Il centro di Renzi marcia con la Schlein — Il Domani d’Italia

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Nel riportare qui di seguito la nota di agenzia (Askanews) sulla kermesse fiorentina per i 50 anni del leader di Italia Viva, giova prendere nota del forte cenno, ripetuto in quella sede, al “centro che guarda a sinistra”. Una sorprendente novità: la formula che fu di De Gasperi riemerge nel confronto politico attuale.

È chiaro che l’affermazione suona bene, almeno per la chiarezza d’impostazione tanto utile in questa fase di varie e confliggenti interpretazioni della politica di centro, ma trasmette alla pubblica opinione un messaggio ambizioso e fragile al tempo stesso: un conto era la Dc sotto la guida dello statista trentino, altro Italia Viva con l’oscillante leadership renziana. 

Quanto può valere questo centro che gioca a vezzeggiare Elly Schlein, fin quasi a proteggerla dagli attacchi provenienti da potenziali federatori – Ruffini in testa –  di un centro sinistra rifondato? 

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Renzi propone di accantonare la querelle sui nomi per concentrarsi sulle idee e sui progetti. Mancano due anni alle elezioni. Ebbene, proprio perché il tempo a disposizione non è troppo esiguo, forse sarebbe necessario elevare l’asticella dell’autonomia – o dell’indipendenza – come valida condizione di sussistenza del centro, evitando la trappola della omologazione a sinistra e perdendo in questo modo identità e funzione.

Insomma, c’è un deficit di credibilità nella proposta di Renzi. Si sventola la bandiera del centro ma in effetti si trasforma il centro in un orpello. Serve alla Schlein, non agli elettori esasperati da un bipolarismo che segue e riflette una logica oltranzista. (L. D.)

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Non è solo un compleanno e non è solo una kermesse politica. A Firenze al teatro Cartiere Carrara Matteo Renzi riunisce per i suoi 50 anni il popolo di Italia Viva – gli organizzatori parlano di 2mila persone nella struttura in riva all’Arno -, ma anche per lanciare una proposta politica, un’idea di “centro” che, degasperianamente, “guarda a sinistra” e, insieme, un monito alla premier Giorgia Meloni: la fase zen è finita, “non siamo sudditi, non stiamo a cuccia”.

Si sente in campo Renzi, archiviata “l’inchiesta farlocca e vergognosa” sulla fondazione Open, ora si fa politica sul serio e l’orizzonte sono le elezioni politiche dove il centro sarà “decisivo”. Ecco, dice, perchè anche il “2-3%” di consensi di un partito come Italia Viva fa paura tanto che contro l’operazione centro “le sorelle della Garbatella” tirano fuori “nottetempo” la norma “ad personam” sulle conferenze all’estero. Ma bisogna guardare avanti e lui che è “un ex tutto, ex presidente della provincia, ex sindaco, ex premier…” è convinto che insieme si possa diventare “Next”. E ognuno ci legga cosa vuole.

Renzi sale sul palco sulle note di “Forever Young” (e ribadisce di sentirsi “lieto e grato”) e scende su quelle di “Careless Whisper” annunciando che il pranzo toscano – pappa al pomodoro, ragù di cinta senese, Peposo dell’Impruneta e gelato – che viene imbandito per i militanti “non lo offre Italia Viva ma pago io con i soldi di Travaglio”, perchè “Marco Travaglio prima ci ha diffamato e oggi ci sfama con la causa che abbiamo vinto”.

Il primo pensiero, comunque, dopo che la kermesse è iniziata un’ora in ritardo per permettere agli ospiti provenienti dal Nord in pieno caos treni di raggiungere Firenze, è per il ministro dei Trasporti Matteo Salvini: “Ho chiesto a Salvini in Senato se fosse incapace o portasse sfiga. Oggi è arrivata la risposta: tutte e due”. Quindi “Meloni gli dia un altro ministero, per me vanno bene le pari opportunità…”.

A Meloni Renzi si rivolge con un messaggio su tutti: “Solo in Italia e in Corea del Nord c’è il capo del governo con la sorella che si occupa del partito. Ora – attacca – noi non aggrediamo le famiglie ma si sappia che la fase zen in cui noi mangiamo fango e sputiamo miele è finita, se volete parlare di case parleremo di case, se volete parlare di soldi parleremo di soldi, se volete parlare di politica è una novità. Noi siamo tornati in campo, non accettiamo l’incantesimo di una opposizione addormentata e di un sistema dell’informazione che si occupa delle formiche”. Il riferimento è a una delle domande poste alla premier nella conferenza stampa di inizio anno. 

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Ci sono due anni per costruire il centro e non si può cominciare dai nomi: prima di dire se “quello dell’Agenzia delle entrate (Ruffini, ndr) vada bene” come federatore del centrosinistra bisogna “parlare di tasse”, insomma prima le idee e il confronto e poi i nomi.

Confronto che ci sarà il 3, 4 e 5 ottobre alla Leopolda – queste le date per l’edizione 2025 – ma anche, in tutta Italia, in occasione degli incontri per la presentazione del nuovo libro di Renzi “L’influencer” che uscirà il 18 marzo. Protagonista Giorgia Meloni, “che non è come appare” e “lo dicono i numeri”, “non è una presidente del Consiglio fortissima, quella è la narrazione di Palazzo Chigi”.

“Abbiamo due anni di tempo per riempire di contenuti questo centro che guarda a sinistra, ecco perché hanno così paura di questo 2% che tra due anni sarà decisivo”, le prossime Politiche saranno quelle in cui “il centro farà la differenza, il centro che farà vincere il centrosinistra”. Poi si concede a selfie e strette di mano e la festa prende il sopravvento con canti e balli.



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