Pensioni, il sistema regge – il Giornale

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Nel 2023 il sistema previdenziale italiano conferma la sua tenuta, nonostante le numerose sfide poste dal trend demografico e dalla crescita delle spese assistenziali. Lo evidenzia il XII Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale Italiano curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, presentato oggi alla Camera. Il documento offre una fotografia dettagliata dello stato del welfare italiano, mettendo in luce aspetti positivi e criticità da affrontare con urgenza.

Numeri e dinamiche del sistema pensionistico

Secondo il Rapporto, il numero di pensionati è aumentato nel 2023, raggiungendo quota 16.230.157, con un incremento di 98.743 unità rispetto al 2022 (+0,61%). L’incremento è dovuto in gran parte alle molteplici vie d’uscita introdotte in deroga alla riforma Monti-Fornero, tra cui Quota 100, Quota 102 e Quota 103. Attualmente, su 3,63 residenti italiani almeno uno è pensionato, un dato elevato che si prevede peggiorerà ulteriormente con il picco dell’invecchiamento demografico previsto per il 2045.

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Il numero complessivo di prestazioni pensionistiche erogate è salito a 22.919.888 (+0,65% rispetto al 2022). Di queste, 17.752.596 appartengono alla categoria Ivs (invalidità, vecchiaia e superstiti), mentre le prestazioni assistenziali Inps ammontano a 4.540.149. Ogni pensionato riceve in media 1,421 prestazioni, con una distribuzione che equivale a una prestazione ogni 2,574 abitanti.

Nonostante questi numeri, il rapporto tra attivi e pensionati è migliorato, raggiungendo il valore di 1,4636, il migliore nella serie storica. Tuttavia, rimane ancora sotto la soglia minima di sicurezza fissata a 1,5, necessaria per la sostenibilità di medio-lungo termine.

Un welfare in equilibrio precario

La spesa previdenziale per il 2023 è stata pari a 267,1 miliardi di euro, equivalente al 12,55% del PIL, un valore in linea con la media europea. Questa stabilità è stata ottenuta grazie alle riforme previdenziali precedenti, ma il peso crescente della spesa assistenziale è una minaccia significativa. Infatti, i costi assistenziali, interamente a carico della fiscalità generale, hanno raggiunto i 164,4 miliardi di euro, crescendo tre volte più rapidamente rispetto alla spesa pensionistica dal 2008.

Il documento sottolinea l’importanza di separare previdenza e assistenza, razionalizzando quest’ultima per liberare risorse da destinare a investimenti e sviluppo. Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi, denuncia una spesa assistenziale che grava fortemente sulle finanze statali senza migliorare significativamente gli indicatori di povertà. Dal 2008, il numero di persone in povertà assoluta è infatti passato da 2,1 milioni a 5,7 milioni nel 2023.

Prospettive e riforme

Guardando al futuro, il Rapporto invita a una gestione più oculata del sistema pensionistico, suggerendo l’applicazione rigorosa dei due stabilizzatori automatici già previsti: l’adeguamento dei requisiti di età anagrafica e dei coefficienti di trasformazione all’aspettativa di vita. Inoltre, propone un superbonus per incentivare i lavoratori a rimanere in attività fino ai 71 anni e limitare le numerose forme di anticipazione pensionistica. Al contempo, è fondamentale rafforzare le politiche attive per il lavoro e contrastare il mismatch tra domanda e offerta.

La separazione tra previdenza e assistenza, unita a una maggiore integrazione tra welfare pubblico e privato, rappresenta una delle chiavi per il futuro. Tuttavia, permangono resistenze politiche verso le tutele complementari, come i fondi pensione e i servizi socio-sanitari, che potrebbero alleggerire il carico sul sistema pubblico.

“Serve un cambio di rotta”

Il sistema previdenziale italiano non è in crisi, ma la sua stabilità è legata a scelte strategiche che affrontino le sfide demografiche e le inefficienze nella gestione delle risorse assistenziali.

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Come afferma Brambilla, “i conti della nostra previdenza reggono e dovrebbero farlo anche nel 2035-2040, ma è necessario un cambio di rotta per evitare che il peso del welfare diventi insostenibile”. In un Paese che invecchia, investire in occupazione e riforme è l’unica strada per garantire un sistema equo e sostenibile per le future generazioni.



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