Siamo un popolo sempre più indebitato e in difficoltà, soprattutto i nostri disabili risultano sempre più poveri e in arretrato con i pagamenti: tuttavia esiste una normativa che li tutela.
Secondo l’Osservatorio Europeo sull’indebitamento, condotto da Go Bravo Italia, una società che ha quale mission quella di affiancare coloro che non riescono più a far fronte ai propri debiti.
Il debito degli italiani è in crescita
Secondo i dati elaborati da questo osservatorio, il debito personale degli italiani continua a crescere, soprattutto in termini di importo, facendo registrare un + 13,6% negli ultimi quattro anni. I risultati dello studio posizionano l’Italia più in alto rispetto all’importo del debito medio ben 29.099 euro pro capite, che risultano essere il più alto, prima di Portogallo e la Spagna, che si attestano rispettivamente a 20.241 euro e 17.447 euro di debito pro capite. In questi due Paesi, infatti vi è una tendenza diversa a livello di struttura del debito strutturale con i cittadini spagnoli e portoghesi che accumulano più debiti, ma di importo più piccolo.
Seppure ci immagineremmo che la maggior parte dei nostri debiti sia originato da acquisto di immobili o beni durevoli, in realtà gli italiani tendono a contrarre debiti di importo maggiore, in particolare esponendosi con prestiti personali non finalizzati.
Importante anche il debito verso Agenzia delle Entrate e fisco, che in Italia alla fine del 2022 è stato registrato nella impressionante cifra di 1.153 miliardi di euro, con circa quindici milioni gli italiani con un debito fiscale fino a 30 mila euro censiti nel 2023.
Molto complicato salvarsi, una volta che si ‘cade’ nel mirino dell’agenzia delle entrate, soprattutto per i liberi professionisti e i lavoratori autonomi, che si trovano a dover far fronte a rischio pignoramenti e fermi amministrativi.
In questo panorama, forse qualche tutela aggiuntiva è fortunatamente prevista per i disabili e i titolari di legge 104 riconosciuta. Sicuramente è innegabile identificare le persone diversamente abili come aventi diritto alla massima tutela, me è altrettanto vero che il creditore abbia tutti i diritti di ottenere ciò che gli è dovuto, a prescindere dall’invalidità di un debitore.
Viene in soccorso del disabile che sia in difficoltà per saldare il proprio debito, l’interpretazione dell’articolo 514 del Codice Procedura Civile sulle Cose mobili assolutamente impignorabili, che recita che non si può procedere al pignoramento de “gli strumenti, gli oggetti e i libri indispensabili per l’esercizio della professione, dell’arte o del mestiere del debitore”.
Se attraverso la procedura del ‘fermo amministrativo’ l’Agenzia delle Entrate, o l’agente di riscossione esattoriale, bloccano un bene prima del pignoramento, la persona disabile può provvedere a bloccare il pignoramento ancor prima che venga iscritto. Farlo è un suo diritto e la procedura di cancellazione dell’iscrizione del fermo prevede la redazione dei moduli in cui viene fatta la richiesta.
Per tale motivo in genere l’Agenzia delle Entrate non avvia la procedura di iscrizione al fermo amministrativo nel caso in cui i veicoli siano destinati al trasporto di persone disabili.
Ma anche i disabili non sono esenti dal rischio di pignoramento: auto, casa, stipendio
Anche le persone affette da qualche tipo di disabilità non sono esenti dal rischio di pignoramento di immobili e beni mobili, vi sono alcuni limiti in più, entro cui i creditori non possono far valere i propri diritti. La Giurisprudenza ha, di fatto, apportato alcuni limiti alla pignorabilità delle auto per persone disabili, proprio, come abbiamo visto sopra, in quanto l’automobile è uno strumento indispensabile per il raggiungimento dell’autonomia personale.
L’auto in oggetto risulta essere si pignorabile, ma con precisi limiti di legge, nel dettaglio, può essere pignorata dal creditore ma non dall’Agenzia delle Entrate. Anche i creditori privati non potranno pignorare un mezzo che il disabile usi per andare al lavoro, e garantirgli quindi l’indispensabile per vivere, non sarebbe pignorabile.
Se si incappasse, dunque, in economici pignorabili, anche per il disabile, come per tutto gli altre debitori del nostro Paese, varrebbero i limiti di legge, vale a dire se il creditore è un privato il pignoramento non può superare il quinto dello stipendio, se invece è proprio l’Agenzia delle Entrate e della Riscossione il massimo pignorabile è un decimo per stipendi fino a 2.500 euro e un settimo fino a 5.000 euro.
Se rispetto al possibile pignoramento di casa di proprietà al pari degli altri così come equivalente è la situazione rispetto al pignoramento dei conti correnti, a meno che su quel conto corrente transitino solo la pensione di invalidità o accompagnamento, il che lo renderà non è pignorabile.
Infine se invece la persona con disabilità si trovasse in affitto, la legge prevede la possibilità di ottenere una dilazione dello sfratto al fine di agevolare la ricollocazione, che può arrivare anche a 120 giorni di proroga.
Ma la pensione non si tocca
Rispetto alle entrate mensili e alle fonti di sussistenza, iniziamo col dire che la pensione di invalidità di un disabile non può essere, in nessuna occasione, oggetto di pignoramento. La motivazione risiede nella natura stessa di questi trattamenti pensionistici che si configurano, proprio come avviene anche nel caso delle pensioni di invalidità civile al 100%, configurati come sostegni di tipo assistenziale e non di tipo previdenziale. Questo tipo di sostegno economico va inquadrato tra i sussidi impignorabili, previsti dal secondo comma dell’art. 545 cod. proc. civ., a meno che il debito non riguardi il pagamento degli alimenti dovuti dal disabile a terzi.
Le pensioni dello Stato sono finalizzata all’obiettivo di garantire all’assistito il minimo vitale, anche in ragione di una menomazione fisica. Il normale reddito da lavoro dipendente o autonomo risulta invece essere pignorabile, proprio come lo stipendio di un debitore non disabile, allo stesso modo della pensione di inabilità che può venire, invece, pignorata. Rientra infatti nei trattamenti di tipo previdenziale, come quelle di vecchiaia, quelle riservate ai lavoratori.
Una via d’uscita
Può venire in soccorso, però, la recente ‘Legge sul sovraindebitamento’, norma per la quale il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza prevede la possibilità, per le persone indebitate che si trovano in tale condizione non per propria colpa, di chiedere al Tribunale una riduzione del debito o, in casi eccezionali, l’integrale cancellazione.
In base a questa normativa, tutti coloro che riescano a dare prova che, pur con ogni buona volontà, non potrebbero mai adempiere al debito, possono intravedere una via d’uscita ad situazione altrimenti tragiche. Immaginiamo un caso di persona con disabilità a seguito di incidente sul lavoro o malattia, che non avendo più la possibilità di lavorare oppure percependo un reddito davvero basso, si trovi nella condizione di poter a stento provvedere al proprio sostentamento e alle proprie cure.
In tale situazione vi è la possibilità per il portatore di handicap di farsi supportare da un legale oppure un commercialista che provvederà a chiedere a un Organismo di Composizione della Crisi (OCC), un programma di rientro dai debiti, da depositare in tribunale e sottoporre all’approvazione del giudice che potrà prevedere un piano di dilazione per pagare ratealmente e ridurre in parte, anche sostanziosa, il debito originario. Questo beneficio può riguardare anche le tasse e le imposte dovute all’Agenzia delle Entrate, al Comune e alle altre amministrazioni finanziarie.
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