendenza dai dati, l’esperto ricorda che non si tratta di una novità e che nel 2024 è già accaduto che alcuni dati sull’inflazione abbiano sostanzialmente riscritto la narrativa sui mercati.
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I dazi? Trump è prima di tutto un negoziatore
Anche secondo Cudzil, la deregulation annunciata dal neopresidente dovrebbe essere positiva per il settore bancario e quello dell’energia, mentre i dazi avranno potenzialmente un impatto negativo, con effetti inflazionistici. Così come l’immigrazione potrebbe rivelarsi inflazionistica, insieme a una certa politica fiscale. Tuttavia, a suo avviso si dovrebbe tenere ben presente quanto avvenuto nel 2016 e nei quattro anni del primo mandato del tycoon: “L’inflazione non ha mai superato il 2,2%. È un dato di fatto: quando è entrato in carica l’indice dei prezzi al consumo era a circa il 2% e non abbiamo mai avuto un indice dei prezzi PCE superiore al 2%”, fa notare. Aggiungendo che Trump è un “negoziatore”. “Crediamo che i dazi saranno utilizzati in questa direzione, e cioè soprattutto come strumento di negoziazione. Per questo non pensiamo che danneggeranno l’economia”, evidenzia.
Sottopeso nel credito societario
Visto che per Cudzil la Fed proseguirà verso il percorso di normalizzazione, la politica monetaria avrà un impatto sulla parte anteriore della curva. “Quindi, la maggior parte della nostra esposizione, circa due terzi, si trova tra due anni e cinque anni”, afferma. Quanto al credito societario, l’esperto punta l’attenzione sul fatto che siamo ai massimi storici. “Il credito investment grade è scambiato a uno spread di 70 punti base e il credito high yield a uno spread di 250, con i titoli a doppia B scambiati a uno spread di circa 150 punti base. A questi livelli, vediamo un valore molto limitato nel credito societario e riteniamo che i rendimenti prospettici attesi siano davvero impegnativi da raggiungere”, sostiene. Insomma, in qualsiasi modo la si consideri, il suo parere è che l’asset class si trovi al momento in un contesto di spread ristretti e piuttosto stabili, che l’economia rallenti o meno.
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“In questo contesto, siamo sottopesati nel credito societario in modo piuttosto significativo, mentre le allocazioni al segmento corporate rimangono in discussione dal punto di vista prospettico”, precisa. L’esperto non ritiene, infatti, che questo sia il momento di ridurre il rischio di credito. “Anche se non mancano opportunità sul mercato, che però sono sempre meno e più lontane. Come, per esempio, nel segmento dei prestiti bancari, grazie agli elevati rendimenti a breve termine”, conclude.
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