Consumo di suolo, l’appello di Italia Nostra: «Serve più coraggio»

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«Porre immediatamente argine al consumo di suolo che nella nostra provincia è superiore alla media italiana, per non mettere in ginocchio le aziende agricole e non creare ulteriori danni all’ambiente, alla sicurezza e alla qualità della vita delle persone». Questo il commento di Coldiretti Trentino Alto Adige, l’organizzazione sindacale di rappresentanza delle persone e delle imprese che operano nel settore agricolo e agroalimentare, alla luce del rapporto Ispra 2024 sul consumo di suolo (che abbiamo analizzato ieri nell’ultimo articolo di TerraMadre) e che conferma un trend negativo per il Trentino, con un consumo di suolo che arriva a 382 ettari pro capite a fronte di una media nazionale di 366.
«Il consumo di suolo in Trentino – afferma il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi – registra una crescita costante negli ultimi anni, raggiungendo ad oggi la quota di 21mila ettari persi». Più consumo di suolo vuol dire meno verde, e per gli agricoltori questo si traduce in uno spazio sempre più ridotto da destinare all’attività agricola.
L’anno scorso, la Provincia aveva deciso di introdurre all’interno dell’assestamento di bilancio un emendamento di carattere urbanistico che permetteva di ridurre le aree agricole, per fare spazio a nuove aree destinate all’edificazione in ambito turistico. «I settori agricolo e zootecnico hanno già dato tanto, se non troppo, in questi anni. Oggi più che mai ci batteremo perché non venga sottratto ulteriore terreno alle imprese, che in questo momento necessitano di aiuti, specialmente in un contesto di marginalità crescente sulle produzioni».
Oltre al danno economico e ambientale, l’eccessiva cementificazione pone dei problemi infrastrutturali: come sottolineato da un secondo report di Ispra sulla crescita di eventi meteorologici estremi, stanno aumentando di frequenza fenomeni come alluvioni e bombe d’acqua. Serve quindi un terreno che riesca ad assorbire l’acqua e a farla defluire, evitando allagamenti: e com’è noto, il cemento e l’asfalto non sono materiali affatto drenanti. «Il territorio trentino – conclude Barbacovi – con le sue particolari caratteristiche geografiche e ambientali, non può permettersi di perdere ulteriori aree agricole». E questo anche perché, come sottolinea Manuela Baldracchi, presidente di Italia Nostra, la morfologia montuosa del territorio rende a maggior ragione più prezioso che mai il poco terreno che abbiamo a disposizione: «Per Italia Nostra, il consumo di suolo è un tema storico su cui lavoriamo da anni, impegnandoci in attività di sensibilizzazione rivolte sia alle amministrazioni che all’opinione pubblica. È facile dichiarare come obiettivo ‘consumo di suolo zero’ nella pianificazione urbana, in accordo con gli Obiettivi 2030; tuttavia, raggiungere tale traguardo richiede una gestione attenta, pianificata, ma anche coraggiosa nel ripensarsi». Per esempio il Comune di Trento (ma non solo) da un paio di anni sta adottando politiche orientate al consumo zero, dichiarando che non inserirà nuove aree di espansione edilizia nei piani regolatori. Tuttavia, ciò significa comunque limitarsi all’utilizzo di aree già destinate all’espansione: le quali sono già di migliaia di ettari di futuro suolo consumato. Il criterio ‘consumo zero’ non è sufficiente: è necessario ripensare radicalmente i piani regolatori e rimuovere le attuali aree di espansione previste, riducendo o eliminando le previsioni espansive in atto».
Secondo la presidente di Italia Nostra, la strada per una riduzione del consumo di suolo passa per l’eliminazione di infrastrutture ed edifici superflui e per la densificazione delle infrastrutture. «La Trentino Music Arena e la recente delibera provinciale per la costruzione di strutture di lusso sono solo due esempi di interventi non solo superflui, ma anche dannosi; mi sentirei anche di aggiungere la costruzione di nuove piste da sci, che implicano un’infrastrutturazione di contorno che è tutto fuorché verde. Se poi è vero che comunque l’economia e lo sviluppo urbano devono progredire, la pianificazione dovrebbe seguire criteri di densificazione: bisogna ottimizzare il territorio urbano che già abbiamo e cercare le soluzioni ingegneristiche il meno invasive possibile». Secondo Baldracchi, il suolo deve essere concepito «come un vero e proprio laboratorio della vita, dal quale dipende il persistere e l’evolversi della ricchezza di biodiversità che caratterizza il nostro territorio».



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