Magrini, da Malpensa alla Badia di Ganna: «Conta anche la politica»

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VARESE – A turno, ha fatto arrabbiare tutte le componenti politiche presenti in consiglio a Villa Recalcati. Anche quelle di maggioranza che sostengono la sua presidenza. E forse sta anche qui il segreto di Marco Magrini, presidente che – lo dicono anche i leghisti lontano dai microfoni – ha messo una marcia in più alla Provincia, tirando fuori l’ente non dalle secche (in questo ci aveva già pensato il suo predecessore Emanuele Antonelli con Marco Riganti – consigliere – a sistemare i conti), ma dal grigiore e dall’anonimato amministrativo.

Quanto conta oggi la Provincia? Poco, se si pensa al peso (e ai soldi a disposizione) che aveva prima della sciagura Delrio. Tanto, se invece si guarda alla “notte” che ha attraversato. E Magrini, in questa prima parte del suo mandato ha subito voluto segnare la differenza con il recente passato. Al primo avanzo di bilancio ha allargato i cordoni della borsa. «I 12 milioni di euro del Bando Comuni Attivi? – dice – segnale di grande attenzione ai sindaci. A tutti i sindaci senza distinzioni di partito, perché la Provincia deve essere il raccordo tra istituzioni economiche, sociali e politiche. In tal senso stiamo lavorando. In questa seconda parte di mandato mi aspetto che la politica o meglio i nostri rappresentanti in Regione e a Roma siano ancora più presenti. Fissiamo insieme progetti, obiettivi, tempi, parametri di risultato e cambiamo in meglio la nostra provincia».

Si spieghi meglio. Il suo è un appello o un auspicio?
«Né l’uno né l’altro. E’ una visione. Anzi un’occasione. E se la politica la saprà cogliere, a beneficiarne sarà la nostra provincia intesa come territorio, come sistema economico, imprenditoriale e sociale».

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Insomma ci pare di capire che nella visione di rete che ha in mente stia marcando l’assenza della politica. O meglio dei rappresentanti eletti in Regione o al Governo. È Così?
«Ci sono esempi concreti che dicono il contrario».

Ovvero?
«Posso citare il nuovo Centro per l’impiego di Varese. Abbiamo rischiato di perdere un finanziamento di 7 milioni di euro. Grazie all’intervento del ministro Giorgetti quei soldi arriveranno. Oppure penso alla Caserma che verrà destinata ai Baschi rossi nella zona Malpensa impegnati nella lotta allo spaccio dei boschi e al lavoro fatto da Stefano Candiani sul tema. O ancora ai lavori per l’Alptransit a Ispra. Il governatore Fontana ha capito le esigenze del territorio e ha permesso di velocizzare i tempi burocratici così da rispettare la cronologia».

Scusi Magrini, ma sembra che stia governando la Provincia solo con la Lega. Adesso farà arrabbiare i suoi “azionisti” di maggioranza, ovvero PD e Forza Italia, non crede?
«Io credo che vada riconosciuto il merito di chi lavora per il nostro territorio. Dare alla Lega quello che è della Lega non significa sminuire il ruolo di PD e Forza Italia. Guardi la mia maggioranza: le deleghe più pesanti sono state affidate a consiglieri eletti in quota dem. Gli esponenti civici e di Forza Italia hanno ruoli e competenze di primaria importanza. E con il senatore Alfieri, come con il deputato di Fratelli d’Italia Pellicini sono solito confrontarmi. Semmai bisognerebbe porre in evidenza un’altra cosa…».

Prego, dica.
«Il fatto che Fratelli d’Italia e Lega, in consiglio provinciale, abbiano voluto marcare un solco tra la maggioranza e loro. Solco che, anche qui mi sia consentito aggiungere, a volte viene superato in maniera intelligente per un bene comune a territorio e cittadini».

Sarà come dice lei. Intanto però c’è chi è pronto a scommettere che questo suo “sconfinare” spesso nel centrodestra abbia indispettito il PD e raffreddato i rapporti con il sindaco di Varese, soprattutto dopo la questione Cpi. Conferma o smentisce?
«Dico la verità: sul centro per l’impiego la lettera del passo indietro di Galimberti è stato invece un atto di assoluta collaborazione. Lui aveva una visione differente, ma che richiedeva tempi lunghi. A quel punto ha scelto di dare mano libera alla Provincia. Io parlerei invece di lungimiranza politica».

Altro tema che spiazza, forse non tutta, la sua maggioranza è il rapporto tra Provincia e Volandia. Qual è la sua posizione sul Parco Museo del volo? E quanto Provincia deve spendersi per sostenere una realtà, con un interesse pubblico, ma in fondo privata?
«Il tema di come Volandia possa auto sostenersi credo che debba interessare anche Villa Recalcati. Siamo la provincia con le ali e sul nostro territorio c’è Malpensa. Non si può ragionare sullo sviluppo dello Scalo della Brughiera, che deve essere sostenibile e concordato con i sindaci e far finta di dimenticarsi del Museo».

Quindi?
«Quindi dico che magari realizzare un impianto che produce energia e consenta a Volandia di risparmiare costi per poi investire nello sviluppo del Museo potrebbe essere un’ipotesi da valutare. Del resto stiamo parlando di una realtà che può diventare ancor più strategica nell’ottica dello sviluppo del turismo».

Turismo che però, ricordiamolo, non è una delega fondamentale dell’Ente Provincia.
«E qui allora torniamo a bomba, ovvero che occorre creare un sistema territoriale capace di fissare obiettivi comuni dove ogni istituzione politica, economica e sociale sappia fare il proprio pezzo. Mi spiego meglio. Il turismo non può prescindere dalla cultura ed entrambi possono essere un volano economico. Provincia ha un patrimonio culturale importante e, stando a Volandia, è tra i fondatori di quella realtà. Non è l’unica, certo. Infatti stiamo investendo a Santa Caterina del Sasso, alla Badia di Ganna dove realizzeremo un ostello collegato alla via Francisca. Provincia può “muovere” queste leve. Camera di Commercio sul tema ha altre competenze e può fare il suo pezzo. E la politica lo stesso».

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Provincia e Camera hanno dato vita a una Fondazione che lavori proprio su questo tema. Ci può spiegare perché ciò che non ha funzionato prima (Agenzia del Turismo) può invece fare la differenza da qui in avanti?
«Non entro nel merito delle questioni del passato. Oggi siamo di fronte a una realtà completamente differente dove ci sono grandi difficoltà, mi riferisco alle gravi crisi aziendali che purtroppo coinvolgono anche il Varesotto; e grandi opportunità da cogliere, una su tutte le Olimpiadi invernali. Chi ha responsabilità di governo, politiche ed economiche, può scegliere se provare a mettere in campo soluzioni e nuove progettazioni, oppure restare nel proprio orticello».

Magrini, le sue parole suonano come quelle di chi si vuol candidare a essere il prossimo presidente eletto dalla gente. Dica la verità, sta già lavorando per il “futuro”?
«Io sono convinto che le Province debbano tornare ad avere un presidente eletto dalla gente. Ma oggi in ballo non c’è il tema del prossimo presidente, bensì il peso che l’ente debba avere nel progettare il territorio. E questo ruolo strategico non può prescindere dalle funzioni che devono essere restituite alle Province e dalle risorse che devono essere di nuovo garantite. Il resto sono chiacchiere».

magrini provincia varese – MALPENSA24





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