“Limite dei mandati? Nessuna lezione da chi è da 30 anni in Parlamento”: sembra De Luca, ma è Zaia. “In Veneto no a nomi calati dall’alto”

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Il governatore del Veneto Luca Zaia batte un colpo, dopo che da giorni la Lega in Veneto lancia proclami di voler andare da sola alle prossime elezioni regionali, se non ci sarà la possibilità di ricandidare il presidente uscente (per limiti di mandati) e soprattutto se Fratelli d’Italia pretenderà un proprio candidato agli alleati di centrodestra. Lo fa a modo suo, ripetendo cose già dette, ma difendendo per la prima volta il diritto dei veneti di esprimere un proprio candidato (cioè lui), senza farsi calare dall’alto decisioni prese a qualche tavolo romano. Se non è uno strappo, un po’ ci assomiglia. Anche perché adombra possibili fratture interne alla maggioranza: “Che Fratelli d’Italia chieda il governo della Regione non è un atto di lesa maestà, ma bisogna capire quale sarà il punto di caduta di tutto questo. Non mi pare che questa regione sia stata governata male finora, ma se qualcuno dice che non è stata governata bene, allora è giusto che le strade si separino”.

Zaia che è al potere – incontrastato – da quasi quindici anni, ha parlato al termine di una seduta di giunta a Palazzo Balbi. “La questione del terzo mandato è un’anomalia tutta nostra. Io non perdo i sonni, ma è inaccettabile dire che si blocchino dei mandati ad amministratori eletti direttamente dal popolo altrimenti si creano centri di potere. Ed è stucchevole che la lezione venga da bocche che da 30 anni sono sfamate dal Parlamento”. Il concetto non è nuovo, ma l’affondo ai centri di potere romani colpisce per la sua virulenza nel linguaggio sempre prudente di Zaia. E riverbera da Nord quello che il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha espresso da Sud meno di una settimana fa: un’alleanza inedita e imprevedibile sulla battaglia contro il limite dei mandati dei governatori. “Le uniche cariche con il vincolo di due mandati sono i sindaci di città con 15mila abitanti e alcuni governatori. Ci sono le Province autonome e le Regioni a statuto speciale che possono definire la loro legge elettorale in maniera diversa. Ci sono altre cariche, il presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica, i consiglieri e gli assessori regionali. Se blocchi i mandati ad amministratori eletti dal popolo, per la proprietà transitiva dai degli idioti ai cittadini elettori, che mandano a casa miei colleghi dopo un primo mandato”.

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Zaia ha puntato molto sulla base elettorale, sostenendo che “prima viene il Veneto” e “i veneti vanno rispettati”. Ha così risfoderato uno dei suoi primi slogan, che ne hanno fatto la fortuna. Allo stesso tempo ha lanciato un messaggio, nella speranza che venga riaperto il discorso dei tre mandati (che per lui sarebbero quattro). “Come diceva Eduardo de Filippo: prima adda passà ‘a nuttata. Ora siamo in una fase nella quale tutti parlano, ma poi ognuno deciderà cosa fare del proprio futuro. Lo farà la Lega e lo farò anch’io. Non auspico per forza di cose una corsa in solitaria, occorre fare sintesi delle diverse posizioni, ma ritengo fondamentale che prima di tutto vengano ascoltati i veneti e mi pare assurdo non farlo”. Zaia pronto a mettersi alla testa dei leghisti in rivolta? “Non faccio battaglie, è ovvio che noi speriamo di fare una corsa unitaria e io sono a disposizione del mio movimento. Non ho fatto ipotesi di corse in solitaria o altro, ma rimango convinto che sia sbagliato calare nomi dall’alto. Per me le priorità sono sempre le stesse: prima i veneti, poi la Lega e poi il centrodestra. La Lega viene dopo i cittadini, ma prima del centrodestra”.

Zaia si sofferma sul suo destino personale per allargare il discorso al rapporto tra Veneto e la Lega e tra la Lega e il centrodestra: “La mia non candidatura farà felice un sacco di persone, ma i cittadini veneti si sono già espressi in maniera inequivocabile. I veneti devono essere gli attori protagonisti della prossima legislatura, è impensabile che arrivi qui uno e dica ‘sono io il candidato’”. Inoltre, “aldilà della localizzazione dei tavoli, noi veneti abbiamo una capacità di lettura se una decisione è favorevole o contraria, che è istantanea. Per cui facciano pure le riflessioni, ben vengano, dopodiché si tratterà di capire che continuità si darà a questa amministrazione, e soprattutto quanto saranno rispettati i veneti”. Insomma: “Io non sono nella stanza dei bottoni, non ho mai partecipato a riunioni. Se prima vengono i veneti, è giusto che non abbiano nulla di calato dall’alto. È necessario rispettare i veneti”.

Il governatore ha risposto anche alle recenti parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sul dibattito interno alla maggioranza. “Ho letto una dichiarazione della presidente del consiglio: ‘Non c’è condivisione sul terzo mandato’. Non ho nulla da obiettare, ma non ho capito se questa sia una regola che vale per tutte le altre cose che devono decidere o solo per il terzo mandato. Questo è fondamentale: se questa è una regola, va rispettata. Quindi, immagino che per tutto quello dove non ci sarà condivisione non passa nulla”. Se i giochi si riaprissero? “Se ci fosse lo sblocco dei mandati è ovvio che mi ricandiderei, darei risposta ai tanti cittadini che mi chiedono di farlo. Non ci siamo mai trovati di fronte a una chiamata del popolo come questa”.

L’ipotesi di votare nel 2026 anziché in autunno 2025? “Andare alle urne per le elezioni regionali in autunno significherebbe raddoppiare le spese elettorali e rischiare di avere un’affluenza fiacca, con una campagna fatta in estate per votare a ottobre. – ha risposto Zaia – E poi ci ritroveremmo ad aprile e maggio per andare a votare per i Comuni capoluogo. Poi ci lamentiamo che i cittadini non vanno alle urne”.

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