Starlink, lo strapotere di Elon Musk e il prezzo «spaziale» del contratto. Ecco cosa non torna nel (presunto) accordo con l’Italia

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Il Pentagono paga a SpaceX 23 milioni di dollari per «coprire» l’Ucraina. Perché l’Italia dovrebbe spendere 1,5 miliardi in cinque anni? I dubbi degli esperti

C’è qualcosa che non torna sull’eventuale accordo governo–SpaceX. Ed è il prezzo. Se il Pentagono paga a SpaceX per l’Ucraina 23 milioni di dollari perché noi dovremmo darne 1,5 miliardi in cinque anni con un uso di satelliti infinitamente più basso rispetto agli ucraini? E, soprattutto, Starlink ci serve? I satelliti di cui parliamo in questo articolo – quelli di Starlink – sono in orbita bassa: più è bassa l’orbita più ellittico è il loro movimento ovvero sono più vicini ad un punto specifico della terra in un determinato momento e più lontani in un altro (differenti dai cosiddetti geostazionari, fissi sopra un luogo della terra). Va da sé che satelliti in orbita bassa si spostano continuamente, passandosi velocemente un segnale, un po’ come un cellulare che si muove in autostrada da una cella all’altra, così da offrire una banda maggiore e con minori ritardi.

Ci serve Starlink? Se il luogo è fisso conviene la rete fissa o il wireless (Eolo per fare un esempio). Ma se la zona è particolarmente impervia e difficilmente raggiungibile Starlink è la scelta. Se ci si sposta in auto o in nave e c’è la rete mobile, anche meno costosa, dunque Starlink non serve. Ma se non c’è rete mobile serve. Se il Vespucci deve dirigersi da un quadrante all’altro non ha bisogno di Starlink ma se i passeggeri nella sua nave usano Facetime per parlare con i loro cari, guardano Netflix o qualsiasi altra cosa che richieda una connessione con bassi ritardi, hanno bisogno di Starlink.

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Cosa non torna nel presunto accordo

Come è possibile quindi siglare un contratto da 1,5 miliardi di dollari quando il Pentagono per l’Ucraina che è in guerra e usa quotidianamente i droni ha siglato un contratto con SpaceX, che ha in pancia Starlink, pari a 23 milioni di dollari? Un abbonamento Starlink in Italia al momento ha il costo di 40 euro al mese più 400 euro di dispositivo. Perché dovremmo pagare così tanto? «I contenuti dell’articolo di Bloomberg non stanno in piedi», afferma Stefano Quintarelli, general partner del fondo Rialto e già presidente dell’Agenzia per l’Italia digitale. «Come ha dichiarato il Sottosegretario all’Innovazione, On. Butti, l’utilizzo che si farebbe per connettere l’Italia sarebbe residuale. Diverso il discorso per applicazioni militari e di protezione civile, ma per cui la cifra citata pare eccessiva. Se come già successo crolla un albero in Svizzera e si verifica un blackout in tutto il Paese, il satellite sarebbe l’unico modo di comunicare. O se entrassimo in guerra: Starlink sarebbe l’unica scelta per connettere i droni. Ma ad ora non abbiamo bisogno di Starlink se non per un limitato numero di luoghi che non si riescono a raggiungere in altro modo, o per le nostre navi militari in giro per il mondo».

Il rischio guerra e il ruolo di Elon Musk

Ad oggi non ci sono competitor di Starlink. Ci sono costellazioni di satelliti cinesi ma imparagonabili. I satelliti Starlink sono 7.000 e puntano a diventare 30mila nei prossimi cinque anni. L’Europa non ha bisogno di questo numero di satelliti. Quintarelli conferma che ne basterebbero qualche centinaio. Quella sopra è la quantità utile a Musk che punta a venderli in tutto il mondo. Ma l’Europa non punta a venderli, punta a usarli, ne bastano molti meno. Parlando con gli esperti il rischio dell’uso di Starlink non è che intercettino le comunicazioni, perché questo è un problema che può essere bypassato tramite la cifratura delle conversazioni tra gli estremi della rete, in modo analogo a come avviene per l’home banking o per il commercio elettronico. Il problema reale è che se con la tua società vendi connettività per i droni di Russia e Ucraina e poi ne disattivi alcuni prendendo de facto le parti in un conflitto è un problema. «Sappiamo che Musk ha avuto conversazioni con Putin e che successivamente ha interrotto la connettività di droni ucraini in attacco verso delle navi russe – continua Quintarelli – Il governo americano lo ha richiamato all’ordine. Se facesse una cosa analoga con dei droni europei, quali leve avrebbe l’Europa per richiamarlo all’ordine? Prima ancora di discutere se sia giusto che il sistema sia controllato dal pubblico o da privati, c’è un tema di sovranità».

I rischi dell’orbita

Un’ultima indicazione riguarda il costo di metterli in orbita, che sta scendendo enormemente. Il problema più che del costo è quello della logistica satellitare. Perché se una missione per inserirli va male, l’operazione viene rinviata di molto tempo, fino a quando si libera spazio su un vettore. E la coda per andare in orbita è molto affollata.

Fonti e link per approfondire:

https://www.kyivpost.com/post/32246
https://edition.cnn.com/2024/11/10/europe/ukraine-largest-drone-attack-moscow-intl/index.html
https://www.cbo.gov/publication/59175
https://www.nytimes.com/2024/05/24/technology/ukraine-russia-starlink.html
https://eu01.z.antigena.com/l/BvqBSQxhWZ87TZe9bhNPinWXrYBSCydcokcfD4N3aNKpgPShpS3
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https://www.bloomberg.com/news/articles/2024-04-09/spacex-contract-to-supply-starlink-in-
ukraine-worth-23-million
https://www.nytimes.com/2023/09/08/world/europe/elon-musk-starlink-ukraine.html

Immagine di copertina: Il lancio di 60 satelliti Starlink dalla base di lancio di Cape Canaveral, Florida – 29 gennaio 2020 (Ansa-Epa/SpaceX)



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