Dolomiti, chiude nel cuore di Primiero la storica “Aquila Nera” (VIDEO) – LaVocedelNordEst

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Dai primi giorni di gennaio 2025, ha chiuso nel centro di Fiera di Primiero la storica “Aquila Nera”. Bar e prima albergo, gestito dal 1972 dalle sorelle Evelina e Giovanna Dalla Sega, con il prezioso aiuto di Emanuela. Nel passato, Evelina Dalla Sega aveva rilevato l’attività dai  signori Bonetti, per i quali aveva lavorato per circa 10 anni. Ma la nascita del locale risale al 1800 come albergo. Ecco la sua storia

Evelina e Giovanna Dalla Sega, con Emanuela

L’albergo a fine ‘800 con le carrozze della messaggeria gestita dalla famiglia Bonetti

 

di Ervino Filippi Gilli

Fiera di Primiero (Trento) –  Fino al sei gennaio di quest’anno tra le poche certezze che esistevano nella valle di Primiero, una era che le sorelle Dalla Sega gestissero il Bar Aquila Nera. Purtroppo, segno dei tempi che cambiano, anche l’Aquila ha chiuso (e speriamo solo temporaneamente). In questo contributo però non voglio raccontare la storia dell’ultima gestione, ma ripercorrere la storia di un edificio – quello dell’albergo Aquila Nera appunto – la cui importanza ai fini dello sviluppo turistico delle Valli di Primiero è stata fondamentale e la cui scomparsa ha portato ad una “rivoluzione” viabilistica nel centro di Fiera. L’edificio in questione si trovava in centro a Fiera e, dove adesso c’è il fulcro di piazza Cesare Battisti, collegava i fabbricati attualmente occupati dai due bar Diana ed Aquila Nera.

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Il fabbricato è uno degli edifici antichi di Fiera di Primiero. Prima di diventare albergo il fabbricato era nel 1554 di proprietà “Heredes quondam Iurii Snaider” mentre nel 1752 ritroviamo come proprietaria “Donna Margherita vedova … quondam magistro Giovanni Giacomel nata Grizzera”; i successivi passaggi, fino all’acquisizione Bonetti, non sono chiari. Ma è dalla seconda metà dell’Ottocento che il fabbricato surge agli onori della cronaca: il capostipite della famiglia Bonetti, Giacomo, nel 1860 vi realizza una “Osteria con alloggio”: la struttura era composta da una stanza a piano terra (per i pellegrini) ed una matrimoniale al piano superiore. Il figlio Giovanni Battista ampliò di qualche stanza la locanda ma è alla sua morte, quando l’azienda viene rilevata dai figli Leopoldo ed Antonio che lo stabile diventa un piccolo albergo.

Lo sviluppo dell’esercizio è legato al flusso dei turisti inglesi ma anche tedeschi che raggiunsero la valle di Primiero richiamati dalle imprese alpinistiche di alcuni loro connazionali o dagli scritti di alcuni frequentatori come Amelia B. Edwards e Lucy Tuckett. Nel momento di dividere tra i fratelli le proprietà della famiglia Bonetti, a Leopoldo restò l’Aquila Nera che passò poi nel 1921 nelle mani del di lui figlio, Ermanno.

Nel periodo antecedente alla Prima Guerra Mondiale l’albergo Aquila Nera, come riporta Cesare Battisti nella sua guida, era dotato di 16 stanze, 20 letti, sale, servizio vetture e garage. Negli anni ‘Trenta, ovvero nel periodo di massimo splendore, la struttura poteva offrire 75 stanze e, sul retro in corrispondenza dell’attuale entrata della Cooperativa di Consumo, un ampio giardino alberato con gioco delle bocce e tavolini esterni.

I giardini con i campi per il gioco delle bocce

L’interno dell’albergo, dove con tutta probabilità hanno soggiornato i tanti alpinisti inglesi e germanici che frequentavano le nostre montagne nell’Ottocento (e qui sarebbe bello riuscire a recuperare il registro dei frequentatori), era molto elegante e curato.

Nelle foto gli i nterni dell’albergo

Come detto l’albergo Aquila Nera è la prima struttura ricettiva di Fiera (nel 1885 verrà costruito l’albergo Gilli): in molti articoli di cronaca locale viene citato sia come ritrovo in occasioni particolari (feste dei Veterani, maestri, impiegati) sia come struttura ricettiva per turisti più o meno famosi.

Il primo articolo apparso sulla stampa in cui viene citato l’albergo risale al 1867 e viene qui in parte riportato. 1867 “La distribuzione delle medaglie commemorative per la fedeltà dei difensori della patria nell’anno 1866, venne oggi eseguita con tutta solennità… Seguiva quindi la distribuzione delle medaglie in N.o di 157 e fatta sfilare in bell’ordine la decorata compagnia con alla testa l’antica bandiera, passava questa a presentare i dovuti ringraziamenti al Comandante S.r. Conte I.R. Maggiore de Welsperg il quale sebbene trattenuto a letto accolse i bravi volontari con tutta cordialità, pregandoli anzi generosamente di recarsi tutti alla locanda dell’Aquila ove li attendeva lauta refezione”.

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L’impresa Bonetti (un ramo della quale si occupava del trasporto persone con le messaggerie) subì danni a causa di due incendi: quello del 1883 e quello del 1937. Nel caso dell’incendio del 1883 i danni non riguardarono direttamente l’albergo ma le stalle poste in via San Francesco . In questo incendio “vennero distrutti dal fuoco i due stabbi e stalle dei sopra nominati Bonetti ”. L’incendio più importante però fu quello della notte del 13 marzo 1937.

