“Il Trentino è un territorio privilegiato per il mondo snowboard”, Marco Sampaoli: “Ma l’offerta commerciale ha faticato: oggi va il noleggio e i negozi specializzati chiudono”

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TRENTO. Il Trentino e l’Alto Adige sono un’eccellenza nel mondo dello snowboard. Alcune strutture sono di livello internazionale. Il grande assente è l’half-pipe, una struttura però complessa e senza un reale ritorno in termini di affluenza. Un nodo è forse l’assenza di una comunicazione dedicata, una campagna promozionale che sembra essersi fermata rispetto agli anni scorsi. Una disciplina, olimpica, che si è stabilizzata in seconda posizione dietro allo sci alpino tra i praticanti di sport invernali. In chiaroscuro invece l’offerta commerciale con molti negozi specializzati che hanno abbassato le serrande, anche (ma non solo), per la concorrenza online.

 

“Dopo l’epoca d’oro a cavallo degli Anni ’90 e fino al 2010 con una crescita enorme nei numeri, oggi il mercato è stabile”, queste le parole di Marco Sampaoli, dal 2013 al 2018 presidente della World Snowboard Federation, profondo conoscitore della disciplina e del mercato e alla guida di Moon, società di comunicazione e di eventi che organizza tappe internazionali delle maggiori manifestazioni riservate alle tavole. “La stima è di circa 500 mila praticanti e la disciplina si è normalizzata rispetto al periodo un po’ più pionieristico”.

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Lo snowboard si affaccia negli Anni ’70 negli Stati Uniti, il decennio successivo arriva e si diffonde in Europa. E’ un boom, tanto che la disciplina rientra nell’orbita della Federazione e poi debutta alle Olimpiadi, edizione di Nagano 1998. “Da quell’anno è iniziato un processo di normalizzazione con la definitiva messa a punto del sistema tra nazionali, Comitati, maestri e un programma formativo”.

 

Lo scialpinismo appare in difficoltà (Qui articolo), lo sci nordico tiene e sembra in leggera crescita (Qui articolo), le attività legate alle ciaspole sono ancora più in salute (Qui articolo). Ma tra gli sport olimpici quello legato alla tavola è in seconda piazza e stabile. Il Trentino, così come l’Alto Adige, è un territorio privilegiato per questa disciplina, in generale l’arco alpino (in particolare Lombardia e valle d’Aosta) ha saputo sfruttare prima la moda e poi la maturità di questo segmento. Un po’ indietro è rimasto l’Appennino

 

“Ci sono strutture tra le migliori d’Italia e forse d’Europa, penso all’Ursus snowpark di Madonna di Campiglio“, evidenzia Sampaoli. “Il Trentino è posizionato benissimo per proposta di qualità e una gestione altamente professionale. C’è una percentuale altissima di maestri e l’offerta è veramente capillare dal Monte Bondone a Folgaria, dalla val di Fiemme alla val di Fassa“.

 

Le carte per portare avanti l’insegnamento e la promozione sono in regola. “Manca forse un half pipe. Il Monte Bondone per anni ha avuto questa struttura ma è stata dismessa da tempo”, aggiunge Sampaoli. “Per come è disegnato oggi, per gli standard mondiali e olimpici, è un’opera monumentale di 5,80 metri. E’ una carenza che c’è in tutta Italia che verrà colmata a Livigno per le Olimpiadi. Un grande assente ma costa tanto da costruire e mantenere per pochi partecipanti che possono avere l’abilità di misurarsi in questa struttura”. 

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Insomma, se lato strutture e park i margini per un altro salto di qualità sono ridotti, qualcosa in più si può forse fare sulla promozione. “C’è meno attenzione a una campagna dedicata al mondo freestyle – dice Sampaoli – la comunicazione si è raffreddata rispetto agli anni scorsi per una promozione più traversale. A ogni modo in generale il Trentino è promosso a pieni voti“.

 

Una disciplina quindi in salute tanto sul fronte agonistico (“C’è un sistema che coltiva i talenti e li inserisce nel programma di preparazione alle nazionali. Le nazionali sono strutturate tra allenatori, personal trainer, mental coach e così via per intraprendere un percorso con vista Olimpiadi. L’Italia raggiunge buoni risultati a livello mondiale in tutte le discipline”), quanto su quello amatoriale: “I praticanti sono molto eterogenei, ci sono anche over 60 e c’è un ricambio generazionale perché gli snowboarder della prima ora hanno trasmesso la passione ai figli”).

 

C’è però qualche nodo critico. “All’inizio le aziende ogni anno hanno raddoppiato i fatturati e i numeri delle vendite. Un aumento vertiginoso e ogni anno si affacciavano sul mercato nuovi marchi e novità. Oggi c’è una tendenza a rivolgersi al noleggio e nell’ultimo decennio tanti negozi specializzati sul territorio nazionale hanno chiuso, così come tanti club di riferimento per il territorio. Le Olimpiadi potrebbero stimolare nuovamente questo mercato, anche se le gare sono più orientate alle discipline crono che poi la base difficilmente può svolgere nei park. In generale non è tanto sviluppare questa disciplina quanto servirebbero politiche più incisive per promuovere gli sport invernali”, conclude Sampaoli.





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