Moda al bivio: Pitti Uomo chiama Roma, Urso porta la legge sulle Pmi

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La moda italiana va a fuoco? Il tema “Fire” per il Pitti Uomo numero 107 in realtà è stato scelto per richiamare la forza generativa dell’elemento primario, l’energia vitale che distrugge per ricostruire. Ma fraintendere è facile, viste le difficoltà del settore: un incendio che, per quel che riguarda l’industria nazionale di settore, solo il governo può spegnere con il pronto intervento da un lato (leggi: nuova Cassa integrazione per le imprese della filiera), e dall’altro lato con misure di politica industriale votate non solo alla salvaguardia delle piccole imprese in crisi, ma anche al rilancio produttivo.

Del resto, solo nel menswear nel 2024 il calo di fatturato accusato dall’industria tricolore è del 3,6%, con una discesa verso gli 11,4 miliardi di euro secondo i dati di Confindustria Moda resi noti alla vigilia di Pitti: le vendite oltre confine della moda uomo si sono mantenute stabili, con un export di 8,9 miliardi di euro (+0,6%), e una flessione del -6,6% dell’import, sceso a 5,3 miliardi, a testimonianza di una certa debolezza della domanda interna. Focalizzandosi proprio sui consumi interni, la nota considera le vendite dell’autunno/inverno 2023/24: da settembre 2023 a febbraio 2024 il comparto ha registrato una variazione negativa pari al -4,9% rispetto alla precedente stagione invernale (chiusasi a +7,7%).

“Ora abbiamo un forte bisogno delle istituzioni”

E allora, se il mercato non tira e le imprese arrancano – sia pur con situazioni molto eterogenee – si fa appello a Roma. Fuori uno: “Non ci possiamo permettere di perdere la filiera e il know how, credo che il governo abbia il dovere di supportarci”, esordisce Antonio De Matteis, presidente di Pitti Immagine, alla cerimonia d’apertura tenutasi al Palaffari. Fuori due: “Forse dopo tanti anni per la prima volta abbiamo bisogno fortemente delle istituzioni, che mettano in campo una vera politica industriale”, prosegue Sergio Tamborini, presidente di Sistema Moda Italia. Appelli analoghi arrivano anche dai rappresentanti delle istituzioni locali – il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, e la sindaca di Firenze Sara Funaro.

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“Siamo la seconda industria manifatturiera del Paese – ha detto Tamborini nel suo intervento -: le manifatture non sono fatte di glamour e sfilate, sono fatte di persone che lavorano, di professionalità che dobbiamo stare attenti a non perdere”. Per il presidente di Smi c’è bisogno di “una politica per l’intero comparto industriale, ma per la moda in modo particolare, per la manifattura in modo particolare. Questa volta abbiamo bisogno di battere un po’ più fortemente alle porte di chi governa per avere delle prospettive vere. C’è il tema delle filiere, quello della formazione, quello della riqualificazione delle persone che fatalmente col cambio di tecnologie dovranno uscire dal mondo del lavoro, un ridimensionamento delle stesse strutture. C’è un momento da passare che è ancora complesso”.

La lista di Urso (con qualche novità)

Alle sollecitazioni risponde Adolfo Urso, ministro per le Imprese e il Made in Italy, che alla platea fiorentina della moda uomo è abituato: da sottosegretario del governo Berlusconi II era già all’apertura del Pitti invernale di vent’anni fa, nel 2005. Ma è solo in video, in attesa del Consiglio dei Ministri (convocato solo il giorno prima) che un paio d’ore dopo approva il primo disegno di Legge annuale sulle Pmi, che introduce misure strategiche per rafforzare le micro, piccole e medie imprese italiane, incentivando l’aggregazione, l’innovazione del sistema produttivo e l’accesso al credito. Un provvedimento che, sottolinea Urso, contiene “misure attese soprattutto dal settore della moda”.

Nel dettaglio, la legge innanzitutto mette 100 milioni di euro a disposizione dei ‘mini-contratti’ di sviluppo. Poi, c’è uno strumento che “favorisce il passaggio generazionale – spiega il ministro -: per le imprese fino a 50 dipendenti, un sistema di trasferimento generazionale con part-time incentivato con accompagnamento alla pensione e assunzione agevolata degli under 35”, favorendo “il trasferimento di competenze ai giovani neoassunti”.

Infine, la legge punta a “rendere più agevoli – osserva Urso -, finanziandole, le aggregazioni di imprese: credo che questo sia molto significativo per un settore fatto da filiere composte in buona parte da Pmi, spesso anche da imprese artigianali. Il provvedimento favorirà l’aggregazione d’impresa prevedendo un contratto di rete soggetto, così chiamato, che consente la sospensione di imposta sulla quota di utili destinati a investimenti previsti dal programma comuni di rete, per un’agevolazione finanziaria per il 2027-29 pari a 45 milioni di euro”.

Tra Cig e credito d’imposta

Per il resto c’è “il bando per le filiere strategiche che sarà aperto ad aprile”, spiega ancora il ministro, dove “la riserva per le imprese della moda è pari a 100 milioni di euro”; la Cassa integrazione, con 110 milioni fino al 31 gennaio 2025, e nessuna chiusura a eventuali nuove tranche; altri 60 milioni – ora sono 250 in totale – per venire incontro alle imprese che hanno aderito alla procedura di riversamento spontaneo del credito d’imposta per ricerca e sviluppo, per chiudere in maniera bonaria con lo Stato questa vertenza. “Non lo hanno fatto molte imprese, meno di quanto ci aspettassimo”, ammette Urso.

In mostra a Pitti Uomo ci sono 770 marchi della moda maschile (il 45% esteri), con numeri ancora lontani da quelli pre-pandemia, quando in Fortezza i brand erano oltre 1.200 – ed è difficile pensare che il numero dei buyer torni quello di una volta: un anno fa furono 13mila, quest’anno 850 li porta Ice. “Abbiamo un quarto della Fortezza da Basso in meno, non riusciamo a soddisfare tutte le richieste di partecipazione”, evidenzia Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine, riconoscendo che “era ed è necessario attualizzare e rendere più funzionale la Fortezza da Basso, quindi aspettiamo che i lavori finiscano il prima possibile per poter potenziare ulteriormente le nostre attività”. Sul punto risponde Funaro, secondo cui i lavori “stanno andando avanti nei tempi previsti”.





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