I danni causati dall’incendio nel 1937

Ne pubblica notizia Il Brennero del 14 marzo 1937 in un articolo intitolato Fiera di Primiero : Echi dell’incendio che si riporta integralmente. “La popolazione del capoluogo ha passato, come è noto, una notte d’incubo in seguito ad un incendio scoppiato dopo la mezzanotte di ieri l’altro nelle case all’angolo fra la via del Municipio e Piazza Battisti. Improvvisamente un guizzo di fiamme si è sprigionato da una delle case e con fulminea rapidità il fuoco si è diffuso al coperto dell’albergo Aquila Nera.

L’allarme dato dal Corpo Pompieri dalle campane della Torre Civica, facendo accorrere i militari dell’Arma Benemerita, della Guardia di Finanza, della Milizia Forestale e gli abitanti che fecero a gara nel coadiuvare lo sforzo dei pompieri per lo spegnimento e dell’incendio. Fortunatamente la notte era calma e piovigginosa. Così il fuoco che minacciava di allargare la propria cerchia distruttiva, potè essere circoscritto verso le tre. Sul luogo del disastro erano presenti il Podestà, il segretario del Fascio, l’arciprete e le altre autorità locali. Allo spegnimento concorsero pure i Militi della stazione dei Reali Carabinieri di Mezzano ed il Corpo Pompieri di Feltre chiamato in soccorso.

Le case intaccate dal fuoco e il grande albergo Aquila Nera si possono considerare quasi completamente distrutti; dei mobili e masserizie, data la fulmineità dell’incendio, ben poco si è potuto salvare. Il dannosi fa ammontare a circa 800 mila lire, la buona parte coperta da assicurazione. Fortunatamente nessun incidente a persone, eccettuata una lieve distorsione al piede destro del pompiere Scalet Domenico e ciò grazie all’ottimo servizio nella direzione dei lavori di spegnimento curati dal comandante Galante coadiuvato dall’ing. Sartori. Nulla ancora è stato scoperto sulle cause del sinistro; il fuoco dovrebbe essersi sviluppato in seguito alla rottura di un camino”.

Lo sgombero delle macerie

Purtroppo l’incendio distrusse completamente l’albergo che, probabilmente per l’elevato costo del ripristino, non venne più ricostruito. Il terreno su cui era eretto lo stabile ed il giardino vennero acquistati dal Comune di Fiera di Primiero che la trasformò nell’attuale area di collegamento tra via Fiume e via Terrabugio.
Una curiosità: durante la trattativa con il Comune il sig. Bonetti richiese che tutti i sassi derivanti dalla demolizione restassero di sua proprietà e ciò spiega gli accumuli che si individuano nella fotografia sottostante. L’impresa Bonetti, abbandonato il ramo alberghiero, si concentrò sull’attuale Bar (che comunque prese il nome dell’albergo distrutto, Aquila Nera) con rivendita tabacchi. Negli settanta la signora Bonetti decise di dare in affitto il bar alle sorelle Dalla Sega e trasferì la rivendita dei tabacchi in altro stabile. Il resto è storia recente.

La piazza creatasi con la demolizione del fabbricato

Prima dell’incendio, stando alla mappa catastale del 1829, le attuali via Fiume e via Terrabugio erano collegate da una “canisela” (probabilmente solo pedonale); questa partiva dall’attuale sede della Macelleria Gadenz e, attraverso un androne ricavato nell’edificio del bar Diana, si congiungeva alla via principale di Fiera. Questo passaggio venne chiuso dopo la Seconda Guerra Mondiale ed al suo posto fu ricavato un negozio (l’attuale ortofrutta).

Una mappa del 1826 in cui è ritratto il centro di Fiera. Con la freccia rossa è indicata la calesela, con la lettera A il Palazzo Welsperg, con le lettere AN l’edificio dell’Aquila Nera

Con l’incendio dell’Aquila Nera il vuoto rimasto tra gli edifici mise in comunicazione diretta la via Terrabugio con la via Fiume (allora chiamate, dopo l’annessione di Primiero all’Italia, Via Trento e via del Municipio) mentre la canisella divenne un passaggio privato. La parte di paese racchiusa tra via Terrabugio e via Fiume venne frazionata creando in questo modo un ulteriore anello stradale e modificando per sempre l’abitato sotto l’aspetto viabilistico. Se si analizza la mappa di Fiera del 1829 si nota infatti come Fiera prima di queste aperture fosse costituita praticamente una doppia schiera continua di case – dalla Chiesa Arcipretale all’attuale “Ponte del Mirabello” – con due vie secondarie, ovvero la Via San Francesco e la Via Guadagnini ed una terza via di comunicazione (la via Fiume) realizzata più a servizio di orti e giardini che a fini di viabilità.

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Ora la nuova apertura, unita all’edificazione di alcuni importanti edifici (quale quello in via Fiume al civico n°14 riportante la data del 1897 od il Municipio), ha dato importanza alla parte verso mattina rompendo lo schema lineare dell’abitato e suddividendolo in tre isole a loro volta racchiuse nell’anello formato dalle vie Garibaldi, Terrabugio, Guadagnini, Sartori. Queste tre isole, presenti tuttora, sono i gruppi di case di Via Terrabugio – Via Guadagnini – Via Fiume, il nucleo dell’Aquila Nera, il gruppo con più edifici non direttamente collegati tra Via Fiume – Via Guadagnini e Viale Sartori (ovvero la zona del Municipio, Genzianella, Acsm).



 

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