(aggiorna e sostituisce servizio in delle 20.01)
(di Alessia Tagliacozzo)
La Cgil denuncia un aumento di tre
mesi per accedere alla pensione e scoppia una polemica politica
con l’opposizione che attacca il governo e la Lega che si
dichiara fermamente contraria. In serata arriva poi la smentita
dell’Inps su”nuovi requisiti pensionistici”. L’istituto
“garantisce che le certificazioni saranno redatte in base alle
tabelle attualmente pubblicate” è la breve comunicazione
dell’ente.
Per la Cgil l’istituto ha invece aggiornato gli applicativi
aumentando i requisiti per l’accesso alla pensione di tre mesi
sulla base dell’incremento atteso dell’aspettativa di vita. In
questo modo dal 2027 saranno necessari per accedere alla
pensione di vecchiaia 67 anni e tre mesi mentre per la pensione
anticipata indipendente dall’età ci vorranno 43 anni e un mesi
di contributi.
“Il Governo Meloni, quello dell’aboliremo la Fornero, aumenta
i requisiti e quindi il periodo di lavoro per poter accedere
alla pensione”, scrive sui social l’ex ministro del Lavoro ed
esponente Pd Andrea Orlando.”Una truffa organizzata”, dice il
capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo
Scotto. Ma “l’aumento dei requisiti per andare in pensione fatto
trapelare in maniera impropria e avventata dall’Inps non ci
sarà” dichiara in serata il senatore della Lega e
sottosegretario al lavoro Claudio Durigon che attacca così
l’istituto di previdenza e annuncia: “nel momento in cui si
registrasse un aumento effettivo dell’aspettativa di vita, come
Lega faremo di tutto per scongiurare questa ipotesi,
Il presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli nei mesi
scorsi aveva parlato di una crescita importante della speranza
di vita a 65 anni, parlando di una crescita dell’età di
pensionamento a 67 anni e tre mesi nel 2027 e 67 e 6 mesi dal
2029 ma, sottolinea la Cgil, non ci sarebbero comunicazioni
ministeriali su questi dati. Al momento si è solo stabilito che
nel 2025 e nel 2026 l’età di vecchiaia resti a 67 anni e che per
l’anticipata ci vogliano 42 anni e 10 mesi (41 anni e 10 mesi
per le donne), oltre a tre mesi di finestra mobile. La
classe penalizzata ancora una volta sarebbe quella dei nati nel
1960, baby boomers, rimasti fuori dalla Quota 100 dato che per
utilizzare la misura di anticipo della pensione ci volevano 62
anni compiuti entro il 2021 oltre a 38 anni di contributi
versati e ora bloccati di nuovo dall’aumento dei requisiti. C’è
anche il rischio di creare nuovi ‘esodati’, lavoratori che hanno
aderito a piani di isopensione o scivoli di accompagnamento alla
pensione e potrebbero trovarsi per alcuni mesi senza tutele.
“La Cgil esprime profonda preoccupazione – ha affermato la
segretaria confederale Lara Ghiglione – per la recente modifica
unilaterale dei requisiti pensionistici operata dall’Inps sui
propri applicativi, senza alcuna comunicazione ufficiale da
parte dei ministeri competenti e in totale assenza di
trasparenza istituzionale”. Dalle verifiche effettuate, prosegue
Ezio Cigna, responsabile delle politiche previdenziali,
“risulta che l’Inps abbia aggiornato i criteri di calcolo delle
pensioni, introducendo un aumento dei requisiti di accesso. Dal
2027, per accedere alla pensione anticipata, saranno necessari
43 anni e 1 mese di contributi, mentre dal 2029 il requisito
aumenterà ulteriormente a 43 anni e 3 mesi. Anche per la
pensione di vecchiaia si registrano incrementi, con l’età minima
che passerà a 67 anni e 3 mesi nel 2027 e a 67 anni e 5 mesi nel
2029”.
L’unico riferimento fin qui valido, per le stime future,
spiega Ghiglione, erano rappresentate nel 25° Rapporto della
Ragioneria Generale dello Stato del 2024, che prevedeva per il
2027 nessun incremento e per il 2029 un aumento di solo 1 mese.
A pochi giorni dall’approvazione della Legge di Bilancio, ci
troviamo di fronte all’ennesimo peggioramento del quadro
previdenziale che si aggiunge alle scelte già sbagliate di
questo Governo sul tema delle pensioni”. “Se confermata,
questa decisione – avverte – avrà conseguenze gravissime,
aumentando il numero di persone che si troveranno senza tutele,
con il rischio di nuovi esodati, come coloro che hanno aderito a
piani di isopensione o scivoli di accompagnamento alla
pensione”. La Cgil chiede ” immediati chiarimenti all’Inps e ai
ministeri competenti: è inaccettabile – conclude Ghiglione – che
decisioni di tale impatto sociale vengano prese senza un chiaro
riferimento normativo e senza un’adeguata informazione”.
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