ecco quanto costerà dal 2025

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Dopo una lunga battaglia e diversi mesi di attesa, la procreazione medicalmente assistita è diventata (quasi) gratuita in tutta Italia. Dal 1° gennaio 2025, infatti, la Pma è entrata nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), diventando finalmente accessibile a tutte le coppie italiane a costi ridotti.

Questa decisione non solo uniforma l’accesso alla Pma su tutto il territorio nazionale, ma rappresenta anche una risposta concreta a un problema sociale di ampie dimensioni: il calo della fertilità.

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Il percorso per giungere a questo traguardo è stato tutt’altro che lineare. Inizialmente prevista per il 2024 (prima a gennaio, poi ad aprile), l’inclusione nei Lea è stata rimandata di un anno a causa di ritardi burocratici, divergenze politiche e difficoltà legate alla riorganizzazione delle risorse sanitarie.

Pma, quanto costa adesso? 

I Lea definiscono le prestazioni sanitarie essenziali che ogni cittadino ha diritto di ricevere gratuitamente o dietro pagamento di un ticket uniforme su scala nazionale. Fino a oggi, la Pma è rimasta fuori dai Lea, costringendo molte coppie a sostenere autonomamente spese considerevoli, con trattamenti che potevano costare oltre 5.000 euro a ciclo.

Dal nuovo anno la fecondazione omologa e quella eterologa (resa legale in Italia dopo una sentenza della Consulta del 2014) rientrano nei Lea insieme ad altre attività sanitarie, come la consulenza genica, l’adroterapia e varie prestazioni per chi è affetto da malattie rare.

Con l’inclusione nei Lea, le coppie potranno richiedere alla propria Regione di appartenenza di accedere alla Pma con il pagamento di un ticket che oscilla tra 100 e 300 euro, a seconda del trattamento. Le nuove regole fissano anche limiti precisi:

  • Le donne potranno accedere ai trattamenti fino a 46 anni;
  • Saranno consentiti un massimo di sei tentativi per coppia.

Nonostante queste previsioni siano considerate un progresso, il rimborso previsto per le strutture convenzionate – 2.700 euro per l’omologa e 3.000 euro per l’eterologa – è ritenuto insufficiente dagli operatori.

Pma gratuita: il dibattito politico e sociale

Il ritardo nell’inclusione della Pma nei Lea è stato oggetto di accese discussioni. L’approvazione iniziale, prevista per il 2024, è stata rinviata a causa della complessità del coordinamento tra le regioni e il governo centrale. Le differenze tra le varie realtà territoriali, in termini di disponibilità di risorse e centri attrezzati, hanno alimentato il rischio di creare disparità nell’accesso ai trattamenti.

Organizzazioni per i diritti delle donne e associazioni che si occupano di infertilità hanno sottolineato la necessità di garantire l’effettiva applicazione delle nuove norme. In particolare, hanno richiesto maggiori investimenti per il rafforzamento dei centri pubblici, che rappresentano solo il 34% delle strutture dedicate alla Pma.

I politici favorevoli hanno definito la decisione di includere la Pma nei Lea come “un passo fondamentale verso la giustizia sociale”. Tuttavia, non sono mancate critiche, soprattutto da parte di chi teme un aumento delle liste d’attesa e una riduzione della qualità delle prestazioni.

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I numeri della Pma in Italia 

L’attività di Pma è cresciuta significativamente nel corso degli anni, passando dai 63.585 trattamenti del 2005 ai 109.755 del 2022 e la percentuale rispetto alle nascite totali è aumentata dall’1,22% del 2005 al 4,25% del 2022. Solo in alcune regioni, come Toscana, Emilia-Romagna e Lombardia, la procreazione medicalmente assistita era già accessibile a costi calmierati grazie a iniziative locali.

Con le nuove regole, tuttavia, molte coppie potranno finalmente evitare trasferimenti estenuanti e spese proibitive. Rimangono però importanti differenze:

  • Su 190 centri attivi in Italia, ben 107 sono strutture private che non offrono rimborsi;
  • Solo 66 sono pubbliche, spesso concentrate nel Centro-Nord, con una copertura carente nel sud e nelle isole. 17 sono le strutture convenzionate.

Il maggior ricorso alla Pma dipende anche dal fatto che si diventi madri sempre più tardi.

Anche l’età media delle donne che si sottopongono ai trattamenti di fecondazione assistita è aumentata, passando dai 34 anni del 2005 ai 37 anni del 2022. Un balzo importante si è avuto nella fascia over 40 che, in Italia, rappresentava il 20,7% degli accessi alle Pma nel 2005 ed è salito al 33,9% nel 2022.

Il numero medio di embrioni trasferiti in utero è diminuito nel tempo, passando da 2,3 nel 2005 a 1,3 nel 2022, riducendo così la percentuale di parti multipli dal 23,2% del 2005 al 5,9% del 2022. Le procedure che coinvolgono embrioni crioconservati sono invece aumentate notevolmente, passando da 1.338 nel 2005 (3,6% delle procedure) a quasi 30mila (31,1%) nel 2022. Anche il tasso di gravidanza per ogni 100 trasferimenti è aumentato dal 16,3% del 2005 al 32,9% del 2022.

Per tutti i dati: Pma, compie 20 anni la Legge 40 sulla fecondazione assistita

Il primato della Spagna

La Spagna rappresenta un caso unico a livello europeo per quanto riguarda la fecondazione in vitro, che è uno dei percorsi di Procreazione medicalmente assistita più richiesti. Da solo il Paese iberico rappresenta il 15% di tutti i trattamenti di fecondazione in vitro in Europa, più di Francia (12,9%) e Germania (11,6%). Anche in Spagna, l’innalzamento dell’età media al parto incide molto sui numeri: le madri di età superiore ai 35 anni rappresentano oggi il 40,1% del totale e con oltre, 165.000 cicli di FIV, in Spagna nascono con tecniche di medicina riproduttiva il 12% dei neonati totali, circa il triplo dell’Italia.

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Oltre all’età al parto, anche l’alta qualità dei centri di riproduzione assistita, la legislazione avanzata sul tema e l’accessibilità offerta ai pazienti stranieri sono alla base del modello spagnolo. Ogni anno, migliaia di coppie si recano in Spagna per accedere alla Pma e secondo i dati dell’Instituto Bernabeu, più del 55% dei pazienti che si sottopongono a trattamenti di fertilità in Spagna sono stranieri di oltre 135 nazionalità diverse.

Prospettive future e le sfide da affrontare

Considerando l’aumento dei problemi di fertilità che si registra in Italia, l’inclusione della Pma nei Lea è un progresso significativo, ma rappresenta solo un punto di partenza. Per rendere effettiva questa riforma, sarà fondamentale:

  • Incrementare gli investimenti nei centri pubblici, per colmare il divario tra nord e sud;
  • Adeguare i rimborsi per le strutture convenzionate, garantendo sostenibilità economica e standard di qualità elevati;
  • Uniformare le normative regionali, evitando che permangano disparità territoriali nell’accesso ai trattamenti.

Sulla scia di questo progresso, il prossimo passo sarà continuare a investire in un modello sanitario più inclusivo, capace di rispondere alle esigenze di tutti, indipendentemente da dove si trovano o da quali siano le loro possibilità economiche.



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