Verona, la grande marcia dei fondi americani per investire. Non solo Hellas: il colosso della carta, il marchio dei dolci e le vetrerie

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di
Matteo Sorio

Investimenti a Verona da almeno 25 anni, ecco i casi più eclatanti. L’esperto: «Cercano piccoli gioielli d’impresain nicchie di mercato»

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 Non solo il calcio con l’Hellas. La presenza di fondi d’investimento americani con quote di controllo a Verona ha già una sua piccola letteratura. Da Bain Capital a Sun Capital Partners passando per il vecchio caso di Carlyle e l’approccio di D.E. Shaw & Co. Il settore di richiamo è l’industria, di cui fanno parte quelle 500 aziende-top che storicamente bollano oltre il 75% del fatturato dell’economia locale, il cui valore aggiunto nel 2022 ha superato i 32 miliardi.

Il colosso della carta Fedrigoni e il marchio dolciario Dal Colle

Oltre alla texana Presidio Investors che sta per rilevare il Verona da Maurizio Setti — il tutto nell’anno del 40esimo anniversario dello scudetto — la città conosce bene il nome di Bain Capital. Sede a Boston, il fondo Usa ha acquisito otto anni fa il 90% di Fedrigoni, storico colosso del settore della carta fra packaging di lusso ed etichette, presente in oltre 130 Paesi e attivo dal 1888. Valutazione dell’operazione, all’epoca, 650 milioni. Creato nel 1984, Bain Capital è stato fondato tra gli altri da Mitt Romney, candidato repubblicano sconfitto alle presidenziali 2012 da Barack Obama, e l’attuale comproprietario è Stephen Pagliuca, alla testa del gruppo di investitori che da tre anni controlla la maggioranza di Dea srl, società che gestisce il club calcistico dell’Atalanta. La famiglia Fedrigoni ha mantenuto una fetta di minoranza poi tre anni fa il riassetto che ha visto l’ingresso di Bc Partners, fondo inglese affiancatosi a Bain con circa metà delle quote.
Proprio Bain Capital, peraltro, insiste indirettamente su Colognola ai Colli, dove lo stabilimento dell’ultracentenario marchio dolciario Dal Colle è passato di recente sotto la milanese Balconi Spa, che a sua volta rientra nella multinazionale irlandese Valeo Foods Group, di proprietà appunto di Bain.
A proposito di grandi gruppi alimentari, l’archivio ricorda come sette anni fa fece notizia l’offerta del fondo newyorkese D.E. Shaw & Co, operativo dal 1988, per quella Melegatti che sarebbe poi stata rilanciata dall’imprenditore vicentino Roberto Spezzapria.




















































Le vetrerie tra Cina, Usa e Portogallo

Altro fondo Usa entrato nella scena economica veronese passando dalla porta principale è Sun Capital Partners, origini in Florida, oltre 540 acquisizioni in trent’anni. Il professor Emanuele Carluccio, docente di Economia degli intermediari finanziari in ateneo, maturità al liceo Maffei e laurea alla Bocconi, è presidente dell’European Financial Planner Association, l’associazione che definisce standard e certificazioni professionali per advisor finanziari, e riflette che «proprio il caso di Sun Capital, con l’acquisizione di Vetrerie Riunite e subito dopo della sua concorrente cinese Suizhong, è un classico esempio di ciò che interessa al mondo del private-equity. Ossia investire in realtà leader in nicchie di mercato e dotate di un’elevata capacità d’innovazione tecnologica per poi acquisire altre aziende. L’idea è raggiungere dimensioni maggiori e sfruttare le classiche sinergie di costo e servizio». Quella su Vetrerie Riunite, anch’essa realtà del polo di Colognola, ramo degli articoli in vetro di alta precisione e in particolare oblò per lavatrici, è stata appunto la prima operazione su Verona di Sun Capital. Attraverso il «braccio» europeo Sun European Partners, il fondo ha assunto il controllo dell’azienda nel dicembre 2019, rilevando in seguito anche la maggioranza della cinese Suizhong Minghui Industrial Technology. Nel dicembre 2023, poi, la cessione della stessa Vetrerie Riunite a due società di private-equity portoghesi, Teak Capital e Tangor Capital.

Il gruppo Riello

Nel frattempo, correva il 2022, Sun Capital ha piazzato la seconda mossa su Verona. Cioè l’ingresso con quota di maggioranza nel gruppo Tenax. Avviato nel ’56 da quella famiglia Bombana che ha conservato una quota nel capitale sociale, Tenax è presente in oltre 100 Paesi con prodotti e utensili per il trattamento della pietra naturale, artificiale e delle lastre di ceramica. La sede è a Dolcè, anche se tutto iniziava nel 1956 a Sant’Ambrogio di Valpolicella, dove i Bombana avviarono una produzione di mastice per il mercatolocale.
Il precedente forse più famoso, quanto a intreccio con gli Usa, rimane quello di Carlyle. Era il giugno 2000 e il fondo di base a Washington, dopo essere già entrato nell’emiliana Tecnoforge, si prendeva il 50% del Gruppo Riello. Orizzonte, collocare in Borsa il noto brand scaligero di caldaie, condizionatori e bruciatori. Una parentesi, durata quattro anni, fino al disinvestimento coinciso con il rientro in gioco della stessa famiglia Riello.

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