Morti sul lavoro, in Emilia-Romagna ogni mese 8 vittime: «Il trend non cala da 15 anni»

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di
Federica Nannetti

L’anno nero degli infortuni. A Bologna non solo i 7 morti della centrale di Suviana e i 2 tecnici alla Toyota MH: trasporti e logistica i settori più colpiti

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Nonostante i tentativi, gli scioperi, le proteste e i «mai più», i numeri continuano a essere costanti, se non addirittura in rialzo. Un annus horribilis, il 2024 appena concluso, per le morti sul lavoro: due al mese, in media, solo a Bologna e provincia; più di otto, al mese, lungo tutta la via Emilia.

I dati

Sono i dati, aggiornati al 31 ottobre, che l’Osservatorio sicurezza sul lavoro e ambiente di Vega Engineering ha elaborato sulla base delle denunce Inail sugli infortuni mortali e non; dati che continuano a porre la regione e la città tra le aree a maggior rischio per i lavoratori. Da gennaio a ottobre 2024, nella provincia di Bologna si sono contati 20 infortuni mortali, 16 dei quali in occasione di lavoro e 4 in itinere, un numero in aumento rispetto allo stesso periodo del 2023, quando ci si era fermati a 11 in totale, di cui 8 sul posto di lavoro.
In quest’ultimo caso, dunque, a distanza di un anno gli incidenti fatali sono raddoppiati, senza considerare quelli aggiuntisi tra novembre e dicembre. E sono aumentati anche a livello regionale: 77 quelli totali nel 2023, 83 fino al 31 ottobre 2024. Stabili, invece, gli infortuni non mortali, vicini alla soglia dei 14 mila denunciati nei primi dieci mesi a Bologna, oltre quella dei 63 mila a livello regionale.




















































«Un trend che non cala da 15 anni»

Trasporto e magazzinaggio i settori con il maggior numero di denunce, ma a questi dati andrebbe aggiunto un sommerso legato ai non assicurati Inail e al lavoro nero; un mondo, a Bologna, tenuto monitorato da Carlo Soricelli con il suo Osservatorio indipendente. «Da circa 15 anni quello degli infortuni sul lavoro è un trend che non cala, né a livello locale né nazionale — ha sottolineato il capo di Gabinetto con delega al Lavoro per la Città metropolitana e il Comune di Bologna, Sergio Lo Giudice —: è un problema strutturale che deve essere aggredito da tutti i soggetti coinvolti nella garanzia della sicurezza. A pesare in modo determinante su Bologna, l’anno scorso, ci sono i gravi incidenti di Suviana e della Toyota Material Handling», episodi che devono far ricordare come sia importante «non abbassare l’attenzione nemmeno sulle realtà ritenute più virtuose», ha aggiunto Lo Giudice.

Istituzioni al lavoro

Nell’esplosione di Bargi, sul bacino di Suviana, ad aprile hanno perso la vita sette tecnici al lavoro nella centrale idroelettrica Enel Green Power, ancora oggi inaccessibile agli inquirenti; in quello alla Toyota MH, altre due le vittime. Ma questi, appunto, non sono che un paio di episodi.
Un’unica soluzione in grado di cambiare la situazione non c’è, ma di certo è necessaria una collaborazione tra istituzioni locali e nazionali, aziende, ispettorati del lavoro, sindacati, anche opinione pubblica e lavoratori stessi. Sulla creazione di strumenti efficaci la Città metropolitana, insieme al Comune e alla Regione, sta lavorando: il Tavolo metropolitano sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro e la Carta metropolitana per la logistica etica, adottata da una quindicina di realtà, sono alcuni esempi, ha ricordato Lo Giudice.

«La morte non può essere un tributo da pagare al progresso»

«Formazione, qualità del lavoro, sensoristica avanzata, contrasto al subappalto a cascata e controlli sono alcuni dei pilastri d’azione —ha aggiunto –. Se dovessi fare un appello al governo, a proposito di controlli, sarebbe quello di maggior personale. Solo così si potrebbe avere una visione capillare del territorio e non più controlli a campione».
L’omicidio sul lavoro richiesto spesso dai sindacati potrebbe essere un deterrente, il controllo sui subappalti, «dove si annidano i rischi di elusione dei controlli», un altro tassello, ha proseguito Lo Giudice, ma è una vera cultura della sicurezza a dover essere trasmessa.
«I lavoratori, per esempio, è importante che conoscano anche la misura della Stop Work Authority, promossa anche dalla Città metropolitana: a ciascun lavoratore è riconosciuta l’autorità di interrompere il lavoro se ritiene che non siano rispettate le misure di sicurezza e che ci possano essere rischi. Non può passare il messaggio che una morte sul lavoro sia il tributo da pagare al progresso».

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7 gennaio 2025 ( modifica il 7 gennaio 2025 | 13:33)

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