SCENARIO PIL/ Le quattro mosse per riportare l’Italia a una vera crescita

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Microcredito

per le aziende

 


Molti scenari rendono probabili 2-3 anni di stagnazione per l’economia italiana, cioè di crescita del Pil attorno all’1%. Nei criteri usati dal mio gruppo di ricerca una tendenza stagnante prolungata è di fatto una regressione economica e bisogna capire come invertirla.

Miei suggerimenti.

Primo. In generale, va data priorità all’aumento dell’export a livello globale sia per compensare una possibile ripresa non rapida di quello intraeuropeo, sia, soprattutto, per una moltiplicazione sostanziale. Bisogna considerare che il commercio internazionale è cambiato. Nel periodo della globalizzazione un privato poteva andare nel mondo anche senza sostegno governativo e di trattati. Ora siamo in una fase di deglobalizzazione conflittuale – pur relativa e non assoluta – e di Seconda Guerra fredda tra democrazie e regimi autoritari con più di cinquanta conflitti locali in corso nel pianeta. Non è probabile un conflitto diretto tra America e Cina, ma è probabile una frizione forte tra le due per la conquista del Sud globale, proprio l’area di espansione geoeconomica dell’Italia: Africa, Sudamerica e alcune zone del Pacifico, compresa la via verso l’Indo-Pacifico che implica una presenza nel Mediterraneo profondo sia verso la penisola arabica, sia verso il Mar Rosso, nel secondo caso eliminando l’interferenza dei proxy iraniani nello Yemen (Houthi) che limita gli accessi via Suez.

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 



In questo contesto le aziende italiane possono muoversi con sicurezza solo sotto l’ombrello di trattati economici. Quindi, bisogna spingere l’Ue a farne di più (e meglio) come quelli con Giappone e Canada dove l’export italiano ha mostrato un forte vantaggio comparato. Ma la vera spinta sarà data dai partenariati strategici bilaterali sotto la soglia di relazioni commerciali delegate all’Ue, ma di fatto impulso all’export italiano in un clima collaborativo con singole nazioni. Già il Governo si muove con tale logica, consapevole che queste relazioni hanno bisogno di almeno un consenso Ue e di una convergenza strategica con l’America. Ciò implica una duplica lealtà italiana all’America e all’Ue, ma più importante è consolidare la prima. Questa strategia va ampliata per portare il Pil italiano medio del prossimo futuro oltre il 2% annuo. Cosa perfezionare? La correlazione tra politica industriale ed estera.



Secondo. Le regole ambientali europee sono depressive. Il mio gruppo di ricerca ha rilevato che la creazione di una rete diffusa di piccole centrali nucleari a sicurezza intrinseca darebbe un plus sia di energia pulita, sia a costi minori. In tale scenario si potrebbe rallentare di molto la pressione decarbonizzante – che esiste solo nell’Ue – perché poi con l’entrata del nuovo nucleare la decarbonizzazione sarebbe molto rapida. Questa è la via giusta per armonizzare sostenibilità ambientale ed economica, evitando che la prima distrugga la seconda come sta succedendo. La via? Le regole Ue non vietano l’accelerazione del nuovo nucleare, anzi, e pertanto questa è una scelta nazionale prioritaria nel medio periodo. Il Governo la sta impostando, ma va accelerata.



Terzo. Il debito pubblico italiano impedisce allo Stato di investire decine di miliardi anno per la qualificazione competitiva del sistema. I titoli di Stato tolgono capitale ai fondi privati di investimento. Il problema non ha soluzioni rapide, ma può averle nell’arco di 10-15 anni con un effetto positivo delle aspettative future sul ciclo di investimenti nel presente. Come? Operazione “patrimonio contro debito” sui 250-300 miliardi (ce ne sono 600-700 di patrimonio disponibile) che a sua volta è motivo per attrarre più capitale estero di investimento, flusso da governare, ma necessario nel breve e medio termine per riparare l’Italia.

Quarto. Piccolo non è bello. Per ingrandire le migliori piccole imprese italiane e dare loro un potenziale internazionale maggiore bisogna facilitare la loro quotazione in Borsa, il modo più sano per unire finanza e attività produttiva. La mia analisi vede circa 1.500 piccole e medie imprese tecnologiche pronte per la quotazione e 2.300 start up con potenziale. Invito a valutare la creazione di un Nasdaq (Borsa tecnologica) italiano collegato con quello americano.

Altro nel mio libro “Italia globale” (Rubbettino, 2023).

Prestito personale

Delibera veloce

 

www.carlopelanda.com

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Microcredito

per le aziende

 

Source link