TARQUINIA – Installare impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili alla Polveriera. Ricorrendo anche alle risorse del Pnrr. E’ la proposta avanzata dal Partito comunista italiano di Tarquinia che chiede all’amministrazione Sposetti di farsi carico verso il Ministero della Difesa.
«Si tratta di una proposta – spiegano il segretario provinciale Luigi Caria e il segretario della sezione locale Nicolò Parrino – che può essere estesa a molte aree militari in disuso presenti a Tarquinia. La realizzazione di parchi solari in questi siti, che è già una realtà in molti Paesi europei, Germania in testa, può facilitare il conseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione del sistema elettrico in un contesto in cui l’individuazione di aree da destinare ai grandi impianti a terra è spesso problematica per ragioni di impatto paesaggistico e di sottrazione dei terreni agli usi agricoli».
Esiste un nuovo strumento normativo che riconosce la validità della proposta, sottolineano Caria e Parrino. L’articolo 20 del “Decreto Energia” varato dal Governo a seguito della crisi in Ucraina prevede che il Ministero della Difesa possa affidare a terzi i beni del demanio militare “per installare impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili”, ricorrendo anche alle risorse del Pnrr. Questa disposizione serve a facilitare l’installazione di moduli fotovoltaici sui tetti delle caserme e sulle coperture dei capannoni a uso militare, con lo scopo di rendere più resiliente l’apparato di difesa nazionale.
«Tuttavia – sottolineano gli esponenti del Pci di Tarquinia – la portata della norma sembra estendersi ben oltre questo obiettivo, in quanto nella definizione di “beni” sono verosimilmente da includere anche le vaste aree non edificate di pertinenza del Ministero della Difesa, quali ad esempio quelle degli ex aeroporto militare. Significativa è anche la previsione secondo cui l’energia prodotta dagli impianti realizzati ai sensi di questa norma potrà essere utilizzata da comunità energetiche rinnovabili. Ma è soprattutto l’ultimo comma dell’articolo a rappresentare una novità di grande rilievo, perché permette di rimuovere uno dei paletti che la burocrazia ha sin qui frapposto per ostacolare lo sviluppo delle rinnovabili in Italia. La formulazione del testo appare molto netta, ed è in grado di spalancare le porte a impianti fotovoltaici di grandi dimensioni all’interno delle aree militari: la norma attribuisce infatti senza ambiguità ai beni militari la qualifica di “superfici e aree idonee” ai sensi del decreto legislativo n. 199/2021, bypassando di fatto le normative regionali e superando così l’ostacolo più grande per ogni investitore che voglia oggi realizzare impianti di grossa taglia. L’auspicio è che il Parlamento, in sede di conversione in legge, confermi le previsioni del decreto, rimuovendo ogni residuo dubbio interpretativo, ma soprattutto ci auguriamo che il Ministero della Difesa e i comandi delle forze armate vogliano dare concreta attuazione alle norme, dialogando con la società civile e con le amministrazioni locali interessate ed estendendo l’applicazione del dettato di legge anche alle vaste aree di sedime non edificate, grazie alle quali sarà possibile installare una potenza rinnovabile molto significativa in grado di accelerare l’obiettivo dell’indipendenza energetica del Paese contro ogni ricatto dei regimi autoritari e dei potentati delle fonti fossili».
Il decreto 20 del 02/03/2022
Art. 20 Contributo del Ministero della difesa alla ((sicurezza)) energetica nazionale: “Allo scopo di contribuire alla crescita sostenibile del Paese, alla ottimizzazione del sistema energetico e per il perseguimento della sicurezza energetica nazionale, il Ministero della Difesa, anche per il tramite della società Difesa Servizi S.p.A., affida in concessione o utilizza direttamente, in tutto o in parte, i beni del Demanio militare o a qualunque titolo in uso al medesimo Ministero, ivi inclusi gli immobili individuati quali non più utili ai fini istituzionali e non ancora consegnati all’Agenzia del Demanio o non ancora alienati, per installare impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, anche ricorrendo, per la copertura degli oneri, alle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Missione 2, previo accordo fra il Ministero della Difesa, la struttura dell’autorità politica delegata per il Pnrr e il Ministero della transizione ecologica, qualora ne ricorrano le condizioni in termini di coerenza con gli obiettivi specifici del Pnrr e di conformità ai relativi principi di attuazione. Il Ministero della difesa comunica le attività svolte ai sensi del presente comma all’Agenzia del demanio”. «Come comunisti – concludono Caria e Parrino – sappiamo che l’attuale amministrazione farà tutto il possibile per creare questa opportunità per il nostro benessere collettivo e potrebbe essere una opportunità di occupazione per la popolazione di Tarquinia».
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