Le pensioni di vecchiaia ordinarie sono la principale misura prevista dal sistema previdenziale italiano. Si tratta di pensioni che prevedono il raggiungimento di una determinata età pensionabile, ma anche una determinata carriera contributiva. Le pensioni di vecchiaia, tuttavia, sono state di recente oggetto di alcune importanti novità .
Quindi, occorre aggiornarsi in vista del 2025, perché tra pensioni a 67 anni, vecchiaia a 71 anni, oppure sistema retributivo e sistema contributivo, le cose da comprendere sono molte.
L’età pensionabile valida nel 2025 resta la stessa del 2024, ossia 67 anni.
Dal 2019, anno in cui si è registrato l’ultimo scatto relativo all’aspettativa di vita della popolazione, l’età è rimasta invariata. Ma, per andare in pensione con la quiescenza di vecchiaia, è sempre necessario completare almeno 20 anni di contributi.
Per le pensioni di vecchiaia ordinarie, che rappresentano una misura strutturale del sistema, non ci sono distinzioni di genere. Uomini e donne accedono alla quiescenza con gli stessi requisiti. La vera distinzione riguarda, invece, i contributivi puri e i misti, ossia in base alla data in cui è stato effettuato il primo accredito di contribuzione, prima o dopo il 1996. Questa data è importantissima.
I retributivi, i misti e i contributivi, calcolo e regole diverse sulle pensioni
Per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 o dopo, cambiano le regole di calcolo della pensione. Chi ha iniziato prima del 1996 vede i propri contributi, fino al 31 dicembre 1995, calcolati con il sistema retributivo, e i periodi successivi con il sistema contributivo.
Attenzione, però, perché se al 31 dicembre 1995 sono stati versati già 18 anni di contributi, il calcolo retributivo si applica ai periodi fino al 31 dicembre 2011, e il contributivo a quelli successivi.
Inoltre, la data del primo accredito non incide solo sulle modalità di calcolo, ma anche sui requisiti. Chi ha iniziato prima del 31 dicembre 1996 può andare in pensione a 67 anni con 20 anni di contributi, senza ulteriori condizioni.
Gli altri, invece, oltre ai 67 anni e ai 20 anni di contribuzione, devono raggiungere un trattamento non inferiore all’Assegno Sociale, che nel 2025 dovrebbe attestarsi intorno a 538 euro al mese.
Come cambiano le pensioni di vecchiaia
Per i contributivi puri, lo svantaggio è l’importo minimo richiesto per la pensione. Tuttavia, questi soggetti hanno anche il vantaggio di poter accedere alla pensione a 71 anni, opzione non prevista per chi rientra nel sistema misto. A 71 anni, infatti, i contributivi puri possono andare in pensione anche con soli 5 anni di versamenti, e senza limiti di importo.
Per il 2025, è stata introdotta una novità rilevante per i contributivi puri, ma soltanto per le donne che hanno avuto figli. Il tradizionale vantaggio sull’età di uscita – che poteva arrivare a 12 mesi per chi aveva 3 o più figli fino al 31 dicembre 2024 – nel 2025 potrà salire a 16 mesi. Ciò significa che si potrà anticipare la pensione di vecchiaia da 67 anni a 65 anni e 8 mesi, così come si potrà anticipare la pensione da 71 anni a 69 anni e 8 mesi.
Questo perché lo sconto consiste in 4 mesi a figlio per le lavoratrici in regime contributivo: al posto dei 12 mesi massimi (3 o più figli), si arriva a 16 mesi per chi ha 4 o più figli.
Le deroghe Amato funzionano ancora?
Se parliamo di pensioni di vecchiaia senza i 20 anni di contributi, la questione non si riduce alla possibilità di uscire a 71 anni con 5 anni di versamenti per i contributivi puri. Infatti, esistono le deroghe Amato alle regole ordinarie, che consentono di andare in pensione con soli 15 anni di contributi. Tuttavia, queste deroghe sono piuttosto complicate o, in alcuni casi, impossibili da sfruttare.
La prima deroga Amato si applica a chi, al 31 dicembre 1992, ha maturato 15 anni di contributi. E ora ha raggiunto i 67 anni di età .
La seconda riguarda chi ha ricevuto l’autorizzazione alla prosecuzione volontaria sempre entro il 31 dicembre 1992.
Infine, la terza deroga è riservata ai lavoratori che, su almeno 10 anni di lavoro, presentano meno di 52 settimane di contributi per ogni anno. A condizione che abbiano iniziato a versare contributi almeno 25 anni prima di richiedere la pensione.
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